martedì 18 dicembre 2012

25 Watts

La vita molle; al pari di Whisky (2004) il primo film del duo uruguayano Rebella & Stoll si prefigge l’obiettivo di inscenare la monotonia di un’esistenza che qui diventa triplice, poiché tre sono i protagonisti e tre i relativi sguardi, ma in fin dei conti ci troviamo di fronte una singola vita raccontata nello spazio di un singolo giorno dove si affastellano cronache ordinarie, eventi inessenziali, parentesi tragicomiche, accenti bizzarri. La coniugazione di queste varie facce, lo si capisce immediatamente, è felice fusione tanto che per parlare di 25 Watts (2001) non si può che abbondare di aggettivi di grado positivo: è un film delizioso, percorso da striature comiche di affilata fattura alle quali si riconduce uno stuolo di macchiette che tonificano reiteratamente una narrazione amabilmente episodica, inaspettatamente integra, avvolta con un filo conduttore dal mesto sapore che non lesina sprazzi di follia e assurdità latente: l’ex guardia ora portapizze che sente le voci nella sua testa, il vicino di casa un po’ scemo, gli amici del fratello di Seba, il responsabile della videoteca, gli esempi si sprecano e qui non si proseguirà il mero elenco, semplicemente nell’equilibrio filmico i personaggi(ni) che si avvicendano e che, in fondo, poco hanno a che fare con i tre ragazzi, sono vivi (oltre che divertenti), e meglio di così non si poteva chiedere.

Il vero, o uguale divertimento, è però quello che la coppia alla regia immette nel girare, 25 Watts è infatti disseminato di allietanti tic tecnici che conferiscono un’altra qualità al film: l’effervescenza. Perché l’opera in questione, quando vuole, sa lambire l’originalità per merito di un taglia e cuci che diegetizza le ellissi temporali (lo scemotto che fuma l’erba: esilarante), materializza sia il ricordo (bellissimo quello in cui i due amici discutono su un videogioco e nella scena dopo vediamo da sotto il letto i piedi a penzoloni di due bambini che parlano dello stesso argomento) che il pensiero (le cogitazioni off), inoltre ad arricchire la portata ci pensano piccoli dettagli la cui vacuità non tocca minimamente, assistere ad una ricerca formale (nulla di seminale certo, ma solo che il bianco e nero ci dice dell’altro rispetto al colore) intarsiata da trovate come la “soggettiva” di un disco che gira sul piatto, o di un bicchiere che posto tra la mdp e il soggetto ripreso diventa una lente per osservarne la sua caduta, è, per lo spettatore, umanamente piacevole anche perché tali manifestazioni d’estro suscitano quell’empatia che si genera di fronte ad un professionista appassionato del e nel suo lavoro. Sicuramente Juan Pablo Rebella e Pablo Stoll con il loro piccolo debutto (tra l’altro molto premiato come accadrà per il film successivo) in fatto di passione (soprattutto verso il cinema) non si sono risparmiati.

2 commenti:

  1. avevo provato a guardarlo, ma mi sono arreso, perché è uno spagnolo davvero difficile, ho trovato i sottotitoli e lo guardo di sicuro, dalle tue parole sembra ancora meglio di quello che pensavo

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