venerdì 26 settembre 2008

Thriller

Quando uscì nel 1974 fu il primo film svedese ad essere censurato in patria a causa di inserti hardcore tanto veri quanto fuori luogo. La regia è di Bo Arne Vibenius che lavorò con Bergman nel film Persona (1966), mentre la protagonista è Christina Lindbergh, al tempo ventitreenne, e adesso giornalista, che con il suo look “piratesco” ha ispirato Tarantino per il personaggio di Elle Driver in Kill Bill (2003).

Madeleine viene violentata da un vecchio maniaco quando era piccina. Lo shock la rende muta ma con l’affetto dei suoi cari riesce a riprendersi vivendo in serenità nella fattoria in campagna. Un giorno accetta un passaggio da uno sconosciuto di nome Tony per recarsi in città. Tony si rivela un magnaccio che rapisce Madeleine, la droga e la costringe a prostituirsi cavandole un occhio. Nel frattempo l’uomo invia una finta lettera ai genitori di Madeleine in cui finge di essere la ragazza dicendo che ha abbandonato la fattoria per la troppa oppressione della famiglia. Quando Madeleine riuscirà a scappare via dal bordello scoprirà che i suoi genitori si sono ammazzati per il dispiacere, a questo punto inizia un’improbabile addestramento per prepararsi alla sua vendetta che compirà implacabilmente.

Si legge in giro che Tarantino lo ha definito “the roughest revenge movie ever made”.
Bah, sarà ma personalmente ho visto dei rape & revenge superiori a questo come La casa sperduta nel parco(1980) di Deodato o L’ultimo treno della notte (1975) di Aldo Lado, film più solidi in tutto e per tutto al confronto di questo Thriller che ha più buchi di una gruviera.
Alcune forzature sono palesi: possibile che una ragazzina traumatizzata da uno stupro accetti un passaggio dal primo che passa? Inoltre il metodo con cui Tony la segrega in casa è troppo artificioso: inizia a drogarla a tal punto che diventa dipendente dall’eroina e non scappa via perché Tony è l’unico a dargliela. Bu.

Le frequenti scene pornografiche puzzano di sexploitation gratuito fino a qua perché non c’era il bisogno di utilizzare questi inserti in una storia dai toni così cupi se non per accaparrasi un po’ di pubblico, e penso che l’intenzione del regista era proprio questa.
La totale assenza di colonna sonora, latitante anche negli ovvi momenti in cui Mad è in scena (ricordo che è muta), non aiutano a cementificare l’attenzione dello spettatore rendendo ancora più stucchevole la narrazione già di per sé scontata fin dal primo minuto.
Assolutamente pessima, infine, la scelta del regista di utilizzare lo slow motion durante le sparatorie e le scene di lotta che diventano ridicole e mettono in luce i limiti della pellicola in quanto si nota chiaramente che le persone non vengono colpite dalle pallottole ma hanno dei sacchetti d’esplosivo sotto gli abiti, come accade in tutti i film del resto, ma al ralenty è tutto molto accentuato.
Buono il finale invece.

Un cult piccolo piccolo in definitiva, meritevole forse soltanto per l’appeal della Lindbergh con il suo look da vendicatrice e per essere il primo (credo) del suo genere.

3 commenti:

  1. Questo lo guardo sicuro!
    Sarà una "MANIA" personale, ma la ragazza con la benda da pirata mi piace un casino (come fisicità, ma soprattutto come idea!).

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  2. Questo lo guardo sicuro!
    Sarà una "MANIA" personale, ma la ragazza con la benda da pirata mi piace un casino (come fisicità, ma soprattutto come idea!).

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