lunedì 9 giugno 2008

La ragazza della porta accanto

Premetto che ho visto la pellicola in inglese, e data la mia scarsa attitudine con la lingua anglosassone tutto ciò che è scritto qui sotto potrebbe essere una marea di stronzate, by the way, questo film mi è molto vicino, non per ciò che racconta, grazie a Dio, ma per come lo fa.

Se fosse uscito trenta anni fa questo sarebbe stato con un po’ di sangue in più un classico “exploitation”. Non è eccessivamente violento nelle immagini, il più è lasciato all’immaginazione dello spettatore, e magari non sarà crudo quanto Haneke, però fa male, ancor di più sapendo che è basato su una storia vera. Inizio lento, ma con una progressione inarrestabile, dapprima la violenza ai danni di Meg è psicologica, la zia Ruth le strappa il ciondolo della madre morta, in questo modo rompe il legame madre-figlia e appropriandosi dell’anello ruba l’appiglio di Meg alla realtà. Dalla violenza psicologica si passa a quella carnale, ed è un salto mortale a mio avviso del regista, dubito che ragazzini della middle-class americana siano in grado di stuprare una coetanea o di puntare un coltello alla gola, ok, erano “tutelati” dalla figura di zia Ruth che li rassicurava sul fatto che si trattasse di un semplice gioco, ma l’asportazione di una vagina mediante una fiamma ossidrica non credo abbia molti risvolti ludici, nemmeno agli occhi di un ragazzetto.

Interessante il personaggio di David, che a distanza di anni non dimentica i fattacci avvenuti nella cantina degli orrori. Per lui il senso di colpa si fonde all’impotenza con cui i bambini si trovano di solito a fare i conti. Ma c’è di più. Essendo un gioco, così come suggerito dalla zia Ruth, non farne parte significherebbe l’esclusione del gruppo, ed i bisogni associativi premono molto nell’età pre-adolescenziale, quindi David si ritrova ad essere coinvolto in un gioco di cui certamente non vorrebbe far parte, anche perché il legame tra lui e Meg è molto solido. Si nota troppo, però, il divario in termini di “potere” tra David e gli altri del gruppo, sono coetanei eppure lui non riesce a salvare la sua amica mentre loro la seviziano a loro piacimento, questa è per me una forzatura troppo evidente.

Forse c’è un po’ troppo compiacimento da parte del regista, ed è per questo che all’inizio ho detto che questo film mi è molto vicino. In tutto ciò che (a malapena) scrivo tendo a dare più importanza agli eventi che alla forma. Al regista è venuto un plot morboso e sembra quasi strizzare l’occhio allo spettatore dicendo: ”Visto quanto sono bravo?” Non voglio dire che sia violenza gratuita, alcune tematiche di contorno come l’alcolismo della zia, la sua avversione nei confronti delle donne o l’accenno al marito morto, sono presenti ma non riescono a giustificare (per me) una tale escalation di cattiveria. E poi i ragazzini non dicevano niente a casa? O tutti avevano dei genitori “sordi” come quelli di David?

Questo film fa incazzare di brutto perché è l’orrore in mezzo a noi che non vorremmo esistesse ed invece c’è, allora zombi, licantropi, vampiri, sono molto più confortanti, ma qui è diverso, potrebbe essere che il mio vicino di casa sevizi la sua nipotina, ed io ogni giorno lo saluto educatamente perché è anziano e devo portare rispetto… tzè, sepolcri imbiancati direbbe qualcuno.
Ogni volta che vedo dei bambini recitare in un film mi chiedo come facciano a ricordarsi le battute a memoria, io che ho 21 anni devo metterci ore per imparare il capitolo di un libro. A parte il discorso che ho fatto prima sul loro comportamento, sono bravi, ma non mi convincono per il fatto che NON recitano un ruolo da bambini, sembrano degli adulti. Ottime la giovane Meg e la zia cattiva, la prima la prenderesti tra le braccia, la seconda la prenderesti a calci.
Siamo lontani dalla perfezione, ma ci sono molti spunti interessanti, spero che esca anche in Italia.

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