giovedì 6 dicembre 2007

Brother


…ovvero quando Ichi the Killer (2001) incontra il crime-movie occidentale, ovvero quando la Yakuza incontra il ghetto americano.

Costretto ad espatriare dal Giappone, Aniki (che da oggi è diventato il mio eroe personale) si trasferisce in America dal suo fratellastro, uno spacciatore di mezza tacca con una gang di sfigati. Ainiki trasformerà questa banda con i suoi metodi Giapponesi molto convincenti, in una spietata organizzazione che avrà il controllo della città. Se lo prenderanno in quel posto quando incontreranno sulla loro strada la mafia italiana. (siamo ben visti all'estero devo dire)
Brother è un film che definirei cazzuto (perdonatemi il francesismo), parte un po’ lento, ma piano piano spinge sull’acceleratore che è un piacere.
Un discorso a parte lo merita il protagonista, mamma mia che duro! Non si vedeva un tipo così dai tempi di Clint Eastwood o Charles Bronson.
Impassibile, silenzioso, granitico, spietato, ma anche educato (lascia laute mance ai camerieri e non solo, vedere il finale per credere) e impercettibilmente ticchioso, quasi a dimostrare che anche lui è un essere umano. Non si può non amare un personaggio del genere perché è il classico tipo che non perde mai la testa e sa sempre cosa dire al momento giusto. S-T-R-E-P-I-T-O-S-O.

Il titolo del film potrebbe avere varie interpretazioni, se fosse al plurale, Brothers, non sarebbe complicato comprenderne il significato, ma al singolare ho qualche dubbio, chi è il fratello?
Forse è il fratellastro che vive in america, o il braccio destro di Aniki che lo ha seguito dal Giappone e che si suicida in suo onore, oppure è il giovane ragazzo di colore che Aniki prende sotto la sua protezione a cui perdonerà anche una pistolettata in pancia? Non si sa.

Quello che si sa è che Brother è un film godibile, calmo e violento allo stesso tempo, proprio come il suo protagonista.

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