sabato 11 febbraio 2012

Pantasya

Dispiace un po’ parlare male di Brillante Mendoza, soprattutto alla luce del bel esordio The Masseur (2005), ma se già con i due film appena successivi palesava un preoccupante cammino a ritroso, con Pantasya (2007) il tracollo è totale, tanto che io stesso non posso che definire quest’opera praticamente inguardabile.
Il titolo alternativo è indicativo: Fantasya: Gay Illusion on Men-in-Uniform, in sostanza vengono raccontate 5 storie di 5 uomini (un tassista, un tecnico telefonico, un giocatore di basket, un portapizza e un cuore infranto) che filosofeggiando fastidiosamente sulla vita incontrano altrettanti uomini in uniforme sui quali fantasticano sessualmente.

Il flusso narrativo pentapartito diventa uno schema orribilmente prevedibile dove cambiano gli interpreti ma non la sostanza, ossia banalissimi quadretti erotici fini a se stessi corredati da una musichetta ugualmente fastidiosa come sottofondo.
Già sarebbe stato sufficiente subire il terrificante episodio iniziale del tassista per arrivare al livello di guardia, ma Mendoza non pago di tale scempio peggiora ulteriormente la sua pellicola attraverso scenette che sono identiche a quelle che si possono trovare in qualsiasi film pornografico.
Il pretesto è sempre in agguato e, ahimè, sempre ridicolo. Tecnici telefonici che si recano in una casa per riparare un guasto e poi finiscono in un menage a tre? Lo sportivo che spia la squadra di basket sotto la doccia?? Il portapizza ammaliato dall’uomo in carriera???

Se l’intento era quello di suggerire una sorta di repressione dell’omosessualità da parte degli uomini filippini obbligati a fantasticare e nient’altro, beh, a parte la scarsa consistenza di materia su cui ragionare, è anche l’esposizione di Mendoza che standardizza tutto con il suo digitale che se da un lato coglierà anche la realtà dall'altro appiattisce la visione senza mezzi termini, e sebbene sulla carta potrebbe tirare una certa aria lussureggiante, nei fatti le scene erotiche sono girate con un freno a meno grande così, sicché al massimo si vedono i due partner baciarsi e toccarsi da sopra le mutande. Forse ciò è dovuto ad un certo metro censorio (vediamo immagini di un film hard sfocate sulla tv), ma se il film non sa colpire nemmeno sotto questo punto di vista allora la frittata è veramente fatta.

Peggio di così Mendoza non poteva fare. Ricorderò a lungo Pantasya non solo perché con ogni probabilità è la peggiore pellicola apparsa su Oltre il fondo, ma anche perché è una delle più vuote, insulse e inutili che mi sia toccato vedere.

4 commenti:

  1. ti confesso che mi sorprendi, considerando la tua vasta conoscienza del cinema non avrei mai pensato che concedi anche solo un briciolo della tua attenzione a lavoretti simili. Eraserhead, non smetti mai di sorprendermi :)

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  2. Sto ripercorrendo la filmografia di Mendoza e posso dire che i suoi primi lavori non sono proprio indimenticabili, questo Pantasya poi è veramente imbarazzante, nulla a che vedere con i film che verranno da Kinatay in avanti.

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  3. capisco. Le tue rece mi hanno incuriosito, voglio iniziare ad approfondire anche io i lavori di questo regista filippino. Spesso nei suoi film viene ritratto un mondo primitivo, squallido e desolato in chiave documentaristica vero? Hai recensito quelli che meritano meno, sarei curioso di leggere qualcosa di tuo riguardo a Kinatay e Lola che sembrano essere dei grandi lavori. Provvedo il più presto possibile a recuperarli!

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  4. Un po' di pazienza e arriveranno :)

    Per quanto riguarda i film finora trattati qui, è vero che a Mendoza piace far confluire la fiction nel documentaristico, ma è più un'esigenza che una scelta, imposta - presumo - da budget molto esigui.

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