mercoledì 5 gennaio 2011

L'amore sospetto

Dopo molti anni Marc decide di tagliarsi i baffi ma nessuno sembra accorgersene.

Certe volte il cinema contemporaneo francese, nonostante sia il portabandiera di quello europeo, mi lascia parecchio perplesso. Sarò io a non capirlo o a non essere sufficientemente erudito per afferrarlo, sta di fatto che sovente mi è capitato di sbadigliare guardando recenti film d’oltralpe a causa di una certa vacuità di fondo. Pur non trattandosi di pellicole aride ciò che mi viene da rimarcare è la maniera in cui vengono proposte che diluisce pian piano fino a perdere il proprio concentrato.
Parlando di Una relazione privata (1999) Pino Farinotti dice “atmosfere francesi che piacciono solo ai francesi”. Ecco, non ho ben chiaro che cosa il critico intenda, ma la sensazione è che abbia più di un po’ di ragione.

La moustache (2005) è infatti il paradigma di ciò che vado dicendo; un film rarefatto, molle, pallido. Eppure il tema portante non sarebbe male, anzi non sarebbe male proprio l’impostazione generale dell’opera che almeno sulla carta ha del potenziale riprendendo uno dei grandi quesiti che ogni tanto si riaffacciano nel cinema e nella letteratura: chi è il pazzo? Il protagonista o chi gli sta attorno?
Domande che non avranno risposte poiché Emmanuel Carrère non pare interessato a darle, e ciò mi può andare andare anche bene, tuttavia credevo che la scena principale l’avrebbe conquistata il progressivo sgretolamento di una vita e di un amore – il titolo italiano, sbagliando, punta molto sulla questione sentimentale che a mio avviso è invece solo un tassello del mosaico generale –, dando così peso all’argomento maggiormente sotterraneo. Questo non accade vista l’aria anestetizzante soffiata sulla pellicola che impedisce due cose allo spettatore: di poter credere alle parole di Marc o a quelle della moglie e di assistere ad un’ipotetica ricostruzione del quadro capace di ribaltare le congetture fatte a proposito. Giustappunto proprio nel passaggio ad un’altra location come Hong Kong che avrebbe dovuto e potuto dipanare la matassa o, perché no, ingarbugliarla del tutto, il film si smarrisce come il suo protagonista sminuendo un’ora e venti di girato ad un’allucinazione o a una stupidata simile.

L’amore sospetto è un’opera che raccontando di un’apparenza (i baffi che ci sono/non ci sono), finisce paradossalmente per incarnarne l’essenza (quello che vorrebbe essere non è).

6 commenti:

  1. A volte certi film sulla carta sembrano davvero interessanti e particolari però poi appena li guardi, ti accorgi che certi elementi non sono stati affrontati come era giusto.

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  2. avrei potuto scriverlo uguale! i film francesi sono spesso così, mi ricordo ancora (anch'io) le perplessità dopo "una relazione privata" (biglietto pagato regolarmente al cinema, non visione di straforo) e il pensiero "questi qui a me non mi beccano più", anche se poi il film non era brutto, anzi piacevole.
    Che dire? Anch'io mi sono tagliato i baffi dopo vent'anni, so cosa si prova, ma non ci avrei mai scritto un film o un romanzo, al massimo una battuta.

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  3. molti anni fa ho letto il romanzo, che è molto meglio del film.
    uno di quei libri che mi ha tenuto sveglio finché non sono arrivato alla fine.
    il racconto è fatto da chi si taglia i baffi e per tutto il libro "ascolti" la sua verità, senza capire se è la verità.
    Emmanuel Carrère è un grande, secondo la mia opinione.

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  4. Se lo dici mi fido, tra l'altro vedo che è molto più scrittore che regista, magari il mondo di celluloide è solo un divertissement per lui. Tra l'altro sulla pagina Wikipedia dedicata c'è la descrizione del suo lavoro Facciamo un gioco che è a dir poco geniale!

    http://it.wikipedia.org/wiki/Emmanuel_Carr%C3%A8re

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  5. Emmanuel Carrère ha scritto, tra l'altro, "L'avversario", un libro bellissimo a cui è seguito un grande film, qui sotto

    http://www.spietati.it/z_scheda_dett_film.asp?idFilm=982

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  6. Beh, un 8 degli Spietati significa una sola cosa: è un grande film, come tu dici.

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