domenica 4 ottobre 2009

I figli degli uomini

In un futuro prossimo il mondo intero deve fare i conti con una terribile piaga: l’infertilità femminile. Da diciotto anni non nascono più bambini.
Theo (Clive Owen), antieroe con palandrana ed ex attivista politico, viene contattato dai Pesci, un gruppo rivoluzionario capeggiato dalla sua ex compagna Julian (Julianne Moore), la quale ha bisogno di un aiuto per portare oltre il confine Kee, una giovane ragazza di colore che rappresenta l’ultima speranza per l’umanità poiché incinta da otto mesi. Inizia così una drammatica odissea per giungere alla libertà.

Dal punto di vista estetico I figli degli uomini è una vera e propria gioia per gli occhi.
La mdp di Cuarón riprende spesso Owen di spalle con movimenti traballanti che danno un taglio molto realistico alla pellicola. Le ambientazioni post-atomicoindustrialbelliche sono ottimamente realizzate perché trasmettono desolazione e disperazione (poi io ci vado a nozze con ‘ste cose, mi fanno impazzire), bravura del regista sì, ma dev’essere anche la campagna inglese che si presta bene in quanto già Danny Boyle con 28 giorni dopo (2003) aveva messo in piedi un’apocalittica visione del futuro.
Ma è quando Theo e Kee entrano nel ghetto degli immigrati che Cuarón regala delle incredibili sequenze di cinema. Lo scenario metropolitano diventa campo di battaglia, ed è reso talmente bene da sembrare quasi un documento di guerra: spietato, crudele, vero. E il lungo piano sequenza con tanto di schizzo ematico sull’obiettivo alla Spielberg che sballotta Owen come una foglia nella tempesta, è veramente da antologia.

Ma non vorrei che tutta questa beltà artistica fungesse da specchietto per le allodole. Il fumo abbonda, ma sotto sotto di arrosto ce n’è pochino. Come sottolineato da una recensione su Gli spietati, nel film tutto è urlato, sparato in faccia allo spettatore. Si procede all’insegna del sensazionalismo più sfrenato made in Hollywood. Niente viene celato: dal tizio dilaniato dalle bombe alla giovane Kee che partorisce la sua figlioletta sul materasso di una zingara.
Cuarón decide per noi chi è buono è chi è cattivo, e in un film imbevuto di politica fino al midollo mi sembra la cosa più sbagliata da fare.
Non mi ha entusiasmato troppo nemmeno il finale. Ma questa è un mio pallino, non amo i finali buoni, troppo tanto finti, troppo poco reali. Quanto sarebbe stato più cattivo il film se alla fine su quella barca il sangue fosse appartenuto a Kee? Un bel po’, più che altro sarebbe stato più vero perché nella vita reale l’happy end non è contemplato. Ma capisco che almeno il cinema è giusto che resti separato dal mondo esterno donandoci una speranza… o forse no…

Due piccole curiosità.
La prima: ad un certo punto viene menzionato che nel 2009 una grave pandemia colpì la terra. O Cuarón legge il futuro oppure porta sfiga di brutto.
La seconda: per tutta la durata del film Owen indossa una felpa con su scritto “London 2012”. In quell’anno nella capitale inglese si svolgeranno le prossime olimpiadi.

11 commenti:

  1. non ho visto il film,ma pare sia il solito "bignami" di tutte le banalità pseudofantascientiche in salsa hollywood..sono un amante della fantascienza,e in particolare adoro dick..quale pensi sia la miglior trasposizione dickiana sul grande schermo?alcune,tipo next,sono invereconde..io propendo per un oscuro scrutare..unico film che davero riflette le tematiche profonde di dick..d'altronde linklater è un grande..visivamente ovvio che blade runner ha aperto un'epoca,ma resta film sopravvalutato e,benchè abia ricevuto la benedizione di dick,davvero col libro,con le tematiche di fondo del libro ci azzecca poco o nulla..basti pensare alle figure dei replicanti,eroi moderni nel film,banda di cialtronazzi non troppo dissimili dagli uomini,nel libro..o al finale totalmente privo di speranza(come quasi sempre)del libro,e al finale buonista del film..

    RispondiElimina
  2. Purtroppo non posso rispondere alla tua domanda perché non solo non ho mai avuto fra le mani un libro di Dick, ma non ho nemmeno mai visto un adattamento cinematografico delle sue opere (no, nemmeno Blade Runner, almeno non tutto, ricordo che ero piccolo e mi addormentai...). La fantascienza non è assolutamente il mio forte, come tutto il resto d'altronde, però ho dato un'occhiata in rete a Un oscuro scrutare e sembra fico.

    Ah, leggo ora che Atto di forza è tratto da un suo racconto. Beh, quel film è mitico, non foss'altro perché c'è la tipa con tre tette che ha turbato per anni i miei sogni libidonosi!

    RispondiElimina
  3. atto di forza in realtà era un raccontino di 3 pagine, di dick..nel film l'unica cosa che lo ricordi è il viaggio su marte,poi finito..insomma,di dick non c'è proprio nulla..di linklater hai visto waking life?stesso stile acquerellato,gran film secondo me..
    ah,dick non è solo fantascienzxa,ritengo sia uno dei più profondi pensatori del secolo scorso..certo,paranoico quanto vuoi,visionario,ma con una filosofia ben definita..davvero un grandissimo scrittri,e una delle menti più geniali del 900..

    RispondiElimina
  4. No, fino a due secondi fa non avevo mai sentito nominare questo Linklater.
    Accidenti però, 'sto stile acquerellato m'attizza parecchio. Spero di riuscire a buttarci un occhio in futuro!

    RispondiElimina
  5. ahaahaha la donna con tre tette non ha turbato solo i tuoi di sogni.
    e di " l'esercito delle dodici scimmie" cosa ne pensi??? quello si che è stato un gran film di fantascienza...chissa se Terry Gilliam con "parnassus" si ripete
    ciao

    RispondiElimina
  6. L'esercito delle dodici scimmie l'ho visto quando ancora non ero scimmiato - per rimanere in tema - col cinema e l'avevo gradito assai. Magari ora che ho l'occhio più critico potrebbe piacermi di meno... o anche di più!

    Per quanto riguarda Parnassus mi sembra che ricalchi lo stile di Tideland e quindi per quanto mi riguarda può restare lì dov'è.
    Ciao!

    RispondiElimina
  7. personalmete trovo l'esercito un'opera minore di gilliam..adoro il gilliam dei monty,o di brasil,ma quel film è scontatuccio,secondo me..

    RispondiElimina
  8. Brazil... anche questo mi manca, cosiccome le sua robe con i Monty Python.
    La strada è sempre lunga...

    RispondiElimina
  9. bè,i più grandi comici di sempre,per me..tolti i fratelli marx,che a mio avviso restano insuperabili

    RispondiElimina
  10. concordo con questa tua recensione, anche se a me è piaciuto ancora meno.. la noia [alimentata dall' unica espressione facciale che Owen ci proprone per tutto il film] mi ha assalito dopo mezzo secondo e quando alla fine sono apparsi i titoli di coda ho fatto l' unico balzo atletico di tutta la mia vita e sono fuggita via più veloce della luce -_-
    Senza contare il finale buonista, come fai notare giutamente te, che rovina completamente una pellicola già molto traballante.
    Un film tranquillamente evitabile.

    RispondiElimina
  11. Grazie per essere passata quaggiù! Guardati The fall che è tutta un'altra musica (per gli occhi).
    Ciao!

    RispondiElimina