mercoledì 22 aprile 2009

Baise-moi - Scopami

Nadine è una prostituta che cerca di (soprav)vivere nella periferia francese. Uccide la coinquilina dopo un diverbio e si rifugia dal suo amico protettore, nonché tossicomane. Ma qui assiste al suo omicidio e decide di scappare.
Manu ha girato alcuni film porno per racimolare qualche soldo. Un giorno viene stuprata insieme ad un’amica da un gruppo di uomini. Ritornando a casa il fratello nota i lividi e prende subito la pistola per andare a vendicarla. Lei si incazza perché non le ha chiesto come sta, ma solo chi è stato, così gli spara.
Nadine e Manu si incontrano per caso nel sottopassaggio di una metropolitana e iniziano un’avventura on the road stile Thelma & Louise (1991), lasciandosi dietro fiumi di sangue e di sperma.

Sembrerebbe tutto normale a leggere la trama. Una rivisitazione de L’odio (1995) sul degrado sociale in Francia. Sembrerebbe, appunto.
Si dice che quando Baise-moi fu presentato al Festival di Locarno nell’Agosto del 2000, le due registe: Virginie Despentes (autrice anche del romanzo ispiratore) e Coralin Trinh Thi (ex porno-star), alla fine della proiezione si erano volatilizzate, mentre nella sala i fischi si sprecavano.
Io ho due speranze: che gli spettatori NON abbiano fischiato per le scene pornografiche e che le due autrici NON siano “scappate” a causa di tali inserti. Se c’è un motivo per cui il film va bocciato è semplicemente perché è brutto. La pornografia non deve essere una discriminante sul giudizio globale. Se non ci fossero state fellatio inquadrate nei minimi particolari, o penetrazioni in primo piano, Baise-moi non ci avrebbe guadagnato niente. L’impressione è che si sia cercato di far risaltare un film terribilmente anonimo infarcendolo di sequenze porno, ma se la pellicola non ha una solida base ecco che l’operazione fallisce miseramente.
È un po’ come tamarrare una 500. Puoi fare l’assetto, appiccicare spoiler, mettere minigonne e potenziare il motore, ma in fin dei conti resta una 500. Con o senza ‘sta roba.
C’è da tenere conto anche del fatto che intorno all’opera si creò un hype non da poco visto che dopo tre giorni fu radiato dalle sale cinematografiche a causa delle vibranti proteste, e come spesso accade la fortuna di questo genere di film non la fanno i botteghini ma il tambureggiante passaparola che si gonfia di bocca in bocca, anche se poi, a visione ultimata, dopo che dialoghi veramente ignoranti hanno violentato i nostri timpani (sentire la metafora di Manu sullo stupro per credere ..."nella mia fica non ci lascio niente"...), una fotografia povera senza luci artificiali neanche le due autrici fossero Lars von Tier, e musiche vomitevoli (ma questa è una mia idiosincrasia verso il rap francese), non resta che una sentenza: “ma vaffanculo va’”.

Allora, se interessa l’argomento porno+”mainstream” consiglio 9 Songs (2004) di Winterbottom. Superiore sotto tutti i punti di vista.

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