mercoledì 7 gennaio 2009

Persepolis

Sul finire degli anni 70, in Cambogia, Pol Pot instaurò una dittatura ottusa e feroce come mai era accaduto nella Storia fino a quel momento, e forse anche dopo. Vennero uccisi due milioni di cambogiani in nome di uno stato basato sull’agricoltura. Sorsero campi di sterminio in cui si consumarono le torture più atroci: si poteva venire uccisi anche se si era in possesso di un titolo di studio, e se i calli non segnavano le proprie mani, segno eloquente di una lontananza dai campi.
Cosa c’entra questo con Persepolis? Tutto e niente.
La Storia che ci insegnano a scuola a volte non basta per coprire tutti gli eventi che l’hanno segnata. Io credo che in pochi sanno cosa è successo in Cambogia al pari di ciò che è accaduto in Iran negli ultimi 60 anni. Eppure è Storia anche questa.Persepolis è un film meraviglioso. In un’epoca in cui l’animazione cerca di ricreare la realtà anche nel più piccolo dei dettagli, Marjane Satrapi, l’autrice del film e del fumetto da cui è tratta la pellicola, nonché protagonista in quanto si tratta di un’autobiografia, propone una grafica piatta e bidimensionale senza colori. La semplicità spesso si accompagna alla genialità, e per stupire a volte non c’è bisogno di sfarzose impalcature, ma basta il visetto stilizzato di una bimbetta che sorride. Marjane, appunto. È la sua storia, la sua crescita, la sua formazione, che si incastrano negli eventi che formano, accrescono la Storia. In questo intrecciarsi Marjane vede la caduta dello scià, la presa del potere da parte dei fondamentalisti, la guerra con l’Iraq e il terrore dei bombardamenti, l’Europa del progresso, e poi di nuovo l’Iran ancora più fanatico e infine la fuga verso Parigi.

In questi eventi c’è la quotidianità dei gesti e delle emozioni che caratterizzano una vita: dalle chiacchierate con la nonna, ai primi innamoramenti, alle amicizie e agli amori falliti. Tutto è raccontato con un tocco lieve che lascia un segno profondo, un po’ come la Storia che lascia una traccia scorrendo indifferente. Storia e storia che si intersecano, uno spaccato su un mondo di cui, parlando per me, conoscevo davvero poco, e che mi ero da sempre immaginato come uno stato integralista e fanatico, ignorando che un tempo non era affatto così. Spesso si sottovaluta la Storia, caricandola di una cifra banale. Eppure non è così perché quello che siamo è il risultato di ciò che è successo. Marjane Satrapi non sarebbe diventata quello che è se non avesse visto la guerra, i bombardamenti, ecc. Ed ugualmente non sarebbe la stessa se quel ragazzo viennese non l’avesse tradita e se il suo matrimonio non fosse fallito. Insomma, io credo che la storia di ognuno di noi sia diversa, ma nonostante questo sia in qualche modo riconducibile ad una Storia più generale.

Quando un film mi porta a disquisizioni di questo tipo, errate o giuste che siano, significa che ha la forza di non lasciare indifferenti. Ed è stupendo che il film in questione sia un cartone animato 2-D con una protagonista che cresce, che cambia, che si forma e si trasforma. Una persona che potremmo essere stati anche noi, così come un contadino cambogiano, e perché no, anche un ragazzo che abita in questo momento nella striscia di Gaza.
Gioiello.

5 commenti:

  1. perfettamente d'accordo su tutto... non ho veramente altro da dire :)

    RispondiElimina
  2. è meraviglioso, nel finale con i ricordi sussurrati della nonna, ti assale una malinconia incredibile.

    RispondiElimina
  3. bellissimissimissimissimissimissimissimo

    RispondiElimina
  4. Bellissimo e poi la storia è davvero incredibile per ciò che Marjane ha vissuto, ma allo stesso tempo non l'ho neanche sentita troppo lontana a me. Anch'io potevo essere al suo posto.

    RispondiElimina
  5. Lo so che ho la lacrima facile, ma questo film mi ha fatto davvero piangere in più punti... Bello, bello, bello....
    E bello anche quello che hai scritto!

    RispondiElimina