mercoledì 5 dicembre 2007

Meditazioni in branda

Il letto è la più grande invenzione dell’uomo, avrei voluto scrivere una poesia, “ode al letto”, ma non ne sono capace, quindi metto da parte le mie aspirazioni dantesche e cercherò di essere conciso e diretto come l’ascia di Jack Torrence.

Il mio rapporto col letto è morboso, eccessivo, maniacale, mi capita spesso che al trillar della sveglia decida di dormire per pochi minuti ancora, quando riapro gli occhi sono passate ore.
Per me il letto non è solo un semplice materasso su cui riposarsi, è molto di più. Parecchie decisioni della mia vita le ho prese sotto le coperte, anche le cazzate che scrivo su questo blog le penso poco prima di andare a dormire, e quindi anche questo post che state leggendo (se mai qualcuno lo farà) è frutto delle mie meditazioni in branda, che poi è un po’ un ossimoro, il termine “meditazione” è in antitesi con il termine “branda”, non ce lo vedo un monaco zen in ascesi trascendentale posato su una cuccetta, ma a me piace per questo, mi sento un po’ un pensatore da quattro soldi, anzi direi un dispensatore di banalità.
Le meditazioni in branda sono la mia K-Pax (per chi ha visto il film), o la mia Babenco (per chi legge Dylan Dog), luoghi in cui i personaggi più incredibili prendono vita sgorgando dalla mia labile mente. Non c’è uno schema preciso, è tutto un susseguirsi d’intuizioni, di afferrare idee che svolazzano nella mia testa, partendo da un punto posso creare un mondo e viceversa. Com’è affascinante la mente umana, Buddha diceva che “Siamo quello che pensiamo. Tutto ciò che siamo nasce dai nostri pensieri. Noi creiamo il nostro mondo."Ricordo che anni fa, durante le mie meditazioni avevo creato un romanzo, contorto, spiralico, un gioco di Matrioskhe (o come si scrive). Per due mesi, ogni notte, pensavo a come andare avanti, e senza avere nessuna nozione di tecnica narrativistica mi sembrava di aver ideato qualcosa d’importante. Quando mi decisi ad iniziarlo, battendolo col mio vecchio PC, capii che la scrittura non faceva per me. Quella storia è nella mia testa e credo che ci rimarrà per sempre.

Ma il letto non è solo una dolce culla, certe notti si trasforma in una gabbia. Sono quelle notti in cui vorresti urlare e fare a cazzotti col mondo, le coperte si fanno bollenti e umidicce, il cuscino è bagnato dalle tue lacrime. Allora ti alzi e bestemmi, e imprechi. Ti fai domande che non hanno risposte, accendi la TV, guardi l’ora che non passa mai. Vuoi dormire. Sei obbligato a tornare a letto come una condanna, e sei nuovamente solo coi tuoi neri pensieri. Attendi il sonno ma non arriva mai.

Odio quelle notti con tutto me stesso.

2 commenti:

  1. credo che ognuno di noi debba avere questi posti dove "rifugiarsi" quando ne sente il bisogno...
    aiutano ad evadere da una realtà spesso molto dura...
    ps:ho visto il film e letto il Dyd...
    Valmo

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  2. Ammazza Valmo che sei andato a ripescare! Manco mi ricordavo di averla scritta 'sta roba... eeeh, son passati due anni. Che storia.

    Bello La strada per Babenco, eh? ;)

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