martedì 18 dicembre 2007

La casa sfuggita

Uno dei film italiani in cui ho sentito pronunciare più volte la parola “cazzo”, e sempre dalla bocca di Rita, la prosperosa co- protagonista. Che ci sia un nesso tra questo termine e il personaggio in questione? Chissà…
Scherzi a parte, La casa sfuggita, ispirato ad un racconto di Lovercraft, è una produzione sconosciuta "made in italy" abbastanza interessante.
Dico abbastanza perché se da un lato girare film italiani così particolari non può che essere positivo, il rovescio della medaglia sta nel fatto che de La casa sfuggita si capisce poco o nulla.
Questo però non è un giudizio totalmente negativo, anzi, ben vengano questi registi che hanno idee e voglia di fare. Non se ne può più di pellicole simil-Mocciane o di Natali alle Bahamas o sulla crociera, o sul treno regionale: CHE PALLE.

Tornando a bomba: la trama è piuttosto caotica , Alex e Rita si recano in una locanda teatro di orribili episodi in passato per scrivere un libro. Ma il presente in cui vivono si mescola con i segreti degli anni addietro.
Zuccon, a cui bisogna dare il merito di una scenografia inquietante ben riuscita, con i continui flashback spezzetta la narrazione facendo perdere il filo allo spettatore, il finale che non chiarifica (ed è un bene), dovrebbe spingere a rivedere il film una seconda volta, solo che di rivedermi La casa sfuggita proprio non ne ho voglia (ed è un male). Alcune scene splatterose sono pregevoli, su tutte la violinista che usa come violino il suo braccio, e come corde le sue vene. Anche la tizia a cui hanno cucito la bocca (e non ho capito perché) è di forte impatto visivo.
Nota negativa la recitazione dei protagonisti, in particolare Alex, troppo “legnoso” nei dialoghi, sembra quasi che legga, un po’ meglio Rita, sarà per la scollatura.
Ritornando al finale, l’ultima frase di Alex potrebbe spigare tutto, o forse niente: il posto dellecose non è dove crediamo che sia, e questo vale per i nostri corpi, le nostre anime, i nostridemoni.

Merita di essere visto anche solo per renderci conto che non esiste escluivamente Muccino (o chi per esso) in Italia.

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