sabato 23 aprile 2016

Security

Il vigilantes di un supermercato coglie in flagrante una ladruncola.

Non sarebbe un peccato mortale glissare su questo sconosciuto corto tedesco diretto da un tale di nome Lars Henning perché, senza troppe circonlocuzioni, Security (2006) è talmente esile, monodimensionale ed elementare da mettere in crisi anche il più prolisso dei recensori. Chi scrive preferisce allora soffermarsi sull’impalcatura eretta dal regista (anche sceneggiatore) e sul colpo di scena che rovescia – letteralmente – i ruoli degli unici due personaggi in scena. All’incirca, assistendo agli ultimi cinque minuti del film, sono sorti i medesimi dubbi partoriti dalla visione di un altro cortometraggio inessenziale come Still Life (2005), per sommi capi: quanto credito si può dare ad un’idea che si limita esclusivamente a far leva su un capovolgimento narrativo? A priori la risposta non sarebbe granché conciliante con chi tale idea l’ha pensata, cioè: vogliamo, ora e sempre, un cinema che sia capace di sorprenderci senza trucchetti o escamotage superficiali, che ci indichi la strada senza guidarci su binari predeterminati, e non importa se si tratta di un film di Lav Diaz o di un corticino teutonico, ciò che si chiede è una circuizione pacifica, placida invasione reciproca. In Security non vi è nulla di quanto ho appena blaterato e, sapete che c’è?, probabilmente va bene in egual maniera: sarà il garbo europeo abbastanza lontano dal dozzinale o sarà che ‘sto benedetto effetto sorpresa con tutte le limitazioni del caso fa il suo dovere, fatto è che al lavoro di Henning si guarda con un certo sorriso, reazione naturale ad un’operetta senza pretese che sa accaparrarsi il rispetto minimo senza il quale rischierebbe di scivolare nell’incolore.

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