Il
marito viene sospettato dalla comunità di aver ucciso una
giovane ragazza, la moglie vuole credere alla sua innocenza.
La
prima constatazione, banale come tutte le prime constatazioni, è
che, visto l’assunto su cui si poggia, Der Verdacht (2008)
di Felix Hassenfratz avrebbe potuto “dare” molto di più se
il contenitore fosse stato quello del lungometraggio. Questo giovane
regista tedesco intesse la struttura narrativa affidando alla coppia
protagonista il compito di trainare la storia, attraverso la
freddezza di lui, l’ambiguità del comportamento e il
sentimento incondizionato di lei si dovrebbe costruire mattoncino
dopo mattoncino un impianto thriller a cui non si chiede la soluzione
bensì l’estensione di un filo tensiogeno che avvolga il
film, succede però che l’occhio di bue che illumina l’uomo
e la donna palesa un’evidente difficoltà a scendere sotto la
superficie delle cose e l’effetto immediato è una
banalizzazione di concetti che sulla carta avrebbero il compito di
fornire sussistenza teorica: si veda la frettolosità con cui
viene affrontata la sfera sentimentale con relativa poca credibilità
alla cecità amorosa di lei, senza dimenticare un debole
rimando a problemi famigliari che avrebbero visto un atteggiamento
ostile del padre della ragazza nei confronti del panettiere poiché
non originario del luogo, anche qui la tematica è presa e
piazzata lì senza un approfondimento degno, collage
sequenziale per delineare un percorso artefatto.
Non va granché
bene nemmeno l’idea che il giudizio di un intero paese possa
sentenziare la colpevolezza di un imputato a prescindere dalle prove
pesanti a suo carico. Manca una cappa oppressiva e discriminatoria
nei riguardi del presunto reo, la comunità come Giudice non
funziona anche perché di essa ci vengono mostrati pochi
componenti (solo quelli che cantano nel coro religioso), di
conseguenza la morsa accusatrice non stringe quanto potrebbe. Ad
Hassenfratz non chiediamo di essere Vinterberg né, dato il
contesto teutonico, Haneke, chiediamo però almeno il
compimento delle ipotesi: può andare bene lasciare chi guarda
nel dubbio amletico del “è stato lui/non è stato lui”,
oltre alla mera patina investigativa permangono delle falle, sia
negli intrecci psico-sentimentali che vedono la moglie fervente
sostenitrice dell’innocenza, sia nella collettività come
tribunale che non concede possibilità di appello.
Interessante, si trova in giro? :)
RispondiEliminahttps://vimeo.com/4755057
RispondiEliminagrazie ^_^
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