No.
No, dico, ma vi devo pure raccontare la trama? Lena, immigrata polacca in Inghilterra, orfana della madre, viene invitata da una sua collega inserviente nella casa in cui abita. Sorpresa! I genitori sono dei sadici pazzoidi, uccidono e torturano. Buona notte.
E vabbè non è che dopo Tobe Hooper nessuno debba più raccontare le gesta di una famiglia depravata, però perdio che lo si faccia dignitosamente, non chiedo Rob Zombie, ma un minimo d’inventiva, di caratterizzazione dei personaggi… Qualche guizzo! Invece niente, una piattezza desolante.
Mi chiedo, ma può un tizio (è il padre) con ‘sta faccia risultare un pervertito che tortura povere fanciulle? Sì che può, ma non riesce neanche lontanamente ad essere credibile. Nel suo affannato tentativo di darsi un tono da squilibrato finisce per essere così innaturale che non troverebbe spazio neanche in un film della Troma. E poi è così anonimo, un padre di famiglia medio che più medio non si può. Mi viene in mente il protagonista de La casa nera (1991), lui sì che colpiva l’attenzione con quella tuta in lattice nera, Dad proprio non ci riesce.
La madre forse un po’ meglio, ma giusto perché ha un ruolo leggermente più solido nel film. In certe situazioni sembra prendere il posto della mamma morta di Lena (espediente narrativo telefonato), ma anche qui c’è poca caratterizzazione del personaggio. Una macchietta che si diverte a tagliuzzare i suoi “angeli”, sai che roba.
Non mi soffermo nemmeno sui due fratelli: Elbie e Birdie. Sono utili come due falangi inserite di traverso nell’orifizio anale. Tra l’altro Elbie è veramente inespressivo, un blocco di marmo con due gambe, cioè… No, dai.
Pure lo splatter latita (budget risicatissimo). Non c’è una, e dico una, scena che possa fare una carezzina al vostro stomaco, a meno che non vi impressioniate per uno spillone che trapassa un po’ di carne.
Se nell’intenzione di Steven Sheil c’era quella di mettere a nudo il male che si cela dietro la linda facciata di una famigliola inglese e dell’indifferenza del mondo esterno con quegli aerei che passano sopra la casa, allora tanti saluti. Magari nel suo paese, come il regista sottolinea in un’intervista, non l’hanno fatto in molti, ma oltre la Manica e al di là dell’Atlantico a voglia di esempi che potrei tirare fuori, tutti migliori di questo Mum & Dad.
Se poi si voleva andare a ripescare concetti del tipo “il male è male e basta”, allora consiglio umilmente a Sheil di guardarsi The Strangers (2008), a cui basta una semplice frase (“perché eravate in casa”) a spazzare via questo filmetto derivativo.
Non sono un grande fan del brit-horror, ma quel poco che ho visto finora è di grande qualità (The Descent su tutti, ma anche Dead Set non è malaccio), Mum & Dad non segue questa tendenza.
mercoledì 1 luglio 2009
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