lunedì 13 luglio 2009

Bagliori nel buio

Come se non avessi abbastanza cose da vedere, e di queste, molte, probabilmente non riuscirò a vederle mai, inizio una specie di maratona sugli ufo e tutto ciò che gravita attorno all’argomento.
Ovviamente tralascerò opere mainstream come E.T. (1982) o Indipendence day (1996), in favore di pellicole meno conosciute. Inoltre non mi interessano film con mostri brutti e cattivi tipo Alien (1979), ma lavori importanti non per le risposte che danno bensì per gli interrogativi che pongono.
Da una breve lista preventiva i film che incontrano queste condizioni non sono tantissimi, e fatto curioso, o forse no, sono quasi tutte produzioni americane.

E dunque, Bagliori nel buio.
La regia è di Robert Lieberman, autore di alcuni episodi del recente telefilm di successo Dexter, mentre la sceneggiatura è firmata da Tracy Tormé, che fra il 1987 e il 1989 scrisse un paio di puntate della serie Star Trek: The next generation.
Il film, datato 1993, è ambientato nel 1975, in Arizona, poiché come ostenta la locandina è basato su fatti realmente accaduti. Si tratta di un abduction ai danni di un taglialegna, Travis Walton, che di ritorno da una giornata di lavoro con i suoi colleghi nel bosco, viene investito da una luce abbagliante. I suoi amici scappano credendolo morto, e la notizia della sua sparizione allerta la polizia che con l’investigatore Fran Watters sospetta qualcosa di losco. Ma cinque giorni dopo Travis chiama il suo amico Mike (Robert Patrick, l’indimenticabile cyborg T-1000) da una cabina fuori città. Il ragazzo è in uno stato di shock e sembra non rammentare cosa sia successo, ma lentamente i ricordi riemergono.

L’approccio del regista, se si esclude la sequenza all’interno dell’astronave, non è particolarmente sensazionalistico. Anche nel momento del rapimento la messa in scena è piuttosto sobria, non ci sono dischi volanti alla Emmerich ma solo luci e un crescendo di musiche che, a mio avviso e per i miei gusti personali, rendono molto meglio l’idea di una qualunque mega astronave ripresa nel dettaglio.
Il film vive il suo momento migliore dopo il rapimento, con le indagini della polizia che insinuano nello spettatore il dubbio di un omicidio premeditato da parte dei taglialegna. Se il regista fosse riuscito a far scorrere su due binari paralleli l’indagine razionale di Watters e la verità paranormale di Mike, lasciando la soluzione del caso nell’ambiguità fino alla fine, o, forse celandola per sempre (ancora meglio), Bagliori nel buio sarebbe stato un discreto film. Purtroppo scade notevolmente nel mostrare per filo e per segno le disavventure del povero Travis con gli alieni. Ecco il sensazionalismo americano che non può mancare, era inevitabile: un film sugli alieni deve farli vedere almeno un po’, non c’è scampo, è la legge di Hollywood. Tra l’altro i costumi di questi esseri sono abbastanza ridicoli, hanno la testa tuberosa ma le mani chiaramente umane. Bah…

Con Bagliori nel buio il mainstreamers potrebbe esaltarsi, ma io cerco altro.

1 commento:

  1. ho visto anch'io sto film qualche anno fa; diciamo che se lo facessero adesso sarebbe qualcosa di inguardabile, essendo invece un film oramai vecchietto un po' di simpatia riesce a generarla (grazie anche, come dici tu, ai ridicoli costumoni alieni)...

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