martedì 5 ottobre 2010

Jesus, You Know

Urlich Seidl e Gesù Cristo?
Nominando solamente tale connubio era lecito aspettarsi un film al veleno, macchedico, al vetriolo nei confronti dell’argomento “religione”. Invece no. Dimostrandosi uno degli autori più interessanti nel panorama europeo, l’austriaco edifica un’opera che a stento può venir annoverata all’interno della settima arte.
Cruccio di Seidl pare essere quello di smascherare la pulita facciata dei suoi concittadini austriaci che in realtà nascondono turpi segreti, come tutti del resto. Se in passato era stato lui ad entrare nelle loro case (Animal Love, 1996) e nelle loro vite (Canicola, 2001), qui sono gli stessi “protagonisti” a confessarsi, e mai termine fu più adatto, di fronte alla macchina da presa. Quindi cambiano i modi ma i contenuti sono sempre gli stessi: frustrazione per la propria vita coniugale, confusione adolescenziale, banalità della vita, paura della morte.

La vera novità consiste nel fatto che tali tormenti vengono espletati all’interno di chiese vuote dove i fedeli si prostrano al proprio Signore e cominciano a sciorinare i problemi che li affliggono. Per un’ora e mezza si assiste all’alternarsi di uomini, donne e ragazzi che conversano con se stessi mentre credono di parlare con Gesù. Già, perché sebbene il meccanismo della pellicola si arrugginisca minuto dopo minuto per la sua monotonia, da Jesus, You Know si può evincere una lezione importante; è quasi un piangersi addosso quello di miagolare come gattini bagnati sotto imperturbabili riproduzioni della crocifissione. Chi mai potrà aiutare queste anime se non loro stessi con la loro forza, e non una statua di marmo o un dipinto su tela? Difatti negli unici momenti in cui la camera si stacca dagli interlocutori lo fa per concentrarsi sul volto scultoreo di Gesù il quale per tutta risposta trasmette un silenzio raggelante.

La forma nel complesso annoia, inutile negarlo. Vedere parlare della gente per 90 minuti non rientra nella concezione di divertimento, almeno non nella mia. Ma non è opera arida.
E mentre vi assistevo mi sono venute in mente le parole di Finardi:

E se Dio fosse uno di noi solo e perso come noi, anche lui con i suoi guai nessuno che lo chiama mai solo per dire “come stai?”, invece chiedono attenzioni, di far miracoli e perdoni oppure dare assoluzioni.

Altri film sul tema:
Magdalene (2002) di Peter Mullan.
Jesus Camp (2006) di Rachel Grady e Heidi Ewing.
Lourdes (2009) di Jessica Haunser.

4 commenti:

  1. Eh, a te che questo tema intriga molto, sì. Però è diverso, a me è sembrato che invece di puntare il dito sulle debolezze della religione mette più in evedenza l'ipocrisia dell'essere umano.

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  2. il vero problema e' semmai: dove trovarli questi film. Ulrich e' tra i miei registi preferiti da quando al cinema ho visto Canicola. Perche' e' al cinema che vorrei vederli...

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  3. Beh se ti accontenti di altri "mezzi" io posso fornirteli con piacere (niente roba in italiano però). Dimmi te, posso inviarti una mail.

    Ti saluto nella speranza che tu non sia un finanziere, anche perché da quanto vedo nel tuo profilo siamo concittadini e quindi non vorrei trovarmi brutte sorprese sull'uscio di casa. (scherzo eh) :)

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