Adrián García Bogliano è un regista spagnolo naturalizzato argentino (o forse il contrario) specializzato, se così si può dire, in lavori a basso costo di stampo drammatico-horror truculento. Chiari i suoi punti di riferimento, tutti italiani, che ha omaggiato firmando alcune opere con lo pseudonimo Margueritti & Pandersolli Massaccesi.
Nello specifico con No moriré sola (2008) Bogliano è andato a ripescare un filone che ha avuto illustri contributi nel passato (l’origine è L’ultima casa a sinistra, 1972 in debito a sua volta con Bergman) e nel presente con la dichiarazione d’amore di Tarantino e la sua vendicatrice Beatrix. Ovviamente sto parlando del rape & revenge, un genere costituito da tre semplici momenti:
1) una o più ragazze vengono torturate/violentate/quasi uccise
2) una o alcune di loro riescono a sopravvivere
3) la o le sopravvissute si vendicano in malo modo sui propri aguzzini
This is it. Poi il contorno viene addobbato con scenette di violenza sessuale più o meno esplicita annesse a, questi sì, espliciti passaggi sanguinolenti.
Ora, coniugando il fatto che questo genere non aveva e non ha grandi intenti sottotestuali al di là di una costante ricerca esploitativa, e unendo ciò ad una produzione low-budget, ecco che I’ll Never Die Alone diventa subito una visione sciatta, tirata via nelle situazioni di raccordo, e calibrata esclusivamente sul rape e sul revenge, senza però essere efficace in entrambi i casi.
Ma dedicare spazio ai difetti di questo piccolo film pare una perdita di tempo, piuttosto mi esprimo su un aspetto che mi ha fatto riflettere. Semplicemente: il film pur trattando e mostrando brutalità di vario genere non colpisce, non riesce ad essere nemmeno una carezzina allo stomaco; eppure degli uomini, tra cui un poliziotto, abusano di quattro giovani ragazze senza un motivo. Le picchiano senza pietà, le umiliano, anche. Le uccidono. Ciononostante quest’orrore è infinitamente lontano dallo sguardo e quindi dai sentimenti dello spettatore.
E sapete qual è il principale fautore di tale distanza? Il sonoro. Il regista ne fa un uso pessimo, in particolare durante le drammatiche sequenze di stupro che invece di essere “prese in diretta” sono coperte da una musichetta riverberante che trasmette una notevole impressione di irrealtà.
Lo sapevo, certo che sì. Però ho avuto per l’ennesima volta la conferma che per esprimere il significato di una pellicola non è tanto importante che cosa si dice ma come questa cosa viene detta. E sebbene qui si stia parlando di un b-movie, c’è chi riprendendo le fila di questo genere ha fatto un capolavoro, eppure anche lui parlava solo e soltanto di una donna in giallo assetata di vendetta…
Nello specifico con No moriré sola (2008) Bogliano è andato a ripescare un filone che ha avuto illustri contributi nel passato (l’origine è L’ultima casa a sinistra, 1972 in debito a sua volta con Bergman) e nel presente con la dichiarazione d’amore di Tarantino e la sua vendicatrice Beatrix. Ovviamente sto parlando del rape & revenge, un genere costituito da tre semplici momenti:
1) una o più ragazze vengono torturate/violentate/quasi uccise
2) una o alcune di loro riescono a sopravvivere
3) la o le sopravvissute si vendicano in malo modo sui propri aguzzini
This is it. Poi il contorno viene addobbato con scenette di violenza sessuale più o meno esplicita annesse a, questi sì, espliciti passaggi sanguinolenti.
Ora, coniugando il fatto che questo genere non aveva e non ha grandi intenti sottotestuali al di là di una costante ricerca esploitativa, e unendo ciò ad una produzione low-budget, ecco che I’ll Never Die Alone diventa subito una visione sciatta, tirata via nelle situazioni di raccordo, e calibrata esclusivamente sul rape e sul revenge, senza però essere efficace in entrambi i casi.
Ma dedicare spazio ai difetti di questo piccolo film pare una perdita di tempo, piuttosto mi esprimo su un aspetto che mi ha fatto riflettere. Semplicemente: il film pur trattando e mostrando brutalità di vario genere non colpisce, non riesce ad essere nemmeno una carezzina allo stomaco; eppure degli uomini, tra cui un poliziotto, abusano di quattro giovani ragazze senza un motivo. Le picchiano senza pietà, le umiliano, anche. Le uccidono. Ciononostante quest’orrore è infinitamente lontano dallo sguardo e quindi dai sentimenti dello spettatore.
E sapete qual è il principale fautore di tale distanza? Il sonoro. Il regista ne fa un uso pessimo, in particolare durante le drammatiche sequenze di stupro che invece di essere “prese in diretta” sono coperte da una musichetta riverberante che trasmette una notevole impressione di irrealtà.
Lo sapevo, certo che sì. Però ho avuto per l’ennesima volta la conferma che per esprimere il significato di una pellicola non è tanto importante che cosa si dice ma come questa cosa viene detta. E sebbene qui si stia parlando di un b-movie, c’è chi riprendendo le fila di questo genere ha fatto un capolavoro, eppure anche lui parlava solo e soltanto di una donna in giallo assetata di vendetta…
ciao amico..non mi riesce di trovarlo...
RispondiEliminaQui c'è il torrente: http://isohunt.com/torrent_details/144103945/?tab=summary
RispondiEliminaPerò ti avverto, sarà una perdita di tempo.