È la stessa
delicatezza di Une histoire vertébrale (2004) e
Skhizein (2008) ad incorniciare Palmipédarium
(2012), terzo cortometraggio nella carriera del bravo animatore
francese Jérémy Clapin, e come egli stesso ammette in
una intervista (link) quest’ultimo lavoro è un film che
punta all’atmosfera piuttosto che ad una possibile tenuta
concettuale. Non si può che dargli ragione poiché una
volta conclusosi il decimo minuto, Palmipédarium ha
meno di celebrale rispetto ai due predecessori e di conseguenza non
riesce a toccare corde particolarmente sotterranee, l’immediatezza
della storia si palesa con un’inequivocabile semplicità: ci
si può rivedere nel bambino, sì, ma, come dire, non vi
è la stessa incisività riscontrata guardando l’uomo
col collo ad angolo retto o quello con l’esistenza spostata di 91
cm. La questione di un mancato risvolto sottotestuale appagante
scredita il corto nei confronti di chi cerca sempre e comunque
un’àncora in questo
mondo brutto e cattivo, anche se si tratta di un minuscolo esemplare
di cinema come quello di Clapin.
Resiste comunque quella
bruma suadente che sfiora il senso estetico. Nella visione del film
sopravvive una forma di nostalgia che lo differenzia dalla mediocrità
e pur non scendendo troppo nelle aree intime la tavolozza del regista
restituisce i pigmenti dell’infanzia mostrando le manifestazioni
esteriori della vita di un bimbo (la condivisione del tempo libero
col padre) e, si ipotizza, quelle interiori. In un tale spazio si
intravede la possibilità di andare oltre il figurato: lo
strano bipede implume parrebbe una proiezione immaginaria del piccolo
protagonista (il dettaglio degli animali esotici disegnati sul foglio
appeso al muro della cameretta è un indizio); il mostro
diventa amico (anche lui getta la pietra nello stagno), compagno da
aiutare (le zampe… pinnate), da riabilitare, e poi?
Un’interpretazione non convintissima potrebbe vedere nel decollo, e
quindi nell’allontanamento dalla propria fantasia, la fine di
un’età (il bambino che simula un colpo di fucile), anche se,
come detto, Palmipédarium non ha i presupposti per uno
slancio ispirativo di tal fatta, per cui è meglio non
esagerare in sovradecifrazioni e restare con le immagini per terra.
mi hai incuriosita... dove posso vederlo?
RispondiEliminahttps://vimeo.com/86528386
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