giovedì 8 settembre 2016

La distancia

Eviterò di ripetere nuovamente tutto il discorso che si cela dietro all’artisticità di Sergio Caballero, ne ho già parlato sia in Finisterrae (2010) che in Ancha es Castilla/N’importe quoi (2014), ergo non mi va una terza volta di indignarmi nei confronti di un film che si fa prodotto nonché mezzo pubblicitario, quindi spazio a La distancia (2014): e lo spazio è un buon punto di partenza, ci troviamo in una di quelle situazioni dove è cosa buona et giusta affermare che il luogo è protagonista e che l’edificio abbandonato ha un ruolo più centrale degli attori, sono constatazioni immediate ma vere; questo, comunque, accadeva anche per Finisterrae, sebbene qui, probabilmente a causa dello stallo che costituisce l’intero film, l’impressione è più forte e sa trovare conferme nette. Non basta però l’elevazione dell’ambiente sul palcoscenico per centrare il punto, perché in siffatti termini e in codesta ottica Caballero arriva dopo una riga di registi che sono due o tre spanne sopra di lui, quindi se c’è un’area su cui volgere il nostro sguardo non è di certo quella del set poiché nulla di immostrato si staglia, bisogna invece sintonizzarsi sull’ingegnosità che il direttore del Sónar si prodiga a diffondere in ogni angolo della propria opera. Nell’assistere alla Distancia è inevitabile annotarsi sul taccuino elementi di originalità ed ironia che provocano apprezzamenti a partire dalla base, la traccia narrativa, passando per la scrittura dei personaggi (pochi, eppure memorabili) e saltellando di minuzia in minuzia (il collegamento genitale-mentale; il nome della mortadella), così facendo Caballero crea una sorta di fidelizzazione spettatoriale che si avvale di un contratto dotato delle seguenti condizioni: io ti guardo, tu stupiscimi.

Un passaggio che si stacca dai due lavori precedenti si situa nell’abbandono da parte del regista di portare gli ingranaggi nascosti alla luce del sole, tale trend era davvero l’ossatura principe dei film passati, ed anche se divertente alla lunga prestava il fianco a qualche ripetitività. È probabile che se La distancia fosse stato girato con quel mood, nelle occasioni dove il nano impiega le sue doti telecinetiche avremmo visto il filo che muoveva gli oggetti fluttuanti nell’aria. Abbandonata dunque l’attitudine smascherante cosa sostanzia ora il cinema di Caballero? Probabilmente, anche se lo dico senza esserne troppo sicuro, un approccio più maturo, nello specifico una derisione delle prassi narrative perché qua, detto brutalmente, non succede niente di sceneggiaturialmente costruttivo, Caballero gongola nell’attesa, occulta passaggi e persone (chi è il tizio che uno dei nani uccide all’inizio? E chi è l’altro che se ne accorge e li va a cercare?), si gingilla nel mettere in piedi situazioni sbilenche (la costruzione dell’ariete e il suo funzionamento?) e infruttuose. L’inclinazione che allora si rafforza maggiormente per lo spagnolo è quella ludica, il gioco, che talune volte scavalla l’argine dellacume per diventare esclusivamente fine a se stesso, è il piedistallo che sorregge la pellicola e quando coadiuvato da soluzioni brillanti (il finale riluce: ☼) sa superare il benaccolto passatempo.

8 commenti:

  1. Io questo l'ho amato alla follia ! *_*

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  2. Divertente è divertente ma io da un Film esigo di più. E poi la questione che il regista utilizza i suoi film per scopi pubblicitari non mi va particolarmente giù...

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  3. ma guarda io non la vedo proprio così...nel senso che Finisterrae era inizialmente solo una pubblicità per il sonar, poi era talmente figo che lui l'ha sviluppato a film completo ( la distancia non mi pare sia legato a qualche fine commerciale, ma forse mi sbaglio).
    Poi qui oltre all'umorismo c'è molto di più, a me ha inquietato parecchio in alcuni punti, come ha detto caballero in un intervista '' la gente è incasellata, vuole che gli si spieghi tutto senza far lo sforzo di immaginare. La distancia è un luogo, esiste nella mia testa, quindi lo mostro'' , io ci ho visto un tentativo di mettere in scena una parte di se stesso, una sorta di stato d'animo instabile che non può e non deve essere compreso, poi magari è solo un mio viaggio mentale ma ricordo che questo film mi stregò completamente,specialmente il finale che mi ha ricordato parecchio le performance di Olivier de sagazan

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  4. Sì i nani sono stati usati per il Sonar 2012... Di sicuro è l'opera migliore di Caballero ad oggi (con un finale meritevole), ma se, giusto per fare un esempio che ben conosci, mi metti davanti qualcosa come El auge del humano allora per me La distancia quasi scompare. Si può provare a guardare oltre l'aspetto comico, tuttavia mi sembra diffcile scorgere quegli abissi che il film di Williams sa trattare e che chiedo sempre al cinema

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  5. Ma si certo, l'opera di Williams è qualcosa di monumentale,offre tanti di quegli spunti di riflessione da diventare sovrastante, il paragone è impossibile anche perchè Caballero è un regista più cazzone ( nel senso buono del termine) e punta quasi tutto sul Weird per rendere interessante la visione ( che come giustamente sottolinei non fa scorgere abissi,ma perchè a dispetto di EADH che è un film che parla dell'umanità in senso globale questo è qualcosa di più personale). Però nel suo piccolo è riuscito ad affascinarmi parecchio, ricorda un sacco il cinema di Dupieux ( un altro per cui stravedo xD ) ma con un certo rigore formale che gli dà quel tocco di contemplativo che lo rende ancor più straniante : non sai mai se prenderlo sul serio o meno ma alla fine ti rendi conto che ti ha lasciato qualcosa.
    Comunque capisco perfettamente quello che vuoi dire,in parte lo condivido , ma io sono un weirdseeker e cose di questo genere mi mandano in estasi :D

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  6. Il paragone è sciocco come del resto lo è usare il paragone come metro di giudizio. E' stata una cosa che mi è venuta su così data la visione fresca di EADH. Comunque, se questo fosse un mondo giusto un cinema come quello di Caballero dovrebbe essere la normalità, e non voglio sminuire niente, intendo che la tecnica, l'originalità, la cazzonaggine sarebbero gli ingredienti perfetti per una visione a cui non richiedi indietro 90 minuti della tua vita, ma si sa, il mondo non è giusto perché non sono giuste le persone che lo abitano e allora pezzetti di panacea come La distancia contro una vita triste e cattiva restano ad appannaggio degli appassionati e niente di più.

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  7. Amen fratello !!

    ps- Ti ho proprio intrippato con EADH :P ^^

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