Eviterò di
ripetere nuovamente tutto il discorso che si cela dietro
all’artisticità di Sergio Caballero, ne ho già
parlato sia in Finisterrae (2010) che in Ancha es Castilla/N’importe quoi (2014), ergo non mi va una terza volta
di indignarmi nei confronti di un film che si fa prodotto nonché
mezzo pubblicitario, quindi spazio a La distancia (2014): e lo
spazio è un buon punto di partenza, ci troviamo in una di
quelle situazioni dove è cosa buona et giusta affermare che il
luogo è protagonista e che l’edificio abbandonato ha un
ruolo più centrale degli attori, sono constatazioni immediate
ma vere; questo, comunque, accadeva anche per Finisterrae,
sebbene qui, probabilmente a causa dello stallo che costituisce
l’intero film, l’impressione è più forte e sa
trovare conferme nette. Non basta però l’elevazione
dell’ambiente sul palcoscenico per centrare il punto, perché
in siffatti termini e in codesta ottica Caballero arriva dopo una
riga di registi che sono due o tre spanne sopra di lui, quindi se c’è
un’area su cui volgere il nostro sguardo non è di certo
quella del set poiché nulla di immostrato si staglia, bisogna
invece sintonizzarsi sull’ingegnosità che il direttore del
Sónar si prodiga a
diffondere in ogni angolo della propria opera. Nell’assistere alla
Distancia è
inevitabile annotarsi sul taccuino elementi di originalità ed
ironia che provocano apprezzamenti a partire dalla base, la traccia
narrativa, passando per la scrittura dei personaggi (pochi, eppure
memorabili) e saltellando di minuzia in minuzia (il collegamento
genitale-mentale; il nome della mortadella), così facendo
Caballero crea una sorta di fidelizzazione spettatoriale che si
avvale di un contratto dotato delle seguenti condizioni: io ti
guardo, tu stupiscimi.
Un
passaggio che si stacca dai due lavori precedenti si situa
nell’abbandono da parte del regista di portare gli ingranaggi
nascosti alla luce del sole, tale trend era davvero l’ossatura
principe dei film passati, ed anche se divertente alla lunga prestava
il fianco a qualche ripetitività. È probabile che se La
distancia fosse stato girato con
quel mood, nelle occasioni dove il nano impiega le sue doti
telecinetiche avremmo visto il filo che muoveva gli oggetti
fluttuanti nell’aria. Abbandonata dunque l’attitudine
smascherante cosa sostanzia ora il cinema di Caballero?
Probabilmente, anche se lo dico senza esserne troppo sicuro, un
approccio più maturo, nello specifico una derisione delle
prassi narrative perché qua, detto brutalmente, non succede
niente di sceneggiaturialmente costruttivo, Caballero gongola
nell’attesa, occulta passaggi e persone (chi è il tizio che
uno dei nani uccide all’inizio? E chi è l’altro che se ne
accorge e li va a cercare?), si gingilla nel mettere in piedi
situazioni sbilenche (la costruzione dell’ariete e il suo
funzionamento?) e infruttuose. L’inclinazione che allora si
rafforza maggiormente per lo spagnolo è quella ludica, il
gioco, che talune volte scavalla l’argine dell’acume per
diventare esclusivamente fine a se stesso, è il piedistallo
che sorregge la pellicola e quando coadiuvato da soluzioni brillanti
(il finale riluce: ☼) sa superare il benaccolto
passatempo.
Io questo l'ho amato alla follia ! *_*
RispondiEliminaDivertente è divertente ma io da un Film esigo di più. E poi la questione che il regista utilizza i suoi film per scopi pubblicitari non mi va particolarmente giù...
RispondiEliminama guarda io non la vedo proprio così...nel senso che Finisterrae era inizialmente solo una pubblicità per il sonar, poi era talmente figo che lui l'ha sviluppato a film completo ( la distancia non mi pare sia legato a qualche fine commerciale, ma forse mi sbaglio).
RispondiEliminaPoi qui oltre all'umorismo c'è molto di più, a me ha inquietato parecchio in alcuni punti, come ha detto caballero in un intervista '' la gente è incasellata, vuole che gli si spieghi tutto senza far lo sforzo di immaginare. La distancia è un luogo, esiste nella mia testa, quindi lo mostro'' , io ci ho visto un tentativo di mettere in scena una parte di se stesso, una sorta di stato d'animo instabile che non può e non deve essere compreso, poi magari è solo un mio viaggio mentale ma ricordo che questo film mi stregò completamente,specialmente il finale che mi ha ricordato parecchio le performance di Olivier de sagazan
Sì i nani sono stati usati per il Sonar 2012... Di sicuro è l'opera migliore di Caballero ad oggi (con un finale meritevole), ma se, giusto per fare un esempio che ben conosci, mi metti davanti qualcosa come El auge del humano allora per me La distancia quasi scompare. Si può provare a guardare oltre l'aspetto comico, tuttavia mi sembra diffcile scorgere quegli abissi che il film di Williams sa trattare e che chiedo sempre al cinema
RispondiEliminaMa si certo, l'opera di Williams è qualcosa di monumentale,offre tanti di quegli spunti di riflessione da diventare sovrastante, il paragone è impossibile anche perchè Caballero è un regista più cazzone ( nel senso buono del termine) e punta quasi tutto sul Weird per rendere interessante la visione ( che come giustamente sottolinei non fa scorgere abissi,ma perchè a dispetto di EADH che è un film che parla dell'umanità in senso globale questo è qualcosa di più personale). Però nel suo piccolo è riuscito ad affascinarmi parecchio, ricorda un sacco il cinema di Dupieux ( un altro per cui stravedo xD ) ma con un certo rigore formale che gli dà quel tocco di contemplativo che lo rende ancor più straniante : non sai mai se prenderlo sul serio o meno ma alla fine ti rendi conto che ti ha lasciato qualcosa.
RispondiEliminaComunque capisco perfettamente quello che vuoi dire,in parte lo condivido , ma io sono un weirdseeker e cose di questo genere mi mandano in estasi :D
Il paragone è sciocco come del resto lo è usare il paragone come metro di giudizio. E' stata una cosa che mi è venuta su così data la visione fresca di EADH. Comunque, se questo fosse un mondo giusto un cinema come quello di Caballero dovrebbe essere la normalità, e non voglio sminuire niente, intendo che la tecnica, l'originalità, la cazzonaggine sarebbero gli ingredienti perfetti per una visione a cui non richiedi indietro 90 minuti della tua vita, ma si sa, il mondo non è giusto perché non sono giuste le persone che lo abitano e allora pezzetti di panacea come La distancia contro una vita triste e cattiva restano ad appannaggio degli appassionati e niente di più.
RispondiEliminaAmen fratello !!
RispondiEliminaps- Ti ho proprio intrippato con EADH :P ^^
eccome!
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