giovedì 19 marzo 2009

Nosferatu, il principe della notte

Non ho mai visto Nosferatu il vampiro di Murnau, e quindi molto probabilmente non avrò colto rimandi e/o citazioni alla pellicola del 1922. Dunque le mie impressioni potrebbero risultare “monche”: cioè uno potrebbe venire a dirmi che se non ho visto l’originale non avrò capito un cazzo di questo. Legittima osservazione, ma io sono convinto che il paragone non è un metro di giudizio attendibile. E quindi non è che togliendo qualcosa da A per darlo a B, o viceversa, si puo' giudicare un’opera.Nosferatu, il principe della notte è un film che Herzog ha voluto girare per creare un ponte fra il vecchio cinema tedesco e quello recente. Il buon Werner riteneva l’opera di Murnau un capolavoro assoluto, il più importante film mai prodotto in Germania. Per onorare al meglio questo compito affidò al suo amico/nemico Klaus Kinski il ruolo di Dracula, mentre a Isabelle Adjiani (Possession, 1981) e Bruno Ganz furono affidati i ruoli di Lucy Harker e Jonathan Harker, quest’ultimo doppiato in italiano da Ferruccio Amendola.
Poteva Herzog girare un “semplice” film di vampiri? Sì, ma non si è fermato a questo. Che la pellicola tragga spunto dal romanzo di Bram Stoker è evidente, ma c’è dell’altro.
Premettendo che l’intera pellicola è ben lontana dai ritmi a cui siamo abituati per quanto riguarda un film dell’orrore, Nosferatu può essere diviso in due tronconi. Nel primo Jonathan Harker si reca al castello del conte Dracula per affari e qui fa conoscenza del padrone di casa. Sorvolando sul fatto che io appena visto il vampiro sarei fuggito a gambe levate lasciando soltanto il mio ologramma tipo Bip-Bip, appare in tutto il suo mistero il personaggio interpretato da Kinski che sembra far parte della notte. In alcune eccellenti inquadrature soltanto la sua testa bianca sbuca dalle tenebre alzando di non poco il mio personale “fear level”. Ciò che più risalta è però quanto il vampiro sia poco vampiro e tanto uomo, e di come la sua vita eterna sia vissuta più come una condanna che come un dono. Nella prima parte dunque si delineano per bene i personaggi con un occhio di riguardo alla natura, che come sempre nelle opere del regista tedesco, ha una notevole importanza.

Ma è nella seconda parte, in cui il conte Dracula si reca a Wismar per moredere il collo di Lucy, che Herzog si allontana maggiormente dai canoni dell’horror. Dopo che Jonathan viene morso dal vampiro, quest’ultimo è come se avesse assorbito un po’ della vita dell’uomo. Le parti s’invertono: Jonathan diventa abulico, depresso, sull’orlo della follia. Il conte invece acquisisce vitalità, slancio verso un amore che non può avere ma che desidera fortemente. E infatti, verso la fine, Lucy concede il suo collo al vampiro, ma quella scena è carica di erotismo (notare dove Kinski appoggia la mano), e questo amplesso al sangue dura fino al mattino, fino a quando la luce penetra dalle finestre e secca il conte Dracula. Si possono fare diverse interpretazioni, ma io voglio credere che Lucy vedesse nel vampiro il suo Jonathan e che il vampiro si sia lasciato sorprendere dal giorno perché dopo tanto tempo, o forse per la prima volta, si sentiva vivo.

Alcuni critici vedono la metafora del nazismo nell’esercito di topi che arriva con la barca fantasma. Topi bianchi che invadono la città e la mente dei suoi abitanti i quali credono che un’epidemia di peste stia mietendo vittime fra i cittadini. E qui Herzog regala scene ad alto tasso visionario: delle persone danzano in una piazza fra bare maiali e topi. Alcune sono sedute ad un sinistro banchetto che definiranno “ultima cena” agli occhi di un’incredula Lucy. Sembra una città devastata dalla guerra, l’ultima danza sul cratere del vulcano.
Ma come ho scritto poco fa i ritmi sono lenti, e la paura, escluso Dracula, è praticamente assente. Bisogna accettare che questo NON è un film horror, o almeno non soltanto. Se siete alla ricerca di uno slasher movie o di un torture porn allora è meglio che vi teniate alla larga.

6 commenti:

  1. C'entra il giusto, ma sul tema ricordo con un certo amore L'Ombra del Vampiro del 2000 con John Malkovich e Willem Dafoe, opera di fantasia sulla realizzazione del Nosferatu del 22.

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  2. gran film questo, uno dei pochi esempi di "remake" ben riuscito!

    da quel che vedo, maratona Herzog ultimamente, giusto?

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  3. Giusto :D.
    E molto deve ancora venire.

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  4. Ma la moglie di Jonathan nel romanzo non era Mina?
    Lucy mi pare fosse la migiore aica di Mina, non la moglie di Jonathan

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  5. Le cose sono due, anzi tre: potrebbe essere stato fatto un cambiamento da parte del regista, o mi sono sbagliato io nel riportare i nomi, oppure ti sbagli te, Francesco :p.

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  6. che coincidenza, visto che hai parlato di Herzog sto recuperando i suoi film, pensa te ho trovato anche questo qui^^ quando lo vedrò scriverò il mio parere ^^

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