Probabilmente, anzi senza probabilmente, il film più conosciuto di Neil Jordan.
E non poteva essere altrimenti visto gli attori che calcano la scena: Brad Pitt, Tom Cruise, una giovanissima Kristen Dunst, Antonio Banderas, Christian Slater e Stephen Rea ( La moglie del soldato, 1992), quest'ultimo fedelissimo del regista irlandese. Se a ciò si aggiungono gli effetti speciali di Stan Winston e le scenografie di Dante Ferretti il piatto (hollywoodiano) è servito.
Beh beh beh beh beh, niente male davvero.
La figura del vampiro è tra le più affascinanti nell’universo dei mostri: eterno ma fragile, costretto a rinunciare alla luce per vivere la notte. Un cacciatore le cui prede sono ciò che egli stesso è stato in un passato più o meno remoto. Si nutre di sangue e non ha rimorso di affondare i suoi canini nel collo di qualche giovinetta. Cioè, di solito non dovrebbe avere alcun rimorso, ma cosa accade se un vampiro non ha ancora abbandonato del tutto le vesti di umano?
Su questa domanda poggia il film che ha in Brad Pitt un personaggio in balia delle emozioni anche se passa le giornate dentro ad una bara. Vedovo, ritrova nella piccola Claudia, da cui deve essersi ispirato l’autore di Lasciami entrare (2008) per Eli, la moglie e la figlia scomparsa prematuramente. Ma il laccio che lega i due stringe come un cappio il triste Luis, e pur trattandosi di una bimbetta, Claudia rovescia il rapporto adulto-bambina, diventando la vera mente del duo.
Se Luis rimpiange la morte, anche Claudia invidia le donne che possono essere tali, in quanto lei è una bicentenaria intrappolata nel corpo di una undicenne. Visto che la storia è ambientata fra il 1791 e il 1993, entrambi avrebbero potuto fare un passo a Vienna a cavallo tra ‘800 e ‘900, un tizio di nome Sigmund avrebbe potuto aiutarli.
La prima ora scorre via liscia con l’intreccio Pitt-Cruise-Dunst, dopo la dipartita (temporanea) dell’ex marito di Nicole Kidman la vicenda perde un po’ di interesse ma si mantiene su buoni livelli. L’entrata in scena di Banderas occupa il “vuoto” lasciato da Cruise, ma dopo la morte della bambina il film ha ormai poco da dire, anche se quel poco lo dice abbastanza bene.
Menzione speciale per la scena in cui Luis si reca in una sala cinematografica e afferma con commozione di essere riuscito a vedere per la prima volta l’alba dopo centinaia di anni. Grande metafora, il cinema come finestra per il mondo, ebbravo Neil.
Oltre all’eleganza della messa in scena che ha il suo apice nelle catacombe parigine, la prova attoriale degli interpreti è notevole. Su tutti Tom Cruise che impersona alla grande il ruolo di vampiro cattivo. Bravissima la giovane Dunst, forse la migliore, mentre un po’ troppo di marmo Brad Pitt, ma questo vale un po’ per tutti i suoi film, a cui non bastano due occhi diafani per renderlo un succhiasangue tenerone.
Valido dai, per una serata in compagnia è ok.
E non poteva essere altrimenti visto gli attori che calcano la scena: Brad Pitt, Tom Cruise, una giovanissima Kristen Dunst, Antonio Banderas, Christian Slater e Stephen Rea ( La moglie del soldato, 1992), quest'ultimo fedelissimo del regista irlandese. Se a ciò si aggiungono gli effetti speciali di Stan Winston e le scenografie di Dante Ferretti il piatto (hollywoodiano) è servito.
Beh beh beh beh beh, niente male davvero.
La figura del vampiro è tra le più affascinanti nell’universo dei mostri: eterno ma fragile, costretto a rinunciare alla luce per vivere la notte. Un cacciatore le cui prede sono ciò che egli stesso è stato in un passato più o meno remoto. Si nutre di sangue e non ha rimorso di affondare i suoi canini nel collo di qualche giovinetta. Cioè, di solito non dovrebbe avere alcun rimorso, ma cosa accade se un vampiro non ha ancora abbandonato del tutto le vesti di umano?
Su questa domanda poggia il film che ha in Brad Pitt un personaggio in balia delle emozioni anche se passa le giornate dentro ad una bara. Vedovo, ritrova nella piccola Claudia, da cui deve essersi ispirato l’autore di Lasciami entrare (2008) per Eli, la moglie e la figlia scomparsa prematuramente. Ma il laccio che lega i due stringe come un cappio il triste Luis, e pur trattandosi di una bimbetta, Claudia rovescia il rapporto adulto-bambina, diventando la vera mente del duo.
Se Luis rimpiange la morte, anche Claudia invidia le donne che possono essere tali, in quanto lei è una bicentenaria intrappolata nel corpo di una undicenne. Visto che la storia è ambientata fra il 1791 e il 1993, entrambi avrebbero potuto fare un passo a Vienna a cavallo tra ‘800 e ‘900, un tizio di nome Sigmund avrebbe potuto aiutarli.
La prima ora scorre via liscia con l’intreccio Pitt-Cruise-Dunst, dopo la dipartita (temporanea) dell’ex marito di Nicole Kidman la vicenda perde un po’ di interesse ma si mantiene su buoni livelli. L’entrata in scena di Banderas occupa il “vuoto” lasciato da Cruise, ma dopo la morte della bambina il film ha ormai poco da dire, anche se quel poco lo dice abbastanza bene.
Menzione speciale per la scena in cui Luis si reca in una sala cinematografica e afferma con commozione di essere riuscito a vedere per la prima volta l’alba dopo centinaia di anni. Grande metafora, il cinema come finestra per il mondo, ebbravo Neil.
Oltre all’eleganza della messa in scena che ha il suo apice nelle catacombe parigine, la prova attoriale degli interpreti è notevole. Su tutti Tom Cruise che impersona alla grande il ruolo di vampiro cattivo. Bravissima la giovane Dunst, forse la migliore, mentre un po’ troppo di marmo Brad Pitt, ma questo vale un po’ per tutti i suoi film, a cui non bastano due occhi diafani per renderlo un succhiasangue tenerone.
Valido dai, per una serata in compagnia è ok.
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