Perché ho avuto l’impressione che tutta la baracconata messa in piedi sia stata solo un pretesto per mostrare le solite torture/scuoiamenti/sbudellamenti/scarnificazioni?
Mmm.
Penso.
Ripenso, mumble mumble...
Finito: boh.
Allora, c’è una ragazzina di nome Lucie, torturata per anni, che riesce a scappare dai suoi aguzzini. Dopo questo soggiorno non proprio di salute, ne esce un tantino lacerata, così si sente sempre inseguita da un mostro che vuole ucciderla. Fortuna che nel collegio dove viene portata incontra un’altra ragazzetta, di nome Anna, con cui stringe una forte amicizia, o forse qualcosa di più.
Quindici anni dopo, Lucie si reca nella casetta di una famiglia perfettina, e con un fucile fa secchi tutti, in quanto colpevoli, secondo lei, di essere stati i suoi seviziatori. Sarà vero?
Intanto Anna la raggiunge nella casa, e scoprirà che sì, era tutto vero. Anzi, capirà a sue spese, di quanto fosse tutto vero.
Ma che differenza c’è tra un malato terminale che coinvolge in macabri giochetti le sue sventurate cavie, e una sorta di congrega segreta alla ricerca di un martire, se in fin dei conti utilizzano lo stesso mezzo per raggiungere i propri scopi, ossia quello della violenza nuda e cruda senza filtri?
Che i francesi siano diventati dei leader in questo campo è ormai assodato. Ma per quanto mi riguarda, almeno di ciò che ho visto, niente è da ricordare nei secoli a venire. Calvaire, Saint Ange (dello stesso regista, Pascal Laugier), Alta tensione, sono discreti, regalano anche buoni momenti, soprattutto il film di Aja, ma comunque niente di memorabile. E Martyrs conferma tutto ciò.
Se per molti, a quanto leggo, è considerato come un punto d’arrivo per il cinema horror, per me è una delle tante pellicole di questo filone uscite negli ultimi anni che tra l’altro riprende, senza riuscirci troppo, alcuni generi come rape & revenge con Lucie che torna dai suoi aguzzini armata di doppietta e una massiccia dose di incazzatura, horror orientali con quella bestiaccia che striscia nell’oscurità, e il recente torture-porn, con i continui calcioni/schiaffoni/pestoni ai danni di Anna.
Teoricamente non è un limite questa pelle camaleontica, ma nella pratica Martyrs non convince, almeno non come pietra miliare del genere.
Seguendo lo schema che ho proposto qua sopra, direi che la parte iniziale della vendetta è buona. Senza se e senza ma Lucie irrompe nella casa e uccide tutti. Un po’ come i due di Funny Games, anche se qui gli intenti di fondo sono più terra terra. Le apparizioni del mostro sono ben fatte grazie ad un montaggio veloce che non lascia respiro. Dopo la morte di Lucie il film decolla con il suo momento migliore: la scoperta di Anna della cella sotto la casa con conseguente prigioniera – e a proposito, se ‘sti simpaticoni della setta volevano vedere la luce che illumina gli occhi di un moribondo, perché a questa povera crista gli hanno trapanato il cervello per avvitarci una mascherina di ferro?- , dopodiché c’è il tracollo. Le riprese si concentrano soltanto su Anna che si becca una marea di botte da un tizio, e di conseguenza diventano statiche, fredde, ripetitive, scontate.
Lo scotennamento finale poi, è un po’ la ciliegina su di una torta, che come quasi sempre accade negli horror, ha una sceneggiatura scricchiolante al tal punto che mi sono alzato per andare ad oliare la porta della camera. Invece era il film.
Le due protagoniste (Mylène Jamapnoi e Morjiana El Alaoui), che vedete nella locandina con il loro bel nasino all’insù, sono due gran belle gnocche. Non so se essere felice o meno (per l’economia del film) del loro appena accennato legame saffico, ma mi sono apparse credibili, anche se ad esser sinceri non fanno altro che urlare istericamente coperte da croste di sangue per tutto il film, però oh, che bone!
Ah, comunque io so cosa ha visto la martire alla fine, lui:
Se no la vecchiaccia malefica che si è ammazzata a fare? ;)
Mmm.
Penso.
Ripenso, mumble mumble...
Finito: boh.
Allora, c’è una ragazzina di nome Lucie, torturata per anni, che riesce a scappare dai suoi aguzzini. Dopo questo soggiorno non proprio di salute, ne esce un tantino lacerata, così si sente sempre inseguita da un mostro che vuole ucciderla. Fortuna che nel collegio dove viene portata incontra un’altra ragazzetta, di nome Anna, con cui stringe una forte amicizia, o forse qualcosa di più.
Quindici anni dopo, Lucie si reca nella casetta di una famiglia perfettina, e con un fucile fa secchi tutti, in quanto colpevoli, secondo lei, di essere stati i suoi seviziatori. Sarà vero?
Intanto Anna la raggiunge nella casa, e scoprirà che sì, era tutto vero. Anzi, capirà a sue spese, di quanto fosse tutto vero.
Ma che differenza c’è tra un malato terminale che coinvolge in macabri giochetti le sue sventurate cavie, e una sorta di congrega segreta alla ricerca di un martire, se in fin dei conti utilizzano lo stesso mezzo per raggiungere i propri scopi, ossia quello della violenza nuda e cruda senza filtri?
Che i francesi siano diventati dei leader in questo campo è ormai assodato. Ma per quanto mi riguarda, almeno di ciò che ho visto, niente è da ricordare nei secoli a venire. Calvaire, Saint Ange (dello stesso regista, Pascal Laugier), Alta tensione, sono discreti, regalano anche buoni momenti, soprattutto il film di Aja, ma comunque niente di memorabile. E Martyrs conferma tutto ciò.
Se per molti, a quanto leggo, è considerato come un punto d’arrivo per il cinema horror, per me è una delle tante pellicole di questo filone uscite negli ultimi anni che tra l’altro riprende, senza riuscirci troppo, alcuni generi come rape & revenge con Lucie che torna dai suoi aguzzini armata di doppietta e una massiccia dose di incazzatura, horror orientali con quella bestiaccia che striscia nell’oscurità, e il recente torture-porn, con i continui calcioni/schiaffoni/pestoni ai danni di Anna.
Teoricamente non è un limite questa pelle camaleontica, ma nella pratica Martyrs non convince, almeno non come pietra miliare del genere.
Seguendo lo schema che ho proposto qua sopra, direi che la parte iniziale della vendetta è buona. Senza se e senza ma Lucie irrompe nella casa e uccide tutti. Un po’ come i due di Funny Games, anche se qui gli intenti di fondo sono più terra terra. Le apparizioni del mostro sono ben fatte grazie ad un montaggio veloce che non lascia respiro. Dopo la morte di Lucie il film decolla con il suo momento migliore: la scoperta di Anna della cella sotto la casa con conseguente prigioniera – e a proposito, se ‘sti simpaticoni della setta volevano vedere la luce che illumina gli occhi di un moribondo, perché a questa povera crista gli hanno trapanato il cervello per avvitarci una mascherina di ferro?- , dopodiché c’è il tracollo. Le riprese si concentrano soltanto su Anna che si becca una marea di botte da un tizio, e di conseguenza diventano statiche, fredde, ripetitive, scontate.
Lo scotennamento finale poi, è un po’ la ciliegina su di una torta, che come quasi sempre accade negli horror, ha una sceneggiatura scricchiolante al tal punto che mi sono alzato per andare ad oliare la porta della camera. Invece era il film.
Le due protagoniste (Mylène Jamapnoi e Morjiana El Alaoui), che vedete nella locandina con il loro bel nasino all’insù, sono due gran belle gnocche. Non so se essere felice o meno (per l’economia del film) del loro appena accennato legame saffico, ma mi sono apparse credibili, anche se ad esser sinceri non fanno altro che urlare istericamente coperte da croste di sangue per tutto il film, però oh, che bone!
Ah, comunque io so cosa ha visto la martire alla fine, lui:
Se no la vecchiaccia malefica che si è ammazzata a fare? ;)
Scrivi benino e anche in maniera piuttosto simpatica.
RispondiEliminaIl sarcasmo non basta, Però.
Assai più semplicemente, non ci hai capito un emerito cazzo.
E bada, non mi riferisco solo all'invereconda superficialità con cui hai etichettato le varie "anime" della pellicola. Il paragone con Saw e l'annesso putridume torture porn non fa che evidenziare quanto tu questo film l'abbia travisato.
E' proprio che ti manca la competenza (di genere?), e probabilmente anche la sensibilità necessaria alla piena percezione di quanto quest'opera sia imprescindibilmente importante.
E non solo per l'Horror tout court, azzarderei.
Tutto vero quel che dici, e non sei nemmeno il primo, qua e là nel blog sono disseminate minacce anche piuttosto divertenti.
RispondiEliminaNon c'ho capito un cazzo e non ho le competenze, possibilissima la prima affermazione, condivisibile la seconda.
Però mi sono esposto, se vuoi male, superficialmente, come un principiante. Ma ho detto.
Tu hai puntato il dito e bon. Torna caro Anonimo, torna a dirmi il perché e il percome, secondo te, Martyrs sarebbe un'opera talmente importante, non solo per il genere a cui appartiene. Sono qui che ti aspetto.
condivido la recensione. Non una schifezza ma certamente nulla di davvero memorabile. Nella storia dell'horror si sono viste pellicole molto più pesanti e malate di martyrs, che sul terreno del "malsano" lo fregano nettamente, da cannibal holocaust in su. Il problema è vedere poi se tutto questo abbia a che fare con l'horror o anche solo col film di paura. Paura ne fa relativamente poca, quando tanti film anche senza pretese da quel punto di vista sono da cardiopalma. Come horror, per trama, atmosfera, fotografia, sceneggiatura pensare che questo film possa essere anche solo accostato ai capolavori del genere di Wise, Polanski, Jack Clayton, Avati, Argento, Bava, Romero, Hooper, Carpenter e compagnia fa ridere.
RispondiEliminaGianni
Ma guarda Gianni credo che confrontare due film di epoche /ché qui si parla di questo, periodi molto lontani tra loro) sia un'operazione rischiosissima, quasi mortificante per l'una o per l'altra opera. Più giusto comparare a quelle contemporanee, e allora lì sì dico che Martyrs non riesce a spiccare rispetto ad altre - il che non vuol dire che sia peggio - e non si pone come spartiacque. Ovviamente per me.
RispondiEliminaAh, e no. Secondo me Martyrs non è pensato per "far paura", almeno non al significato che abbiamo noi di questo termine. Non fa leva sulla tensione, che spaventa appunto perché è qualcosa di non tangibile ma che comunque si avverte, bensì sull'immagine: cruda, diretta, lampante.
RispondiEliminaHo visto questo film proprio stasera. Presentatomi come un capolavoro. Per l'appunto.
RispondiEliminaBeh... non vorrei essere volgare, non si addice ad una madamigella come me.
Sarà anche vero che io sono di gusti assai complessi, e per farmi piacere un film praticamente deve essere un capolavoro. Chennesò.
Fatto sta che l'anonimo Gianni ha citato personaggi quali Polansky, Avati, Argento (non pronuncerò parola, giuro, però cavolo, ci credi davvero?), Romero, e chi più ne ha più ne metta. Sono sì, personaggi importanti. Ma chiamarli grandi registi dallo spessore rilevante per bravura mi fa davvero ridere.
Passando oltre e non perdendo il filo del discorso (anche perchè poi si va inevitabilmente a finire sul gusto personale, e non m'interessa in questo caso)...
...il problema credo sia di fondo. Nessuno sa inventarsi nulla di nuovo. Soprattutto per quanto riguarda gli horror.
L'horror tratta sempre le stesse tematiche che coinvolgono gli identici personaggi, in maniera più o meno differente per una trama che va reciclata sempre nello stesso bidone.
Basta pensarci. I più complessi giocano sul fattore violenza che sembra ed infatti è gratuita, con una parvenza finto-psicologica usata come arma a mo' di giustificazione.
Altrimenti si scade in zombies-vampiri-mostri-alieni.
I più quotati però sono quelli che infine riconducono ad una morale religiosa, prevalentemente cristiano-cattolica (come questo, tra l'altro).
Se alla gente piace, ben venga, però da prima che nascessi tutto questo era stato già presentato e ripresentato in mille salse differenti, e al quasi 2011 nulla di nuovo pare nascere ancora.
Quando ho visto sulla mia mail che avevi commentato Martyrs ho temuto un bacchettamento anche da parte tua. Poi ho pensato ai tuoi gusti, per quel poco che li conosco, e ho realizzato che un film così difficilmente ti sarebbe piaciuto.
RispondiEliminaNon so, quello che dici è condivisibile. L'horror è un genere strano, si può dire di esserne dei fan, ma a meno di non essere ragazzini brufolosi che si esaltano per un po' di budella, Capire davvero questo movimento a volte mi risulta difficile perché come dici tu vi sono delle riproposizioni sceniche e descrittive che ammazzano l'originalità. Boh, comunque Martyrs è piaciuto veramente tanto in giro, fai te che una volta un tizio mi ha mandato una mail incazzato come una iena sul fatto che non avessi apprezzato l'opera... mah!
Ah, il povero Darione nazionale... :(
vabbè, sta gente che insulta perchè un film non piace a qualcuno mi fa troppo ridere. Alla fine sono gusti, indipendentemente dalla cultura cinematografica, che è differente. Cioè, mi autocito: Dario Argento lo trovo ridicolo. E' il maestro dell'horror italiano. Certo. Ma non me ne vanterei.
RispondiEliminaMi sto ancora vergognando io per lui grazie alla figuraccia che ha fatto con Giallo. Di certo Adrien Brody ce la sta mettendo tutta per gettar fango su di lui, i suoi films e l'Italia stessa, e non mi viene da biasimarlo.
Comunque sia... non è che devi pensare a me solo come a quella persona che storce il naso a tutto XD
Anzi, apprezzo molto che tu recensisca films di tutti i tipi. Anzi, meglio per te, sui films che trovo belli mi dilungo tipo tema delle elementari (la colpa è stata tutta delle mie insegnanti old style, volevano temi di non minimo 6 colonne. Mai assimilato il concetto di sintesi, io).
Con questo, ti auguro una buona serata, faccio un inchino accennato appena e mi ritiro nelle mie stanze.
Giallo me lo sono evitato. Ero andato a vedere La terza madre al cinema e all'uscita del suddetto l'unica madre che nominavo era quella di Argento. Ho sentito che Brody sta cercando di evitare la distribuzione o qualcosa del genere. Beh, avrà anche ragione ma non lo sapeva a cosa andava incontro? Evidentemente non aveva visto La terza madre, Il cartaio, Il fantasma dell'opera, ecc. ecc. (ahimè ecc.)
RispondiEliminaCiao Misty, ci sentiamo su questi schermi.