Kenneth Pynian probabilmente non si sarebbe mai immaginato che il 2 Luglio del 2005 la sua vita si sarebbe fermata per colpa di un cavallo. E se anche fosse, un decesso per peritonite acuta a causa della perforazione del colon sarebbe stato l’ultimo dei suoi pensieri, ma d’altronde come si può avere paura di ciò che si ama?
In breve: nello stato di Washington un gruppo di zoofili organizza un week-end a luci rosse in una piccola fattoria. Si ride, si beve, si scherza e ci si fa montare da un cavallo. Pynian, un ingegnere sposato con figlio, ci rimette le penne. Il cavallo in questione, un Arabian e quindi un bel bestione, ci rimette il suo arnese in quanto dopo i “rapporti” aveva sviluppato strani comportamenti sessuali come leccare il pene ad un pony.
Beh, sarebbe stato facile per Robinson Devor scadere nel cattivo gusto. Probabilmente nelle mani sbagliate ci sarebbe stata una speculazione sulla vicenda che avrebbe trascinato il film in una dimensione pruriginosa, cosa che Polselli aveva puntualmente fatto nel 1973 con Oscenità. Invece Zoo, a dispetto della materia che tratta, è un film di gran classe. Anche per un profano come me salta subito all’occhio la bravura del regista nel maneggiare la mdp nelle splendide panoramiche della cittadina, a volte sul tramonto altre volte all’alba, trasmettono un senso di inquietudine, di disagio, di ansia.
Apprezzata la scelta di non far vedere praticamente nulla di esploitativo, esclusi alcuni veloci fotogrammi che mostra la polizia ai proprietari della fattoria; il video del fattaccio se lo volete vedere ciccate qui… eeeeh col cavolo questo è un blog serio!, comunque il video gira per davvero in rete, l’ho visto e devo ammettere che è bello tosto, sempre che si tratti realmente di Pynian.
I vari componenti del gruppo, che usano nomignoli tipo Coyote, Mr.Hand e Happy Horseman sono ovviamente impersonati da attori, mentre le riflessioni che accompagnano tutto il film sono state registrate da interviste ai reali protagonisti. Però se non si ha dimestichezza con l’inglese non è facile stare dietro a ciò che dicono anche perché non essendoci interlocutori visibili si perde tutta la comunicazione non verbale.
Locandina stupenda, una delle migliori che abbia mai visto, all’altezza della forma complessiva della pellicola che risulta un prodotto davvero ben confezionato; e pur trattando di zoofilia non scema nella volgarità gratuita, mostrando non solo il mondo esteriore dei protagonisti ma anche quello interiore, non riuscendoci appieno forse, ma il tentativo resta lodevole.
In breve: nello stato di Washington un gruppo di zoofili organizza un week-end a luci rosse in una piccola fattoria. Si ride, si beve, si scherza e ci si fa montare da un cavallo. Pynian, un ingegnere sposato con figlio, ci rimette le penne. Il cavallo in questione, un Arabian e quindi un bel bestione, ci rimette il suo arnese in quanto dopo i “rapporti” aveva sviluppato strani comportamenti sessuali come leccare il pene ad un pony.
Beh, sarebbe stato facile per Robinson Devor scadere nel cattivo gusto. Probabilmente nelle mani sbagliate ci sarebbe stata una speculazione sulla vicenda che avrebbe trascinato il film in una dimensione pruriginosa, cosa che Polselli aveva puntualmente fatto nel 1973 con Oscenità. Invece Zoo, a dispetto della materia che tratta, è un film di gran classe. Anche per un profano come me salta subito all’occhio la bravura del regista nel maneggiare la mdp nelle splendide panoramiche della cittadina, a volte sul tramonto altre volte all’alba, trasmettono un senso di inquietudine, di disagio, di ansia.
Apprezzata la scelta di non far vedere praticamente nulla di esploitativo, esclusi alcuni veloci fotogrammi che mostra la polizia ai proprietari della fattoria; il video del fattaccio se lo volete vedere ciccate qui… eeeeh col cavolo questo è un blog serio!, comunque il video gira per davvero in rete, l’ho visto e devo ammettere che è bello tosto, sempre che si tratti realmente di Pynian.
I vari componenti del gruppo, che usano nomignoli tipo Coyote, Mr.Hand e Happy Horseman sono ovviamente impersonati da attori, mentre le riflessioni che accompagnano tutto il film sono state registrate da interviste ai reali protagonisti. Però se non si ha dimestichezza con l’inglese non è facile stare dietro a ciò che dicono anche perché non essendoci interlocutori visibili si perde tutta la comunicazione non verbale.
Locandina stupenda, una delle migliori che abbia mai visto, all’altezza della forma complessiva della pellicola che risulta un prodotto davvero ben confezionato; e pur trattando di zoofilia non scema nella volgarità gratuita, mostrando non solo il mondo esteriore dei protagonisti ma anche quello interiore, non riuscendoci appieno forse, ma il tentativo resta lodevole.
Ciao,
RispondiEliminacomplimenti per il blog, completissimo e ricco di spunti (più lo spulcio, più la classica lista si riempie di titoli!)
Sei uno dei pochi che parla di questo film: a mio avviso un gran bel documentario, davvero disturbante, forse grazie alla pacatezza delle voci narranti e alla candida pulizia delle immagini.
Ti rinnovo i complimenti,
a presto,
O.
PS: Azz, mi sono accorto adesso che il post è di tre anni fa!
Ciao O. grazie delle tue parole! Non ricordo granché di questo documentario visto il tempo intercorso, però ne conservo una buona impressione, qualcosa che mi fa dire: "ehi, mi pare fosse ben fatto!"
RispondiEliminaCi si legge!
in vena di grande saccheggio oggi ti rubo anche questo Zoo.speriamo bene visto il torrente in secca. sempre di grande ispirazione eraserhead!
RispondiEliminasaccheggia barbaramente quanto ti pare e piace!
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