Il turno di guardia
notturno riserva un incontro inatteso.
Cortometraggio
commerciale finlandese di alta fattura: il regista Misko Iho, dedito
principalmente al videoclip, maneggia piuttosto bene gli strumenti
che ha a disposizione, e lo si avverte da subito con una qualità
video ad alta definizione che esalta l’accuratezza delle luci in
scena, da qui si genera quella che si potrebbe definire un’atmosfera
che non lesina una sottile suspense (maculata da piccoli indizi
insospettenti), creazione di un’attesa che suggerisce il plausibile
accadimento di un Fatto. E puntualmente il Fatto succede permettendo
al corto di spiccare un piccolo salto oltre l’aiuola
dell’intrattenimento per disquisire, addirittura, e con
un’apprezzabile puntura d’ironia, dell’Universale, passando dal
Sé al Big Bang in un nanosecondo.
Chiaro che Potilas
(2010) è una normale gocciolina nell’oceano-cinema, e per di
più ha l’aggravante come molti altri lavori brevi di voler a
tutti i costi stupire con il finale che ribalta gli assiomi, il
tipico coup de théâtre
nemmeno troppo necessario che non ho mancato di redarguire in altri
corti (vedi Still Life [2005]
o Security [2006]), resta al
contempo lodevole l’aspetto formale che coniugato ad una prova
attoriale convincente (lo si evince, per me, da come rimane impressa
la figura della guardia, maschera divertente)
e ad una levità indispensabile per questo tipo di progetti,
riesce a far distinguere il minimo necessario questa goccia dispersa
nell’enorme mare che abbiamo di fronte, quello dove c’è
tutto quel cinema, bello e suadente, che dobbiamo fronteggiare.
me lo guardo, mi sa che mi piace :)
RispondiElimina"enorme mare che abbiamo di fronte, quello dove c’è tutto quel cinema, bello e suadente, che dobbiamo fronteggiare" mi ricorda Massimo Troisi:
"Io non leggo mai... Io sono uno a leggere loro sono milioni a scrivere.. Non li raggiungo mai!!"
Verissimo. Se infatti faccio una media di quanti libri leggo in un anno (facciamo uno al mese), e la prospettiva di vita che ho (se tutto va bene), arrivo a 600 libri, pochissimi se paragonati alle possibilità che il mercato offre. Vabbè, me ne farò una ragione.
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