Un acquazzone biblico
sconvolge la vita di una vecchina e della sua vacca.
La leche y el agua
(2006), ultimo short prima del debutto The Thin Yellow Line
(2015), è un corto di Celso R. García, regista classe
’76 laureato in Scienze della Comunicazione a Guadalajara, il quale
si concentra nell’impostazione estetica per delineare la condizione
della sua protagonista: e ci riesce, l’anziana donna si avverte
come assolutamente sola poiché la baracca in cui abita
è qualcosa di molto simile ad una casa-alla-fine-del-mondo
circondata da una terra spaccata dall’aridità e accessoriata
di un orizzonte polveroso dall’aspetto sinistramente marziano.
Anche se non rientriamo certamente nell’ordine dell’eccezionalità,
la percezione che l’esistenza dell’anziana sia fatta
esclusivamente di solitudine è un dato che arriva, attraverso
codici ordinari, ma comunque arriva. In aggiunta García
introduce un pizzico di sentimentalismo con l’altarino dedicato al
marito defunto che successivamente avrà un ruolo di primo
piano per chiudere il cerchio del film, e non solo quello.
Ma il punto cruciale del
corto è la dipendenza tra uomo e animale [1] che trova nel
latte il punto di incontro tra i due esseri, non per niente la
secrezione mammifera viene come offerta in dono alla foto del coniuge
sull’altarino e nuovamente non per niente la grossa pozzanghera
generata dalla pioggia torrenziale nel momento in cui la realtà
lascia spazio alla surrealtà ricorda il siero bovino: l’acqua
fangosa diventa bianca, pozza amniotico-sepolcrale, ricongiungimento
latticineo col passato. Chi scrive è rimasto abbastanza
soddisfatto del cambio di passo del film che permette di affacciarsi
su panorami meno terreni, riuscendo a citare, senza scadere in
melensaggini, quel capolinea senile accettato con grande umiltà
da chi è l’attore principale di tale viaggio senza ritorno,
quel sereno inabissarsi sotto il pelo dell’acqua che ci lascia un
monito da prendere e da mettere nel cassetto del comodino: ognuno di
noi ha una mucca a cui badare. E non è uno scherzo.
__________
[1] Il laccio tra la
donna e la bestia, che si dimostra indissolubile nel finale, ricorda
il documentario coreano Old Partner (2008) dove viene
sovrapposta l’agonia di un fattore e quella di un bue che dopo
trent’anni di durissimo servizio è obbligato ad andarsene
nel paradiso dei buoi.
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