È Natale, e un gruppo di collegiali appartenenti ad una specie di confraternita denominata Alpha Kappa si riuniscono senza troppa convinzione in una casa per scambiarsi i regali. Contemporaneamente in un manicomio criminale, il temibile Billy, pluriomicida che tenta la fuga ogni 25 dicembre, riesce finalmente nel suo intento per dirigersi nei luoghi dove era nato. Guarda caso la dimora in cui era cresciuto, e dentro la quale sono state compiute atrocità varie, è la stessa in cui le ragazze si sono riunite.
Serial killer in agguato + sbarbine starnazzanti? Il body count si esalta.
Remake del 2006 dell’omonimo Black Christmas datato 1974 che viene considerato da alcuni il primo slasher della storia, anche se la paternità di questo genere è spesso oggetto di diatribe in cui frequentemente si finisce a parlare dei soliti tre o quattro titoli tra cui Reazione a catena (1971) di Bava.
Non c’è molto da dire su questo film diretto da Glen Morgan, trattandosi di uno slasher ecco lì che qualunque commento possibile s’instrada in quello di mille altri suoi simili. Una nota che devia dall’ordinario è forse la presentazione dell’infanzia di Billy all’interno della casa che gode di una buona atmosfera, per il resto ci troviamo di fronte alla classica onnipotenza del villain che riesce a nascondersi in qualunque luogo (im)pensabile - anche il soffitto di un ospedale -, e la corrispettiva imbecillità dei protagonisti che invece di darsela a gambe restano nella casa a far da vittime sacrificali. Il tasso di gore rientra nella norma, qualche occhio strappato, mangiato, infilzato e niente più. Inoltre il modus operandi di Billy consiste nell’infilare un sacchetto nero in testa alla vittima di turno per poi infilzarla con uno spillone, indi per cui anche nelle scene più splatterose molto è celato alla vista. Non che sia un difetto questo.
L’oscar della morte più stupida va alla tutrice delle ragazze che nel porticato viene trafitta da una stalattite di ghiaccio staccatasi dal soffitto… che sfiga!
Il gruppo di donzelle, che farebbe invidia a Hugh Hefner o al sempre nostro Cavaliere, è più o meno stereotipato, e la velocità della loro dipartita è connessa al peso che hanno nel film: meno sono “importanti” e più criccano rapidamente. La final girl, tale Katie Cassidy, fa ciò che ogni final girl deve fare, ovvero urlare istericamente nelle situazioni di pericolo.
Insomma, uno slasher routinario che non vi cambierà la vita.
Ma oggi, amici lettori, essendo il compleanno del Nazareno, vi faccio i sentiti auguri per un Natale, non dico felice, perché è difficile, ma almeno sereno. Auguri!
Serial killer in agguato + sbarbine starnazzanti? Il body count si esalta.
Remake del 2006 dell’omonimo Black Christmas datato 1974 che viene considerato da alcuni il primo slasher della storia, anche se la paternità di questo genere è spesso oggetto di diatribe in cui frequentemente si finisce a parlare dei soliti tre o quattro titoli tra cui Reazione a catena (1971) di Bava.
Non c’è molto da dire su questo film diretto da Glen Morgan, trattandosi di uno slasher ecco lì che qualunque commento possibile s’instrada in quello di mille altri suoi simili. Una nota che devia dall’ordinario è forse la presentazione dell’infanzia di Billy all’interno della casa che gode di una buona atmosfera, per il resto ci troviamo di fronte alla classica onnipotenza del villain che riesce a nascondersi in qualunque luogo (im)pensabile - anche il soffitto di un ospedale -, e la corrispettiva imbecillità dei protagonisti che invece di darsela a gambe restano nella casa a far da vittime sacrificali. Il tasso di gore rientra nella norma, qualche occhio strappato, mangiato, infilzato e niente più. Inoltre il modus operandi di Billy consiste nell’infilare un sacchetto nero in testa alla vittima di turno per poi infilzarla con uno spillone, indi per cui anche nelle scene più splatterose molto è celato alla vista. Non che sia un difetto questo.
L’oscar della morte più stupida va alla tutrice delle ragazze che nel porticato viene trafitta da una stalattite di ghiaccio staccatasi dal soffitto… che sfiga!
Il gruppo di donzelle, che farebbe invidia a Hugh Hefner o al sempre nostro Cavaliere, è più o meno stereotipato, e la velocità della loro dipartita è connessa al peso che hanno nel film: meno sono “importanti” e più criccano rapidamente. La final girl, tale Katie Cassidy, fa ciò che ogni final girl deve fare, ovvero urlare istericamente nelle situazioni di pericolo.
Insomma, uno slasher routinario che non vi cambierà la vita.
Ma oggi, amici lettori, essendo il compleanno del Nazareno, vi faccio i sentiti auguri per un Natale, non dico felice, perché è difficile, ma almeno sereno. Auguri!
i tuoi post di luglio fanno paura...complimenti e auguri!
RispondiEliminaauguri di un felice Natale!!!
RispondiEliminaauguri ancora caro--sì,questo film lo ricordo..davvero nulla di che,in effetti..ah,mi associo ai complimenti di zonekiller...
RispondiEliminaAuguri e complimenti per l'interessante e variegato blog (a poco a poco lo sto spulciando per bene)
RispondiEliminaGrazie a tutti e ricambio con affetto virtuale!
RispondiElimina@ Zonekiller: eh, mi son fatto un'estate all'insegna di Svankmajer. Tanta roba.
Grazie Eraser! Auspico un sereno Natale anche a te!
RispondiEliminaRicambio ;)
RispondiEliminablack christmas, i gave you my heart, but the very next day you threw it away
RispondiEliminaE niente, guardo la pagina di Wikipedia del buon vecchio George e scopro che il suo vero nome è Georgios Kyriacos Panayiotou. Che belle cose, grazie Marco per avermi fatto scoprire questa chicca.
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