martedì 13 maggio 2008

Reazione a catena

L’inizio è fulminante. Una signora anziana su una sedia a rotelle si muove nella sua stanza buia, i violini quasi allegri in sottofondo stridono con l’atmosfera tetra della casa. Ad un tratto la musica cessa e dal buio sbuca un cappio che cinge il collo della vecchia uccidendola. È il primo omicidio di una lunga serie, una reazione a catena appunto.
Mario Bava è stato uno dei miglior registi del cosiddetto cinema di genere che abbiamo mai avuto in Italia, era amato dal pubblico ma quasi ignorato dalla critica di allora. Oggi il suo cinema è stato (fortunatamente) rivalutato, e a distanza di anni regala ancora certi brividi mica da ridere, la vecchia de I tre volti della paura (1963) me la sogno ancora di notte! Reazione a catena è uno dei suoi migliori film, tanto che venne scopiazzato da alcuni registi nordamericani, su tutti Sean Cunningham con il suo arcinoto Venerdì 13 (1980). Il film si svolge nei pressi di un lago in una zona chiamata “la baia”, la serie di brutali omicidi nasce da alcuni sotterfugi e biechi ricatti di natura economica che riguardano il luogo in cui il film è ambientato. La trama ha una impostazione da “giallo”, con l’aggiunta però di alcune scene altamente splatterose che per gli appassionati del genere saranno come la ciliegina sulla torta. Le scene forti sono innumerevoli e soprattutto ben girate, si va da repentine decapitazioni, a polipi che si muovono sopra cadaveri annegati (disgustoso), senza dimenticare la coppia trafitta da una spada mentre sta facendo l’amore nel letto, ed il finale completamente fuori di testa.
Il film venne distribuito nelle sale con il curioso nome di Ecologia del delitto, ad indicare una specie di ordine naturale negli omicidi, il carnefice diventa la vittima, cosicché l’equilibrio che domina l’ecosistema non si spezzi. Nessuno vince e nessuno perde.
La fotografia, curata da Bava stesso, è splendida perché dosa egregiamente la luce ed il buio creando uno stato di tensione notevole nello spettatore. Se si può trovare un difetto, a mio avviso, lo si può ricercare nell’entrata in scena e la veloce dipartita di troppi personaggi un po’ troppo simili tra loro, creando così un po’ di confusione del tipo: “Ma quello non era già morto?”. Anche i dialoghi non sono proprio brillanti, ma in fondo chissenefrega, c’è abbastanza per soddisfare un amante del “gore”, e allo stesso tempo uno del “giallo”, insomma che si vuole di più dalla vita? “Un Lucano” direte voi, “eh no” dico io! Un bel J&B che nei film di genere 70-80 era più presenzialista di Paolini alla tv, infatti anche qui viene messo in bella mostra.

Reazione a catena lo consiglio soprattutto a quelli che esaltano il cinema horror americano, senza sapere che neanche troppo tempo fa noi italiani eravamo cazzuti di brutto in materia.

4 commenti:

  1. Ma sei te l'eraserhead di serialkiller.info? No perchè le coincidenze sono troppe. A parte l'età ovviamente...

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  2. l'ho rivisto di recente… e son passata da queste tue vecchie rece ;)

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  3. vecchissima e piena di ragnatele, c'è troppa polvere: scappo via.

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