giovedì 15 maggio 2008

Il canto dei grilli


Un uomo sta correndo.
Il mare d’erba davanti a lui sembra non terminare mai, inciampa, ruzzola, si rialza, continua a correre.
Ha una pistola in mano, vorrebbe gettarla via ma non sa se è la cosa giusta da fare.
Inizia a sentirsi stanco, decide di fermarsi, gli viene da piangere ma non ha più lacrime.
Si sdraia sul prato, con il cuore che batte a mille, e guarda le stelle.
I grilli cantano una canzone speciale quella notte, lui ascolta con il petto che si gonfia e si sgonfia, loro cantano di un uomo e degli errori che ha commesso, di come non si possa tornare indietro certe volte, e della salvezza che in certi casi può essere raggiunta tramite lo strumento della dannazione.
Lui sa che c’è un colpo nella pistola.

Tre uomini e tre cani sono sulle sue tracce.
Loro hanno le torce, possono vedere nel buio.
Loro sentono gli odori grazie ai cani rabbiosi.
Loro hanno la divisa.
Ma non riescono a sentire il canto dei grilli quella notte, non sanno che l’uomo che stanno cercando ha ancora un colpo, se si fermassero un attimo ad ascoltare il continuo frinire allora capirebbero. Sono guidati dai cani e dalla loro frenesia, schiumano di rabbia, digrignano i denti, imprecano accecati dal desiderio.

Lui ascolta il canto.
Ha deciso cosa fare.
Si alza in piedi appoggiando la fredda canna alla sua tempia, il grilletto è più pesante di prima.
Un lampo ed un tuono.

Solo a quel punto i grilli smettono di frinire, hanno cantato per tutti quella notte, ora sono stanchi.

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