Rare sono le mie incursioni nel cinema da blockbuster, ma necessarie per non farmi perdere le coordinate nel mondo di celluloide.
David Fincher non è uno sprovveduto, grazie ad una gavetta nei set di alcuni film che hanno fatto la storia del cinema recente come La storia infinita, Il ritorno dello Jedi e Indiana Jones e il tempio maledetto, esordisce con il Alien³ (1992), non apprezzato dai fan del mostro in quanto il film affronta tematiche diverse dai suoi predecessori. Il grande salto avviene nel '95 con Seven, l’opera che rivoluziona il genere thriller a Hollywood grazie anche ad un cast stellare. Due anni dopo esce queso The Game, anch’esso con attori da urlo tipo Michael Douglas protagonista o il sempre grandissimo Sean Penn.
Nicholas Van Orton è il classico miliardario che ha lasciato gli affetti in cambio del denaro, nel giorno del suo compleanno il fratello Conrad gli regala la partecipazione ad un gioco speciale.
Metaforicamente si può vedere il film come una strada senza uscita che collassa su stessa, sembra che l’inizio e la fine coincidano, Nicholas si getta giù da un palazzo così come aveva fatto il padre, ma la soluzione sta nel titolo del film, è un gioco, un gioco riabilitativo aggiungerei. La curiosità dello spettatore in questo genere di film sta sempre nel vedere fino a che punto il regista riesce a spingersi, e a quanto risulti credibile.
A fine visione si può anche essere soddisfatti, il ritmo, la tensione e qualche spruzzata di ironia, fanno digerire due ore di girato. A freddo però è inevitabile qualche considerazione sulla sceneggiatura: credo sia difficile che un’organizzazione riesca a controllare in modo così tentacolare una serie di situazioni... la polizia, la banca, l’ospedale, le tv, tutto sembra piegarsi alle richieste della Rcs ed al suo gioco.
Bella la scena in cui Nicholas entra nella Rcs e rivede seduti tutti i personaggi che ha incontrato negli ultimi giorni, ma anche quello era il gioco, oppure no?
Dunque da una parte si può accettare la storia così com’è e godersi il film senza fare troppe domande, dall’altra si può andare a spaccare il capello in quattro e credo che salteranno fuori parecchie incongruenze. Io sto tra i primi, in fondo è solo finzione, un gioco insomma.
David Fincher non è uno sprovveduto, grazie ad una gavetta nei set di alcuni film che hanno fatto la storia del cinema recente come La storia infinita, Il ritorno dello Jedi e Indiana Jones e il tempio maledetto, esordisce con il Alien³ (1992), non apprezzato dai fan del mostro in quanto il film affronta tematiche diverse dai suoi predecessori. Il grande salto avviene nel '95 con Seven, l’opera che rivoluziona il genere thriller a Hollywood grazie anche ad un cast stellare. Due anni dopo esce queso The Game, anch’esso con attori da urlo tipo Michael Douglas protagonista o il sempre grandissimo Sean Penn.
Nicholas Van Orton è il classico miliardario che ha lasciato gli affetti in cambio del denaro, nel giorno del suo compleanno il fratello Conrad gli regala la partecipazione ad un gioco speciale.
Metaforicamente si può vedere il film come una strada senza uscita che collassa su stessa, sembra che l’inizio e la fine coincidano, Nicholas si getta giù da un palazzo così come aveva fatto il padre, ma la soluzione sta nel titolo del film, è un gioco, un gioco riabilitativo aggiungerei. La curiosità dello spettatore in questo genere di film sta sempre nel vedere fino a che punto il regista riesce a spingersi, e a quanto risulti credibile.
A fine visione si può anche essere soddisfatti, il ritmo, la tensione e qualche spruzzata di ironia, fanno digerire due ore di girato. A freddo però è inevitabile qualche considerazione sulla sceneggiatura: credo sia difficile che un’organizzazione riesca a controllare in modo così tentacolare una serie di situazioni... la polizia, la banca, l’ospedale, le tv, tutto sembra piegarsi alle richieste della Rcs ed al suo gioco.
Bella la scena in cui Nicholas entra nella Rcs e rivede seduti tutti i personaggi che ha incontrato negli ultimi giorni, ma anche quello era il gioco, oppure no?
Dunque da una parte si può accettare la storia così com’è e godersi il film senza fare troppe domande, dall’altra si può andare a spaccare il capello in quattro e credo che salteranno fuori parecchie incongruenze. Io sto tra i primi, in fondo è solo finzione, un gioco insomma.
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