Sappiate che El brau
blau (2008) dice di questo: di un ragazzo che nella sua casa di
campagna nei pressi di Barcellona si allena a fare il torero. Dunque,
dall’esordio di Daniel V. Villamediana, il quale sarà anche
co-auotre di Aita (2010), e prodotto dall’uomo che ha le
mani su buona parte del cinema spagnolo d’essai e non solo, sto
parlando di Luis Miñarro
(Familystrip,
2009), non è proprio una passeggiata estrapolare un’esegesi che
non sia la banale descrizione di ciò a cui abbiamo assistito, l’unico dato certo è che il protagonista è un grande
appassionato di corrida (lo apprendiamo nell’incipit) e questo suo
amore è vissuto attraverso atti in bilico tra il rituale e la
pazzia, tra l’allenamento e lo straniamento dal mondo civile. È
ipotizzabile che Villamediana punti in questa direzione disegnando un
quadro parecchio astratto dove il centro del tutto, l’aspirante
torero, sfugge alle interpretazioni più ovvie: è una sorta di
fantasma inquieto che ripete ossessivamente gesti e movenze e che
appartato nella sua dimensione si autocostruisce un’altra realtà.
I suggerimenti del regista sono flebili ma presenti, infatti nella
miglior sequenza del film vediamo l’ombra del tizio agghindato da
matador con
in sottofondo le urla di un ipotetico pubblico, quindi scampoli di
onirismo e surrealtà che si ripresentano con l’apparente esistenza
indipendente del mantello rosso il quale è in grado di starsene
ritto vicino al suo padrone.
Ad
un prodotto curioso e con una linea formale ben definita nella sua
ibridazione (troppo documentaristico per poter parlare di finzione, e
troppa finzione per poter parlare di documentario), si affaccia
comunque un grosso perché. Perché utilizzare un’ora della propria
esistenza per un esemplare di cinema che non scriverà la storia e
dove il massimo dell’azione vede uno squinternato infilzare
ripetutamente una balla di fieno? Beh, se vi interessa la tauromachia
potrebbe essere un’occasione per assistere ad una versione di
questo antico spettacolo che esce dal seminato, una vera e propria
proposta aliena e nonsense, ma dato che presumo vi sia un numero
molto esiguo dei suddetti fan, alla sopraccitata domanda non si può
che rispondere con un beh: la cinefilia è una patologia cronica e
più il film è occulto e più stuzzica, se poi nei fatti non si
tratterà di un capolavoro indimenticabile non importa, ciò che
conta è poter dire di averlo visto. Io ho visto El
brau blau e tu?
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