venerdì 6 marzo 2020

Eleganssi

Per caso siete interessati a conoscere le modalità con cui dei ricchi signorotti finlandesi passano il loro tempo libero nel bel mezzo delle campagne locali insieme a dei fidati cani cacciando fagiani e altre tipologie di uccelli? So che chiaramente ognuno di voi è fortemente appassionato da tematiche così importanti legate al bene dell’umanità tutta, quello che mi sento di dirvi è però di non farvi prendere dalla foga, fate con calma, intanto Eleganssi (2016) sta lì, non scappa, vi aspetta con il suo focus su questi abbienti personaggi che vestiti come lord britannici razzolano sui prati scandinavi imbracciando fucili e tenendo sulla corda i formidabili segugi che si portano appresso, ascoltateli poi discettare del più e del meno gongolandosi di un passato gagliardo nei giardini di Düsseldorf, decidete quindi di seguirli durante gli appostamenti, le attese, carpendo la sottile tensione che anticipa una schioppettata e l’eco che si propaga subito dopo, osservateli nelle raffinate magioni mentre ricordano a memoria il pedigree dei setter e dei pointer che li servono, intrufolatevi in cucina durante la preparazione della cacciagione e infine sedetevi al tavolo dell’esclusivo club di gentlemen sorseggiando un pregiato Bordeaux in compagnia di uno stimato editore, un dirigente d’azienda e altri soggetti dalla posizione sociale rispettabile. Sento che non state più nella pelle, che il vostro hype è salito in orbita e che, già senza averlo, sapete che questo cortometraggio diventerà uno dei film del vostro cuore...

… a parte l’ironia da quattro soldi di cui sopra, è difficile trovare il target di pubblico a cui è diretto un lavoro come Eleganssi, davvero, a meno che non siate dei cacciatori (anche se, in fondo, la caccia in sé è un argomento marginale) o degli studiosi di sociologia finnica (materia che ho inventato or ora), rischiereste di buttare al vento una mezz’ora di esistenza, se invece siete semplicemente dei cinefili sempre alla ricerca di rarità, be’, non è che la musica cambi su questo versante, sempre di inessenzialità parliamo. La regista Virpi Suutari fa un po’ suo l’attributo del titolo perché eleganti non sono solo gli uomini in scena ma anche il quadro visivo generale che nelle riprese interne si trasforma quasi in un set fotografico di Vogue. La cura dietro il progetto c’è, e ciò si consolida nella volutamente mancata trattazione dell’arte venatoria che, di fatto, non viene mai esplicitata, non è mai, se così si può dire, presa di petto (mi aspettavo di ritrovarmi in un Safari [2016] in salsa nordica, mi aspettavo male), le prede sono appena appena mostrate in video, l’atto di sparare, di uccidere (per gioco/noia/passatempo), non è preso in particolare considerazione, piuttosto Suutari si concentra sui cani, probabilmente i veri protagonisti del film, tanto da dedicare a loro degli alberi genealogici sovrimpressi sullo schermo. Poi ci sono anche le persone, i cacciatori, per i quali è plausibile che la regista abbia pensato un ritratto che disattendesse le aspettative, chi pensava di trovarsi davanti degli invasati deve invece fare i conti con tizi facoltosi che come hobby sparano agli uccelli, contenti loro vien da dire, meno contenti noi che eravamo a caccia soltanto di un buon esemplare cinematografico e invece la nostra mira non si è rivelata delle migliori.

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