mercoledì 25 marzo 2020

Zombi Child

Siccome il tempo passa inesorabile e la memoria vacilla pericolosamente, sono andato a rileggere i miei esigui scritti del passato su Bertrand Bonello e si è accesa una piccola lampadina: dal punto di vista strutturale non è la prima volta che il regista nato a Nizza utilizza due piste narrative, anzi la scelta di creare un oggetto dal doppio volto è stata un po’ una prerogativa più o meno esplicita nel suo cinema, se prendete Tiresia (2003), un’opera che ricordo con grande piacere, avrete l’esempio di una chiara bipartizione, una specie di primo e secondo tempo nettamente divergenti l’uno dall’altro, in Zombi Child (2019) la duplice impalcatura del racconto è sicuramente più addomesticata, più regolarmente intrecciata se vogliamo, e quindi più “convenzionale”. Del resto che il cinema di Bonello stesse cambiando lo avevamo capito dal biopic Saint Laurant (2014) e anche dal successivo Nocturama (2016), mi sembra che adesso ci sia una maggiore attenzione alla storia e la susseguente tendenza a ridurre i deragliamenti verso altre zone cinematografiche. Tenendo a mente ciò non si può comunque dire che nel delineare la parte del redivivo Clairvius Narcisse e quella dell’adolescente Fanny Bonello risulti tradizionale, parliamo pur sempre di un autore rispettabile che sa bene come gestire la materia che tratta, che ha i suoi tempi e una sua sintassi (quel vizietto dello split screen...), ma se devo fare un’osservazione la faccio su come i due mondi, quello francese e quello haitiano, vengono a contatto, chi scrive ha percepito della confusione nelle modalità con cui nel finale il rituale a Parigi ed il rituale al di là dell’Atlantico si intersecano, non so, l’ho avvertito quasi come un pretesto per far comparire in scena un demone fino a quel momento non pervenuto. Ad ogni modo non si tratta di un male immedicabile, tutt’altro, a prescindere dalla mia personale sensazione le battute conclusive arrivano con un montaggio alternato che fa aumentare di non poco i giri del motore creando così un inatteso strato di tensione che travalica il reale (occhio che a Bonello piace molto esplorare dimensioni altre, recuperate l’insospettabile De la guerre, 2008) e che nell’evocazione luciferina del Barone Samedi raggiunge un discreto picco di suggestione (quanto Lynch c’è nel volto deformato del giovane Pablo?).

Facendo un passo indietro, ho apprezzato le modalità espositive adottate da Bonello per la costruzione del suo impianto filmico, c’è equilibrio e la giuste dose di mistero nell’imbastire la rappresentazione di due vite che non potrebbero essere più distanti e che invece, ad una lettura più attenta, risultano in stretto dialogo, del resto da una parte abbiamo Clairvius che senza memoria cerca nell’oblio l’affetto perduto, e dall’altra abbiamo Fanny che per via di una delusione amorosa vuole l’oblio per dimenticare l’affetto provato, e queste due linee si incontrano nel principale motivo di studio della pellicola: la religione vudù. Non credo ci siano molti film che si occupano di tale tema sicché, anche solo per questo, Zombi Child può meritare il vostro tempo, vieppiù che Bonello innesta nell’argomento magia-nera (dove ci offre però anche una visione razionale: la primissima inquadratura vede due mani che squartano quello che probabilmente è un pesce palla, ebbene, si sostiene che i casi di zombificazione ad Haiti siano dovuti alla somministrazione della tetrodotossina, una sostanza tossica contenuta, anche, nei pesci palla) la contemporaneità dell’oggi attraverso il focus su una comunità di giovani donne che fanno parte di un sistema elitario, regolato, tracciato (la rettrice che gongola nello snocciolare la percentuale di promozioni). È, a suo modo, la riduzione in scala di un asservimento, di una privazione della libertà che si consuma in seno alla nazione che della libertà ne ha fatto uno scudetto da mettere in mostra (salvo poi andare in giro per il mondo a imporsi su altri popoli). Il collegio come una piantagione dove i negrieri usano dei lavoratori senza pagarli? No, forse il collegamento è troppo ardito, se però allarghiamo la lente ermeneutica e consideriamo la scuola privata una metafora della società occidentale allora la prospettiva si fa più sfiziosa perché ok il folclore haitiano e il blitz simil-horror, ma Zombi Child, pur senza esprimersi a chiare lettere, lavora nel politico, o perlomeno dà il via a possibili riflessioni del genere. Come liberarci dunque? Come poter iniziare una nuova vita? Ah! Chissà, magari si può cominciare da un abbraccio e... walk on, walk on, with hope in your heart...

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