martedì 10 marzo 2020

Bucharestless

Sulla carta Bucharestless (2011) mi era stato venduto come un poema urbano dedito a catturare frammenti, ritagli e pezzetti della capitale rumena; interessante!, ebbi l’ardire di pensare, infatti, come già ripetuto da queste parti, l’idea di poter estrapolare il cinema dalla realtà mettendo semplicemente una mdp in mezzo alla vita che ci circonda è un’azione che intriga perché dimostrerebbe di come il cinema, alla fine, possa e debba esistere al di fuori di un set cinematografico, per tali motivi il lavoro di George Dorobanţu ha avuto a priori un certo appeal nei confronti di chi scrive, ma ovviamente non può che giungere un “ma” rovesciante le supposizioni pre-visione, diciamo che il regista da un lato conferma le aspettative, Bucharestless è effettivamente una sequenza di immagini proveniente da Bucarest dove l’occhio della camera si infila indiscreto in ogni suo anfratto scovando tutti i micro-mondi che compongono le aeree metropolitane, dal formicolare degli esseri umani a quello dei più piccoli insetti, però Dorobantu sceglie di accompagnare le suddette immagini con uno spossante tappeto musicale che non lascerà praticamente mai l’avvicendarsi dei fotogrammi sullo schermo.

È un accorgimento che non esito a definire suicida, davvero, come può arrivarci il ritratto di una città se viene manipolato da una componente che non gli appartiene minimamente? Dove va a finire la corrispondenza realistica se all’oggetto di studio si appiccica un insulso orpello? Ve lo dico io quale è l’effetto generato: è, con le dovuto proporzioni e contestualizzazioni, la medesima stonatura che si generava dalle produzioni pornografiche degli anni ’80-’90 in cui gli atti sessuali erano spesso “commentati” da musichette persuasive che non facevano altro che diminuire il tasso di verità al girato, ecco, quanto succede in Bucharestless è questo: c’è una paurosa perdita di autenticità in favore di uno scialbo fluire di immagini + sonoro che sono aridamente tali senza che vi sia un barlume di profondità a sorreggerle, il punto nodale poi è che l’album audio-fotografico di Dorobanţu dura come un film normale e quindi novanta minuti del genere sono un’enormità insostenibile a meno che non soffriate di insonnia, in tal caso avreste tra le mani un rimedio infallibile.

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