L’unico nonché
pallido merito che si può attribuire a Fenar Ahmad, regista
danese nato a Brno da genitori iracheni, è quello di essersi
affidato a tal Gro Therp, una casting director che in Danimarca ha
lavorato a film passati anche da queste parti (Dennis [2007];
Teddy Bear [2012]; A Hijacking [2012]), e che per
Megaheavy (2010) scova una ragazzina dai tratti estetici che
colpiscono, quasi un viso “difettoso” il suo, uno sguardo spento,
un corpo sproporzionato: è Jolly, la teenager che a dispetto
della sua goffaggine (e lo dimostrerà nel finale) sa ottenere
quello che vuole.
Per il resto, cioè
praticamente per TUTTO, Ahmad non pervenuto. È quasi superfluo
stare qui ad elencare le grosse banalità che ingolfano il
cortometraggio sotto esame, il banale, e di conseguenza il
prevedibile, è diventato ormai il nemico giurato del
sottoscritto: non sopporto letteralmente più una forma che
vorrebbe inserirsi nella cerchia dell’arte visiva dove ogni sua
componente costitutiva si infila nel gregge della normalità. È
normale lo sviluppo narrativo che contempla una sottospecie di colpo
di scena finale proprio perché è normale, soprattutto
nei lavori brevi, metastatizzare la globalità con un
rovesciamento conclusivo, ciò lo vedo come una forma alquanto
bizzarra di ansia da prestazione dove un regista avendo paura di non
essere all’altezza punta tutto sull’effetto sorpresa. Ed è
normale l’impiego di ralenti (multerei tutti coloro che usano tale
escamotage) poiché certo cinema per riuscire ad enfatizzare ha
bisogno di espedienti intensificanti e di operare con elementi che
finzionalizzano il girato, trucchetti che possono attirare
al massimo l’attenzione di un pivello, per colui che ha un minimo di coscienza
critica il risultato sarà come lo spazio nero che qui sotto ci
separa dal prossimo paragrafo.
Ed è purtroppo
normale, per me, non essere neanche lontanamente sfiorato da un
racconto del genere, nemmeno l’allestimento di un quadro dal sapore
un po’ retrò (quasi dolaniano, siamo negli anni ’80-’90)
riesce a scuotere qualcosa. A chi si accontenta lascio Megaheavy,
le mie orbite oculari sono calibrate per scandagliare ben altro.
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