Devo dire che Bacalaureat
(2016) mi ha annoiato abbastanza, e di questa noia Mungiu non è
poi nemmeno così responsabile, è un discorso più
ampio, oltre che strettamente soggettivo e pertanto chiedo scusa se
scriverò in modo superficiale del film in sé, che si
fonda su quei processi di sensibilizzazione verso l’arte affinati
da centinaia di visioni, è, in particolare, la cogente
necessità di poter assistere ad opere in grado ogni volta di
alzare l’ipotetica asticella del disorientamento, che detta così
sembrerebbe uno slogan da quattro soldi, ma, non so voi, io
preferisco perdermi guardando il cinema (anche in me stesso)
piuttosto che procedere con il navigatore satellitare perché
poi succede che tu un film che non hai mai visto, in realtà lo
hai già visto, sai tutto ancora prima dei crediti iniziali,
conosci la struttura che costituirà la storia, predici con un
basso margine di errore i possibili snodi narrativi, ipotizzi con
ampia sicurezza le dinamiche sottotestuali che infarciscono la
pellicola, sentenzi il fatto che comunque ci sarà un finale
risolutore, negativo o positivo che sia poco importa, e tutto ciò
non è granché appagante, non è questo, per il
sottoscritto, “andare” al cinema poiché preferisco di gran
lunga che sia il cinema ad “andare” in me, siamo noi la vera sala
di proiezione in cui si manifesta il Film, e potrei anche andare
avanti con altre mirabolanti similitudini ma il concetto penso sia
stato recepito: Un padre, una figlia è il solito
cerchio disegnato col compasso, noi di forme però non ne
vogliamo più.
Quindi Mungiu è
esente da colpe, e forse proprio qui giunge ad un equilibrio globale
che nei due titoli precedenti 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni
(2007) e Oltre le colline (2012) sbilanciati da gratuite
intensificazioni drammatiche non era registrabile. La perfetta
orchestrazione sceneggiaturiale dà vita ad un impianto
drammaturgico che cova i bollenti argomenti che più premono al
regista, c’è un bel ventaglio di tematiche servite su un
vassoio dorato che ha le sembianze di un sasso che infrange una
finestra, ecco allora le grandi questioni etico-morali sui sogni
(irrealizzati) dei genitori che si riversano sui figli, sulla
condotta che un padre dovrebbe o non dovrebbe tenere durante un
passaggio esistenziale della propria figlia, e poi, per ispessire la
portata semantica, le questioni dei singoli vengono fatte copulare
con quelle della collettività in un procedimento ripreso da
molti – se non tutti – i registi della (ormai poco) new wave
rumena, perché comunque siamo sempre in Romania e la Storia di
sicuro non si può cancellare, in più ‘sta volta
Mungiu va anche oltre il Paese di appartenenza illustrando meccanismi
che ci ricordano, se mai ce ne fosse bisogno, come funzionano le cose
in Italia e si presume in altri Paese del mondo, compiendo dunque un
gesto che sfiora l’universalità e che mi sento di definire
nuovo rispetto ai precedenti dell’autore nato a Iași. Eppure devo ritornare
alla Noia, eh sì, non ne sono sfuggito nemmeno al cospetto
delle innegabili qualità di cui Bacalaureat dispone, ho
sentito e sento tuttora la noia sommergermi mentre il Dottore cercava
di districarsi nel suo labirinto socio-personale, ed è sempre
la noia a farmi tirare via svogliatamente queste righe che si
sfibrano parola dopo parola, e prima di puntare il timone verso altre
isole mi ricordo che tanto tempo fa avevo visto un film di nome
Occident (2002), chissà se lì mi ero annoiato,
mi pare di no...
Mi e' sembrato un film troppo 'costruito', troppo artificiale, non nella storia, ma nel modo di raccontare, fatto senz'altro con buone intenzioni e passione, ma il risultato chissa' perche' sembra di avere poca anima. Opinione completamente soggettiva...
RispondiEliminaCondivido. Infatti ti invito a visionare Sieranevada, un film così simile nelle tematiche ma dotato di un opposto e vincente approccio
RispondiEliminaVolentieri, ho visto la recensione ;) guardando i film come Bacalaureat mi meraviglio sempre della quantita' di premi che ricevono...
RispondiEliminaFestival, premi, red carpet, giurie... Più passano gli anni e più mi sembra che il cinema non abbia niente a che fare con queste cose :)
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