Pensato originariamente come una serie televisiva per la tv francese, Les maîtres du temps (1982) è il secondo lungometraggio di René Laloux che affida il comparto grafico al suo connazionale Jean Giraud, in arte Moebius. Il risultato, ispirato come per Il pianeta selvaggio (1973) da un romanzo di Stefan Wul, è un film lungo 75 minuti che ha trovato distribuzione in terra italica grazie al lavoro della RHV che nel dvd messo in commercio ha proposto la versione in lingua originale con sottotitoli.
Lo scenario rappresentato è affine a quello de La planète sauvage, ossia un ambiente spaziale che esalta alla grande le doti artistiche e visive del duo Laloux-Moebius. Ma come nel film precedente che poteva essere letto in una chiave attuale attraverso il possesso umano da parte degli alieni, anche qui si rintraccia un sottotesto incastrato nel quadro fantascientifico. La metafora del pianeta Gamma 10 sulla globalizzazione che omogeneizza rendendo le persone delle marionette si affianca, inoltre, ad uno squisito susseguirsi di quadri sci-fi dall’inestimabile valore filmico.
In più la pellicola acquista particolarità con una conclusione segnata da un corto circuito spazio-temporale per certi versi simile al monumento markeriano La Jetée (1962) dove il cinema è la lunga strada da percorrere a ritroso, l’unica in grado di salvare il piccolo Piel.
René Laloux e Moebius: due maestri nel tempo.
Lo scenario rappresentato è affine a quello de La planète sauvage, ossia un ambiente spaziale che esalta alla grande le doti artistiche e visive del duo Laloux-Moebius. Ma come nel film precedente che poteva essere letto in una chiave attuale attraverso il possesso umano da parte degli alieni, anche qui si rintraccia un sottotesto incastrato nel quadro fantascientifico. La metafora del pianeta Gamma 10 sulla globalizzazione che omogeneizza rendendo le persone delle marionette si affianca, inoltre, ad uno squisito susseguirsi di quadri sci-fi dall’inestimabile valore filmico.
In più la pellicola acquista particolarità con una conclusione segnata da un corto circuito spazio-temporale per certi versi simile al monumento markeriano La Jetée (1962) dove il cinema è la lunga strada da percorrere a ritroso, l’unica in grado di salvare il piccolo Piel.
René Laloux e Moebius: due maestri nel tempo.
ottima "colonna sonora"
RispondiEliminanon troppo la sceneggiatura