domenica 14 novembre 2010

Per ora ti ascolto con felicità

Non mi metterò a parlare di musica, lo faccio a vanvera col cinema ed è sufficiente.
Non starò nemmeno a dire cose banali del tipo quanto è bello o quanto è brutto il nuovo album di Vasco Brondi. Risponderò solo se era ciò che mi aspettavo: sì, o meglio, era ciò che volevo ci fosse.
Mancherà l’impatto innovativo della spiaggia deturpata, mancherà. Eppure per uno come me che a volte va dietro alle cazzo di canzoni commerciali risentire quelle strofe sghembe, quelle parole disordinate, quelle distorsioni elettriche accompagnate da quelle struggenti melodie, mi ha fatto felice. E tanto.
Forse passerà, che a stare tanto tempo senza te c’avevo quasi fatto l’abitudine, ma per ora ti ascolto a occhi chiusi e ancora una volta mi ritrovo nelle tue insensatezze così simili alla vita, perciò grazie di cuore Vasco.

4 commenti:

  1. Considerando che ritengo il demo del 2007 una delle cose piu' belle mai uscite in italia e lo ascolto in media una volta al giorno, considerandoche ritengo gia' le spiagge deturpate una calata stilistica rispetto al demo, questo è proprio un album superfluo. La magia è esplosa e rimasta in quel cd masterizzato che distribuiva ai concerti. Giusto il mio penny per essere il solito guastafeste.

    Giovanni

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  2. No ma anche io speravo in qualcosa di differente, diciamo che per ora me lo faccio andare bene visto il lungo digiuno di roba nuova. E' probabile che fra un mese le mie orecchie siano già sature di queste canzoni. Il demo non l'ho mai ascoltato, quanti pezzi ci sono non presenti nel primo album?

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  3. quasi tutti, ne mancano due (tra l'altro due capolavori. Se dovessi mettere in confronto numerico il demo e il primo album il demo vincerebbe 10 a 3. Megauploadalo, ne vale la pena. E' un altro mondo, anche se sarai inevitabilmente condizionato dall'aver ascoltato prima l'album edito. Il demo (le luci della centrale elettrica 2007) e' più vero, più violento, più spontaneo, è di più. Capolvoro. L'album è solo un ombra istituzionalizzata.

    Gio

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  4. Ci butto un orecchio e poi ti faccio sapere.

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