mercoledì 21 ottobre 2009

L'alba della libertà

Dieter Dengler è stato un aviatore americano che durante la guerra del Vietnam salì alla ribalta della cronaca perché riuscì a fuggire da un campo di prigionia laotiano in cui venne deportato dopo essere precipitato col suo aereo. E divenne famoso anche perché riuscì a sopravvivere ben ventitre giorni nella giungla selvaggia, scalzo.
Un tizio con tali peculiarità non poteva non interessare ad Herzog che con questo tipo di storie ci va a nozze. E infatti nel ’97 diresse Il piccolo Dieter vuole volare, documentario ibrido (quindi alla Herzog) in cui lo stesso Dengler recitò nel ruolo di se stesso. La scelta di raccontare la storia del pilota sottoforma di documentario permise ad Herzog un risparmio notevole sul bilancio, ma il pallino di fare un film di fiction su Dengler non lo abbandonò negli anni successivi fino a quando si presentò l’occasione giusta sottoforma di Christian Bale, il quale s’interessò al progetto rendendo così possibile il coinvolgimento della storica casa di produzione hollywoodiana Metro Goldwyn Mayer.

Il risultato è L’alba della libertà, un film che, dispiace dirlo, è, insieme a Grido di pietra (1991), il più impersonale del regista bavarese. È difficile pensare che appena un anno prima Herzog girò L’ignoto spazio profondo (2005), film discutibile sotto diversi punti di vista, ma con una dote mica facile da rintracciare: l’autenticità. Quella che manca a questo film. L’alba della libertà ha il terribile sapore del già visto, e non parlo soltanto della storia raccontata, perché ormai dal Vietnam, cinematograficamente parlando, è difficile cavare dal buco qualcosa di "nuovo", ma di come viene narrata. Da Herzog è obbligatorio aspettarsi qualche guizzo, qualche movimento di macchina o, perché no, di stallo completo, inusuale, straniante. Invece è tutto molto american-style, a partire dall’abbattimento di Dieter in cui ho scorto l’uso della computer grafica… Brividi, il buon vecchio Stipetic che manipola le immagini con un computer… fa specie! A parte questo, che per un herzoghiano come me è quasi un tradimento, anche la struttura narrativa ricalca lo stile hollywoodiano. Dieter/Bale non entra neanche dalla porta di servizio nel clan degli eroi folli di Herzog perché lui È un eroe classico: sopravvive ad ogni sventura, dagli attacchi aerei alle sanguisughe, uscendone indenne neanche fosse Rambo. Capisco che le cose siano andate così nella realtà (ma fino ad un certo punto visto che la pellicola è stata definita "a dishonest film" da un sito creato ad hoc che denuncia la troppa importanza data alla figura di Dieter nella fuga dal campo di prigionia), però la pellicola, anche dal punto di vista estetico, non si discosta molto da una qualunque fiction in prima serata. Fortuna che Herzog, memore del suo passato, dimostra ancora di saperci fare in mezzo alla giungla, e dopo la fuga il film risolleva leggermente le sue sorti che fino a quel momento ristagnavano nella routine made in USA. Una routine dove all’eroe di turno è permesso tutto, anche di liberare prigionieri che stavano lì da mesi e mesi. Ma loro non ci avevano pensato a scappare?

Se Bale fosse nato qualche decennio prima sarebbe diventato una star del cannibal-movie vista la naturalezza con cui si muove in ambienti un tantino ostili con addosso quattro stracci. E poi è un grande trasformista, tutti quanti ricorderete la sua sconvolgente performance in L’uomo senza sonno (2004), anche qui perde qualche chilo per calarsi maggiormente nella parte, senza raggiungere fortunatamente (per lui) i livelli del film appena citato, ma risultando molto credibile. In quanto a magrezza non scherzano affatto anche gli altri prigionieri, tra cui spicca il bravo Jeremy Davies, uno di quegli attori di cui no si parla mai perché non hanno mai avuto grandi ruoli pur avendo recitato in film importanti.

Per un fan di Herzog L’alba della libertà è l’ultimo dei suoi film da vedere. Ma se di Herzog non ve ne frega un tubo bucato potrebbe anche piaciucchiarvi.

4 commenti:

  1. concordo con te..herzog è un regista particolare,estremo nel suo intendere il cinema.,.da questo punto di vista fitzcarraldo è emblematico,anche se il film suo che preferisoc è aguirre...

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  2. Grande Aguirre! Quello è un film magico, la colonna di uomini che discendono la montagna all'inizio dell'opera toglie letteralmente il fiato, cosiccome la mdp che ruota intorno alla zattera nel finale.

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  3. esatto..l'inizio del film è strepitoso..quella collonna che scende lungo il fianco del mont e è genio puro...ma quando vedrai la sena della balena di tarr...

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  4. Classico film sul vietnam?!? Credo che tu non avbia mai visto un film sul vietnam allora e la prima volta che vedo in un film dei soldato no vietcong per dirne una

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