Siccome di questo film non ci ho capito praticamente nulla, tradurrò spudoratamente la trama di IMDB scritta da qualche prode ardimentoso che si è cimentato nella visione di Hukkle: eliminando (quasi) del tutto i dialoghi, il film segue da vicino gli abitanti, e gli animali, di una piccola comunità ungherese: un vecchio uomo col singhiozzo, una pastorella con le sue pecore, un’anziana donna dai comportamenti ambigui, alcune cantanti ad un matrimonio. Mentre la maggior parte del film è costituita da un susseguirsi di scenette, nella sottotrama permane un sinistro ed appena percettibile odore di morte.
Bene. Cioè, male. Perché di altro non avrei molto da dire. La sinossi qui sopra è molto semplificata, in realtà il numero di personaggi seguiti (nel vero senso della parola, la mdp li riprende da vicinissimo) è maggiore, e non c’è un filo logico che lega il loro esserci filmico, e se c’è io non l’ho colto. A complicare le cose ci si mette l’assoluta mancanza di dialoghi che rende l’interpretazione della pellicola ancora più soggettiva. In un film come Hukkle – a proposito, il titolo significa letteralmente “singhiozzo”, ciò mi fa pensare che il vecchio abbia un ruolo di rilievo nella storia, ma vai a capire quale! – ognuno può vederci quel che vuole. Io ho intuito una visione bergsoniana del tempo, ma lasciando da parte chiavi di lettura metafisiche si può vedere il tutto come un “semplice” dramma dove delle persone muoiono perché avvelenate… o almeno così sembra.
Il regista ungherese György Pálfi, qui al suo primo lungometraggio (2002), è ben considerato dalla critica che lo definisce qua e là talentuoso ed imprevedibile. In effetti la sua regia è piuttosto curiosa poiché unisce sequenze accelerate in stile stop-motion a primi piani stranianti modello Lynch.
Visivamente Hukkle è una pellicola molto più curata di quanto possa sembrare, basta prendere le sequenze degli animali sotto terra o l’improvvisa apparizione di un caccia a folle velocità realizzata in computer grafica.
Se qualcuno passando di qui avesse la pazienza di spiegarmi il significato di questo film io ne sarei davvero felice. Nel frattempo pubblico il testo in inglese della splendida canzone finale che forse spiega il non-senso di tutto. E se pensate che lo faccia per rendere questo post meno scarno… beh, state pensando proprio bene.
If your husband has you seething
Belladonna you must feed him
Add some pepper, make it pleasing
He’ll be laid out by the evening
If you love your husband dearly
Good meals will keep him cheery
I’ll away to that far valley
I’ll away to that far valley
Where even birds go very rarely
Where even birds go very rarely
As the stork I too am lonely
As the stork I too am lonely
I have no one to console me
I have no one to console me
Days of sadness, life of sorrow
Days of sadness, life of sorrow
Star of sadness scars the morrow
Star of sadness scars the morrow
Bene. Cioè, male. Perché di altro non avrei molto da dire. La sinossi qui sopra è molto semplificata, in realtà il numero di personaggi seguiti (nel vero senso della parola, la mdp li riprende da vicinissimo) è maggiore, e non c’è un filo logico che lega il loro esserci filmico, e se c’è io non l’ho colto. A complicare le cose ci si mette l’assoluta mancanza di dialoghi che rende l’interpretazione della pellicola ancora più soggettiva. In un film come Hukkle – a proposito, il titolo significa letteralmente “singhiozzo”, ciò mi fa pensare che il vecchio abbia un ruolo di rilievo nella storia, ma vai a capire quale! – ognuno può vederci quel che vuole. Io ho intuito una visione bergsoniana del tempo, ma lasciando da parte chiavi di lettura metafisiche si può vedere il tutto come un “semplice” dramma dove delle persone muoiono perché avvelenate… o almeno così sembra.
Il regista ungherese György Pálfi, qui al suo primo lungometraggio (2002), è ben considerato dalla critica che lo definisce qua e là talentuoso ed imprevedibile. In effetti la sua regia è piuttosto curiosa poiché unisce sequenze accelerate in stile stop-motion a primi piani stranianti modello Lynch.
Visivamente Hukkle è una pellicola molto più curata di quanto possa sembrare, basta prendere le sequenze degli animali sotto terra o l’improvvisa apparizione di un caccia a folle velocità realizzata in computer grafica.
Se qualcuno passando di qui avesse la pazienza di spiegarmi il significato di questo film io ne sarei davvero felice. Nel frattempo pubblico il testo in inglese della splendida canzone finale che forse spiega il non-senso di tutto. E se pensate che lo faccia per rendere questo post meno scarno… beh, state pensando proprio bene.
If your husband has you seething
Belladonna you must feed him
Add some pepper, make it pleasing
He’ll be laid out by the evening
If you love your husband dearly
Good meals will keep him cheery
I’ll away to that far valley
I’ll away to that far valley
Where even birds go very rarely
Where even birds go very rarely
As the stork I too am lonely
As the stork I too am lonely
I have no one to console me
I have no one to console me
Days of sadness, life of sorrow
Days of sadness, life of sorrow
Star of sadness scars the morrow
Star of sadness scars the morrow
credo sia ispirato ad un fatto realmente accaduto. un avvelenamento di massa perpetrato dalle donne verso gli uomini della comunità del villaggio di Nagyrév, tre le due guerre mondiali.
RispondiEliminaovviamente nel film si "contemporanearizza" il misfatto.
Oooh grazie per essere passato di qua e avermi spiegato :)
RispondiEliminaComplimenti per i gusti cinematografici affini ai miei.
Ce ne sarebbe anche un altro, di sottotesto.
RispondiEliminaChe poi è una grande verità. Forse "La" verità:
La natura è femmina, come la vita.. e la morte.
Un pò il succo di quello che VonTrier anni dopo ha cercato (creduto?) di dire con quell'immonda porcata di "Antichrist". ;)
Bel blog, questo qui.
Tornerò!
D.M.
Immonda porcata no, dai :)
RispondiEliminaTi ringrazio per il contributo interpretativo, rileggendo quello che ci ho scritto mi accorgo di essere stato un po' tanto superficiale.
Grazie del benvenuto..
RispondiEliminaMa ribadisco, dopo "Antichrist" se VonTrier si desse all' aeromodellismo non sarebbe poi 'sta gran perdita. =)
D.M.
Il mio rapporto col danese è fatto di alti e bassi.
RispondiEliminaAntichrist l'ho apprezzato mentre Melancholia totalmente disprezzato, e anche nel suo passato ritengo che abbia fatto cose buone (ottime: Dogville) ed altre meno.
E' un tipo molto furbo, un accentratore d'attenzione, non bisogna dargli troppa corda perché altrimenti si fa il suo gioco; che è ciò che lui vuole.
Ma sì, sì... non è che stiamo parlando di Bruno Mattei, eh!
RispondiEliminaSolo che boh... io al tempo "Antichrist" ci provai pure, a farmelo piacere. Ma anche solo valutandolo come film "di genere" (quale comunque non è, e magari lo fosse stato) è un pastrocchio inguardabile. Che scivola inverecondo nel più involontario ridicolo così tante volte che, appunto, (con le debite proporzioni di budget) se la gioca parp paro con "Rats" o "Zombi 3".
Per il resto, l'hai detto, il mio apprezzamento (mai e poi mai entusiastico, ad ogni modo) per il tronfio di Copenaghen si limita a "Dogville".
Ho spulciato il tuo blog e insomma, hai il palato buono, ti piace gente come Béla Tarr, mica Castellano e Pipolo.
Cosa diavolo ci trovi di non dico apprezzabile, ma almeno salvabile, in "Antichrist"?
Se penso che VonTrier si autodefinisce il "miglior regista vivente" (ok, ok, questa chiamiamola "furbata accentra-attenzione") e (quel che è peggio!) in molti, persino fra gli addetti ai lavori, continuano ad avallare certe puttanate, allora conviene darsi tutti alle freccette e smetterla una volta per tutte di definire (certo) cinema "SETTIMA ARTE".
Sticazzi la provocatorietà, se è fine a se stessa e nulla ha a che fare con il valore intrinseco di una pellicola.
Saludos,
D.M.
è che Antichrist l'ho visto come il suo film più sincero. Pieno di cadute di stile, d'accordo, ma sofferto, sanguigno, ferino. Mi è parso che per una volta Lars sia sceso dal suo piedistallo dorato per farci capire che anche lui ha una paura fottuta come noi.
RispondiEliminaSticazzi sì comunque, di von Trier me ne faccio felicemente una ragione, io ho il mio santo patrono Tarr (rendiamo grazie a lui) e sono contento così.
ho dei bei ricordi di Antichrist, il lavoro di Trier che mi ha turbato maggiormente. E' una discesa negli inferi della mente e nel corpo.
RispondiEliminaNon sapevo se intervenire o meno perchè so bene che se uno non ci trova niente non saranno di certo le mie parole a fargli cambiare idea. Riconosco che certe scene sono un po' violente, ma lasciatemi dire che lo sono molto di più agli occhi di chi non sa andare oltre l'impatto visivo. Anche io, come te Eraserhead, ho apprezzato la sincerità del regista. Ha avuto un ruolo fondamentale nel film (come spesso accade) perchè è grazie ad essa che la sofferenza presente risulta così credibile, così autentica, Vedendo attentamente il suo lavoro pare che ci abbia mostrato i demoni della propria depressione.
Mi sembra un bel po' presuntuoso da parte di D.M. attaccarlo in quel modo. Non sarà un mostruoso capolavoro, ma di certo ha un valore artistico che merita rispetto.
Benvenuti all'oltrefondo show. Date pure sfogo ad un commenticidio :).
RispondiEliminaAd ogni modo credo che von Trier sia il regista contemporaneo che più di tutti spacca i giudizi. Onestamente non trovo nessun altro autore capace di questo. Non ci sono vie di mezzo quando si parla di lui, pregio o difetto?
x Wayne
RispondiEliminaSarebbe stato presuntuoso da parte mia mettersi a sproloquiare che so, sulla realizzazione tecnica (ovviamente ineccepibile), o sulla recitazione.
Io il film l'ho giudicato da spettatore (ad onor del vero neanche troppo smaliziato), e l'ho trovato patetico. Come trovo patetica l'aura di intoccabilità che oramai ammanta ogni scoreggia di mr. VonTrier. Mi ricorda tanto le crociate dei fans irriducibili di Darione nostro e insomma, c'è di peggio?
"riconosco che certe scene sono un pò violente".
Ok, mi rendo conto che nei commenti precedenti, forse per un eccesso di diplomazia, posso risultare fraintendibile. Allora cerco di essere più chiaro:
Ma magari il problema dell'Esorcicc.. pardon, di "Antichrist" fosse la sua (peraltro scialba e pretestuosissima) "violenza visiva". Un qualunque Eli Roth avrebbe saputo fare mille volte meglio (o peggio, fate voi), sempre visivamente parlando, in termini di efferatezze varie.
Per "provocatorietà" io mi riferivo più che altro alla vena misogina che il film veicola, ed alla decisione (anche questa che più aggratis non si poteva) di chiamare il film in quel modo, visto che il "maligno" di cui tratta non è certo quello dell'iconografia cistiano/cattolica. Ma si sa, blasfemia = scandalo assicurato, ergo fa notizia.
E per inciso, anche in un'ottica "di genere", è una pellicola che il capolavoro non lo sfiora neanche di striscio.
Vogliamo veramente parlare di viuleeenza mai fine a se stessa? Di dolore interiore? Di crampi al miocardio da un'ora e mezza?
Allora parliamo di "Martyrs", solo per rimanere nella stessa annata. Lì si che si possono usare paroloni come "disturbante" con cognizione di causa.
D.M.
Ecco. Quando sento "Martyrs" mi vengono gli stessi attacchi belligeranti che penso abbia tu quando senti "Antichrist".
RispondiEliminaE' un film che ho trovato soppravvalutato, e non dalla critica che non è mai troppo attenta agli horror, ma da Internet e da tutto l'universo di cinebloggers nei quali mi ci metto anche io.
Al tempo mi ero più incazzato nei confronti del plebiscito di Martyrs che del film in sé. Chi ne parlava di un film iper-(violento, disturbante, splatteroso, rivoltante) mi faceva alterare non poco dato che il sottobosco horror pullula di prodotti che grondano sangue anche più cattivi di questo, certo sono girati da cani ubriachi in confronto a Laugier, ma comunque esistono e sono un pochino più in là del proprio naso.
Poi di Martyrs non ho apprezzato alcuni passaggi della struttura narrativa, ma ad oggi non mi ricordo molto e quindi taccio.
Eraser,
RispondiEliminaQuoto quasi in toto quello che hai scritto. La partigianeria ad oltranza fa solo guai, verissimo.
Ciononostante io "Antichrist" e "Martyrs" non li citerei nemmeno nello stesso paragrafo.
Il film di Laugier, oltre ad essere una perla dal punto di vista prettamente registico, ha il non comune pregio di avere una trama accattivante ed originalissima ed un cast in stato di grazia (e in un film comunque etichettabile come "horror" scusate se è poco!). Checchè se ne dica non è un torture porn, e sebbene lo script presenti forse qualche scelta opinabile o non del tutto inattaccabile, il risultato trascende di gran lunga qualsiasi possibile critica.
Probabilmente, poi, lo stesso fatto d'aver visionato le due pellicole in questione quasi contemporaneamente, ha contribuito a farmene adorare una e detestare l'altra.
Con buona pace di fantaboschi, volpi parlanti e chaos che "fregna".
D.M.
Giudicare attraverso la camparazione è un atto sconsiderato, se poi il paragone è tra un horror e uno che non lo è (su questo penso che sei d'accordo con me: Antichrist non ha alcuna velleità horrorifica), come dici tu i due film non andrebbero nemmeno nominati nello stesso posto.
RispondiEliminaE' vero che Martyrs non è un torture porn, però ripensandoci avevo trovato un po' stucchevole l'insistenza - un vero e proprio accanimento - di riprendere le botte che la povera protagonista si piglia durante la prigionia al buio. L'avevo trovata una secca narrativa della non miglior specie: sottolineare in maniera così esibitoria la sofferenza e il dolore è una cosa che mi ha spesso provocato l'effetto contrario di quello voluto: ossia l'indifferenza.
Ad ogni modo il momento storico e personale in cui si visiona la pellicola checché se ne possa pensare influisce molto sul giudizio.
CIoè, io ho visto Martyrs a 21 anni, come potevo essere preparato non solo per questo film ma per il cinema in generale?
Per la serie: dovrei rivederlo. Ma con tutta la roba da scoprire che c'è in giro bypasso.
ritornando ad hukkle;) per me è stato il film perfetto in convalescenza. le impressioni a caldo sono di grazia sospesa e concreta musicalità. questo regista è ormai incasellato nelle mie stanze mentali riservate alle favolosità.mi ritrovo nelle letture dei commenti più in alto sulla terra e sulla natura in quanto femmine.la belladonna che uccide i mariti non desiderati o ingombranti. la mia visione personalissima è affine al mio sentire di adesso, l'avessi visto qualche anno fà avrei goduto della patinata litania dell'uomo contadino in simbiosi con la natura in un ciclo di vita e morte alternate,che si percepisce soprattutto nella prima metà del film, peraltro narrata divinamente dalle mille trovate di regia e montaggio di pàlfi. l'esorcismo di questa beffarda natura umana invece, giunge verso la fine a svelarsi, quasi del tutto, rivelandosi feroce almeno altrettanto.nelle boccette di belladonna si possono condensare millenni di animalismo ambientalismo e femminismo-ma lungi da me cercare di dare forma in un luogo non mio a questi "brutti ismi".
RispondiEliminaps: visto insieme a Il dono di Frammartino si è vicini al sillogismo.
è passato troppo tempo da quando vidi Hukkle, e quando lo vidi era un tempo in cui non è che mi concentrassi molto su esegesi e compagnia bella, indi per cui quanto scritto di mio pugno risulta superficiale, pazienza, il passato è sempre un monito per il presente. Comunque Pálfi è molto bravo, hai visto Taxidermia? C'è un altro suo film in arrivo, pare sia una specie di Verifica incerta con trama, sulla carta è geniale.
RispondiEliminaDi Hukkle ricordo sempre con piacere il canto finale della ragazza al matrimonio, l'ho rivisto spesso su youtube, mi piacque da subito.
Bella accoppiata con Frammartino, aldilà del comune contesto bucolico, riconosco ad ambo i film la trattazione di argomenti universali (vedasi vita-morte) con un piglio inconsueto.