In una Russia agli inizi del ‘900 si snodano le vite di persone diverse: Viktor Ivanovich è un produttore pornografico in erba che smercia foto osé all’adolescente Leeza, figlia dell’anziano ingegnere Radlov preso in cura dal dottor Stasov il quale ha due gemelli siamesi adottati. La “mostruosità” dei due ragazzini attira l’attenzione di Viktor Ivanovich che rapisce i gemelli e li porta in casa di Radlov morto per malattia. Qui, insieme allo psicopatico mammone Johann, mette su una cooperativa del porno costringendo Leeza e i gemelli a posare nudi di fronte all’obiettivo di Putilov che è testimone affascinato dello storico passaggio dalla fotografia alla pellicola.
Ooooh, molto ma molto interessante questo film di Aleksej Balabanov (la sua filmografia è parecchio stuzzicante, ci butterò più di un occhio) girato in un bianco e nero virato seppia che ci catapulta dritti dritti nell’eleganza rigorosa della San Pietroburgo di quell’epoca.
Il titolo inglese riporta con forza a Of Mice and Men (1937) di Steinbeck, ma la fonte a cui inevitabilmente attinge è il film più irripetibile di tutta la storia del cinema: Freaks (1932) di Tod Browning.
Su un impianto drammaticamente bizzarro si ripropone qui la questione sul chi siano i veri mostri. Ponendo un parallelo fra i due film si ha così: Johann e Viktor Ivanovich come Cleopatra, e i gemelli siamesi come i freaks del circo. La tesi di Balabanov combacia con quella di Browning: gli uomini “normali” sono i mostri-dentro che speculano sui mostri-fuori per arricchirsi.
Nella pellicola di Browning i reietti diventano in qualche modo gli eroi prendendosi una rivincita su Cleopatra ed Hercules. In Of Freaks and Men la morale è molto meno consolatoria. Fra morti ammazzati, un gemello ubriaco fradicio che muore inciampando nel bagno, ed una Leeza ormai ammorbata dalla perversione, l’unico ad aver trovato giovamento dalla storia è il giovane Putilov che abbandonata la fotografia diventa un regista-pioniere adorato da orde di fanciulle.
Ho trovato azzeccata l’idea del regista di ripercorrere i primi passi del cinema nel territorio russo attraverso uno sguardo underground come quello dell’erotismo. La nascita di un movimento artistico come quello cinematografico che ha cambiato letteralmente il modo di Raccontare - Márquez sosteneva che il cinema fosse il mezzo di espressione perfetto grazie al suo tremendo potere visivo, poi scrisse Cent’anni di solitudine (1967)… - è passato anche in questo sottobosco eticamente poco raccomandabile, e dunque bisogna dare atto a Balabanov per avercelo svelato.
Il modo con cui il regista porta avanti il film scorre sul filo del grottesco con quei personaggi iper-caricati fino a diventare caricature. Come poter dimenticare il sorriso beffardo di Viktor Ivanovich, o lo sguardo vuoto di Johann, interpretati rispettivamente dagli ottimi Viktor Sukhorukov e Sergei Makovetsky che bucano letteralmente lo schermo.
Gradito anche l’uso di didascalie nel classico stile del muto che danno un tocco antiquato all’opera, se mai ce ne fosse stato bisogno.
Insomma, consigliato assolutamente ai cinefili navigati, agli altri dico che potrebbe essere l’occasione giusta per intraprendere nuove strade.
Ooooh, molto ma molto interessante questo film di Aleksej Balabanov (la sua filmografia è parecchio stuzzicante, ci butterò più di un occhio) girato in un bianco e nero virato seppia che ci catapulta dritti dritti nell’eleganza rigorosa della San Pietroburgo di quell’epoca.
Il titolo inglese riporta con forza a Of Mice and Men (1937) di Steinbeck, ma la fonte a cui inevitabilmente attinge è il film più irripetibile di tutta la storia del cinema: Freaks (1932) di Tod Browning.
Su un impianto drammaticamente bizzarro si ripropone qui la questione sul chi siano i veri mostri. Ponendo un parallelo fra i due film si ha così: Johann e Viktor Ivanovich come Cleopatra, e i gemelli siamesi come i freaks del circo. La tesi di Balabanov combacia con quella di Browning: gli uomini “normali” sono i mostri-dentro che speculano sui mostri-fuori per arricchirsi.
Nella pellicola di Browning i reietti diventano in qualche modo gli eroi prendendosi una rivincita su Cleopatra ed Hercules. In Of Freaks and Men la morale è molto meno consolatoria. Fra morti ammazzati, un gemello ubriaco fradicio che muore inciampando nel bagno, ed una Leeza ormai ammorbata dalla perversione, l’unico ad aver trovato giovamento dalla storia è il giovane Putilov che abbandonata la fotografia diventa un regista-pioniere adorato da orde di fanciulle.
Ho trovato azzeccata l’idea del regista di ripercorrere i primi passi del cinema nel territorio russo attraverso uno sguardo underground come quello dell’erotismo. La nascita di un movimento artistico come quello cinematografico che ha cambiato letteralmente il modo di Raccontare - Márquez sosteneva che il cinema fosse il mezzo di espressione perfetto grazie al suo tremendo potere visivo, poi scrisse Cent’anni di solitudine (1967)… - è passato anche in questo sottobosco eticamente poco raccomandabile, e dunque bisogna dare atto a Balabanov per avercelo svelato.
Il modo con cui il regista porta avanti il film scorre sul filo del grottesco con quei personaggi iper-caricati fino a diventare caricature. Come poter dimenticare il sorriso beffardo di Viktor Ivanovich, o lo sguardo vuoto di Johann, interpretati rispettivamente dagli ottimi Viktor Sukhorukov e Sergei Makovetsky che bucano letteralmente lo schermo.
Gradito anche l’uso di didascalie nel classico stile del muto che danno un tocco antiquato all’opera, se mai ce ne fosse stato bisogno.
Insomma, consigliato assolutamente ai cinefili navigati, agli altri dico che potrebbe essere l’occasione giusta per intraprendere nuove strade.
bè, leggendo il tuo commento, la mente corre inevitabilmente a freaks..non ho visto questo film, rimedio subito, perhè sembra davvero interessanre
RispondiEliminaciao
anche io non ho visto questo film... e anche a me ha stuzzicato il riferimento a Freaks... che film! Anche un altro di Tod Browning mi è piaciuto, "La bambola del diavolo", meno cupo e in generale di minor livello rispetto a Freaks, ma conserva comunque quel tocco inquietante. Tu lo hai visto?
RispondiEliminaCiao, e scusa se non vedo mai i film che recensisci, spero di essere più fortunato in futuro :)
Figurati se ti devi scusare :D, per me è un piacere scovare titoli misconosciuti, ma il piacere raddoppia se li guardate anche voi, indipendetemente se vi piaceranno o meno. In qualche modo è un ricircolo culturale.
RispondiEliminaIl film di cui parli non solo non l'ho mai visto, ma non l'ho nemmeno mai sentito nominare! Non ho visto nient'altro di Browning oltre a Freaks.
Ciao ;)
Mi incuriosisce da morire!!!
RispondiEliminaSpero proprio di riuscire a recuperarlo!
Concordo in pieno ciò che Lara scrive.
RispondiEliminaFilm molto interessante, esteticamente molto efficace, straniante nel mostrare le moustrosità attraverso un rigore asciuttissimo. Però forse il limite del film diventa proprio questo, chiuso nella sua espressione estetica, si avvicina a un dramma che non riesce a rendere pienamente, ci riesce in parte con il personaggio di Leeza, ma nel toto manca di quel pathos che ne avrebbe fatto un grandissimo film. Consigliato sicuramente per i cinefili.
RispondiEliminaForse non era nelle intenzioni dispiegare il dramma nel film, non so... Più che altro avevo detto che di Balabanov avrei visto altro ma non ho mantenuto la promessa, come al solito.
RispondiEliminaCmq Asian World rulez! :D
Io l'ho visto grazie al libro che l'ha citato : "Il porno espanso".
RispondiEliminawww.rickyfilm.it
Bel film
RispondiEliminaapplausi. godutissima ogni scena-siparietto di questo arancio-seppia fin de siecle che non accosterei tanto a freaks se non per il riferimento alla mostruosità dei siamesi. ma non per altro. questo a mio avviso è un cult che spalma come caramello su celluloide l'ennuì della borghesia russa,grazie alla maestria e forza espressiva di attori azzeccatissimi e indimenticabili ghigni.
RispondiEliminaricamato come un film muto, decadente quanto gli ori e i fasti di queste dame e mostruosità favolose varie (viene quasi da desiderare una tata di tal specie!).
bellissimi anche i ritratti d'esterno e quella locomotiva tentatrice mi è parsa una poetica dedica ai lumiere, che calava il sipario tra un ciak e l'altro, cullando i sospiri nostalgici di Leeza.
andrò a cercarmi il libro citato sù, la Mimesis ha sempre robba bona!
un altro bel saggio è "Freaks",sul film di browning e altri mostri, di leslie fiedler.
(cit.)
"l'accettiamo,balabanov è uno di noi" (cit.)
RispondiEliminaecco, mi hai ricordato un altro regista che prima o poi sarebbe da approfondire. è da quando ho visto questo film che lo penso e ancora non mi sono deciso.
RispondiEliminaConcordo, per ciò che ricordo, sulla vacuità esistenziali dei benestanti russi come nocciolo della questione.
Balabanov, prima o poi ci incontreremo.
Balabanov is dead.
RispondiEliminaR.I.P.
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