A fine visione è come se il mio cervello fosse stato lanciato su di un arcobaleno per poi cadere (!) in una latta colma di pittura multicolore, e qui venire shakerato ad oltranza per ritornare, infine, nella mia scatola cranica. Non so dire esattamente cosa sia successo, un po’ come un giro sulle montagne russe, si viene sballottati, capovolti, rovesciati, si perde il senso della realtà e il vuoto sembra impadronirsi del nostro stomaco. Finito il giro ti senti strano, ricordi soltanto i colori sfumati dalla velocità, e una tremenda, ma in qualche modo rassicurante, paura di cadere (!!).
The Fall è il secondo lungometraggio di Tarsem Singh. Sei anni dopo l’incompiuto The Cell (2000), il regista indiano si prende carico, oltre che di firmare la regia, di scrivere anche la sceneggiatura. Il prodotto finale è un film pazzesco.
Nella mia (breve, finora) carriera cinefila, mi era capitato solo una volta di trovarmi così inerme di fronte alla potenza delle immagini facendo sì che la mia bocca prendesse la forma della tredicesima lettera dell’alfabeto (nonché un’espressione da perfetto idiota), sto parlando di Jodorowsky, ma erano altri tempi, e un altro cinema.
Tarsem (ora si firma soltanto così) crea una vera e propria galleria d’arte su pellicola.
La bellezza delle riprese non ha eguali: deserti incandescenti e cieli blu lucente, un’isola bianca circondata da un mare che sembra di cristallo, labirinti di scale percorsi da fantasmi neri, addirittura un elefante che nuota nel mare. Un orgasmo per gli occhi.
E poi i 5 personaggi, silenziosi ma caratterizzati dagli splendidi abiti che indossano. Stoffe che esplodono di colore lasciando estasiati. Ma oltre alla parte del film fiabesca, vorrei sottolineare di come anche l’ospedale sia affrescato egregiamente: toni scuri alternati a tinte pastellose, calde, avvolgenti.
In questo scenario di incanto estetico c’è anche una storia.
Una storia poco innovativa se si pensa a quante volte è stato usato un algoritmo simile: X racconta una storia->Y la immagina->lo spettatore la vede, mi viene in mente, giusto per fare un esempio recente, Il curioso caso di Benjamin Button (2008) di Fincher che guarda caso è anche produttore insieme a Spike Jonze – e a proposito di Jonze, tenete d’occhio il suo ultimo lavoro che arriverà da noi il prossimo anno, Nel paese delle creature selvagge. Ma The Fall ha il pregio di essere una grande matrioska che contiene al suo interno altri racconti, in un allettante gioco di scatole cinesi. E la meraviglia sta nella delicatezza della narrazione che segue due binari paralleli: all’inizio ha i contorni della favola, ed anche la storia corrispondente ha il sapore della leggenda, ma quando Alexandria cade nuovamente, e si assiste al commovente dialogo con Roy preceduto dalla strepitosa sequenza in stop motion, anche il racconto parallelo perde quel magico disincanto, mantenendo intatta, però, l’affascinante fotografia.
Come sottolineato da Elvezio Sciallis (link), The Fall è un incontro di culture, un melting-pot di colori, idee geniali, di persone e luoghi sparsi per tutto il mondo.
Paradossalmente un film così importante, che credo (e spero) col passare del tempo assurgerà a capolavoro, in Italia non lo vedremo mai se non per vie traverse. Il dvd è acquistabile presso gli store on-line ovviamente in inglese. Il massimo sarebbe vederlo al cinema, ma anche un bel LCD da 50-60 pollici non sarebbe proprio da buttare.
Qui ci sono i titoli iniziali in alta definizione. Da paura.
Mentre qui una galleria di immagini.
The Fall è il secondo lungometraggio di Tarsem Singh. Sei anni dopo l’incompiuto The Cell (2000), il regista indiano si prende carico, oltre che di firmare la regia, di scrivere anche la sceneggiatura. Il prodotto finale è un film pazzesco.
Nella mia (breve, finora) carriera cinefila, mi era capitato solo una volta di trovarmi così inerme di fronte alla potenza delle immagini facendo sì che la mia bocca prendesse la forma della tredicesima lettera dell’alfabeto (nonché un’espressione da perfetto idiota), sto parlando di Jodorowsky, ma erano altri tempi, e un altro cinema.
Tarsem (ora si firma soltanto così) crea una vera e propria galleria d’arte su pellicola.
La bellezza delle riprese non ha eguali: deserti incandescenti e cieli blu lucente, un’isola bianca circondata da un mare che sembra di cristallo, labirinti di scale percorsi da fantasmi neri, addirittura un elefante che nuota nel mare. Un orgasmo per gli occhi.
E poi i 5 personaggi, silenziosi ma caratterizzati dagli splendidi abiti che indossano. Stoffe che esplodono di colore lasciando estasiati. Ma oltre alla parte del film fiabesca, vorrei sottolineare di come anche l’ospedale sia affrescato egregiamente: toni scuri alternati a tinte pastellose, calde, avvolgenti.
In questo scenario di incanto estetico c’è anche una storia.
Una storia poco innovativa se si pensa a quante volte è stato usato un algoritmo simile: X racconta una storia->Y la immagina->lo spettatore la vede, mi viene in mente, giusto per fare un esempio recente, Il curioso caso di Benjamin Button (2008) di Fincher che guarda caso è anche produttore insieme a Spike Jonze – e a proposito di Jonze, tenete d’occhio il suo ultimo lavoro che arriverà da noi il prossimo anno, Nel paese delle creature selvagge. Ma The Fall ha il pregio di essere una grande matrioska che contiene al suo interno altri racconti, in un allettante gioco di scatole cinesi. E la meraviglia sta nella delicatezza della narrazione che segue due binari paralleli: all’inizio ha i contorni della favola, ed anche la storia corrispondente ha il sapore della leggenda, ma quando Alexandria cade nuovamente, e si assiste al commovente dialogo con Roy preceduto dalla strepitosa sequenza in stop motion, anche il racconto parallelo perde quel magico disincanto, mantenendo intatta, però, l’affascinante fotografia.
Come sottolineato da Elvezio Sciallis (link), The Fall è un incontro di culture, un melting-pot di colori, idee geniali, di persone e luoghi sparsi per tutto il mondo.
Paradossalmente un film così importante, che credo (e spero) col passare del tempo assurgerà a capolavoro, in Italia non lo vedremo mai se non per vie traverse. Il dvd è acquistabile presso gli store on-line ovviamente in inglese. Il massimo sarebbe vederlo al cinema, ma anche un bel LCD da 50-60 pollici non sarebbe proprio da buttare.
Qui ci sono i titoli iniziali in alta definizione. Da paura.
Mentre qui una galleria di immagini.
ne ho sentito parlare come di un vero e proprio capolavoro, ed è buffo che in italia sia uscito the cell che a confronto anche se a me personalmente non è dispiaciuto non è all'altezza, i capricci della distribuzione italiana, sto cercando di vederlo per altre vie...sperando che ci riesca :)
RispondiEliminaPer me che sono una pittrice questo film deve essere un appuntamento imperdibile. Grazie per la segnalazione.
RispondiEliminaThe Fall arriva in Italia!!
RispondiEliminahttp://www.cine-filos.com/site/ultime-news-dal-mondo-del-cinema/1091-the-fall-arriva-in-italia.html
niente male come film, specialmente la bellissima sequenza "seppiata" dei titoli di testa (di cui capiremo il significato solo verso la fine).
RispondiEliminaL'ho visto in italiano ma tra qualche tempo me lo rivedrò in inglese... sono curioso di sentire la voce originale della bambina.
Stando ad imdb jonze e fincher hanno fatto solo da "presentatori", e non produttori
Immagini che ti lasciano senza fiato per la loro bellezza e imponenza... Splendido davvero!
RispondiEliminaun film da non perdere, ti lascia senza fiato, come dopo una corsa.
RispondiEliminaa me un po' ha ricordato "le avventure del barone di Munchausen", di Terry Gilliam
Non conosco il film che citi ma Gilliam è una più che valida pietra di paragone.
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=KiSTNwL3WwY
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=bA78oE4_-gg&feature=related
c'è un'aria di Gilliam, ed è un complimento:)
Beh, vedendo questi filmati mi sembra proprio di sì!
RispondiEliminaVisto ieri in Bluray, ed era tanto tempo che aspettavo il momento giusto. In media ho visto ogni scena 2 volte, la proiezione è durata il doppio. Mio dio che spettacolo, Jodorowsky riportato nei confini del cinema che racconta, ma con umiltà ed eleganza, il prologo inziale in bianco e nero che sembra una fusione tra il prologo di Antichrist e la statua portata dall'elicottero della Dolce Vita. Punti di contatto col labirinto del fauno di del toro, se ci fossero più film così. Fantasy senza esserlo, epico senza esserlo, stupendo essendolo.
RispondiEliminaGio
Bluray italiano? Se sì, com'è il doppiaggio? Comunque anche io lo adorai quando lo vidi, magari ora abbasserei un po' l'entusiasmo, o magari il contrario! Peccato che Tarsem si sia ormai venduto al dio dollaro.
RispondiEliminaAh, ho visto Beyond the Black Rainbow, prima o poi ne parlo eh.
Ti aspetto su Beyond allora! :) Cmq era un rippatissimo BR inglese. L'unico difetto vero di The fall sta nel fatto che è un film stupendo, ma NEL cinema e non OLTRE (è caratteristica esclusiva dei geni e dei loro capolavori quella di lavorare sul mezzo superandone e innovandone i confini, e in questo caso The fall è un film NEL cinema, nello specifico in quello di Jodorowski, ma di tanti altri pure, che omaggia secondo me con coscienza ed eleganza sopraffina)
RispondiEliminaA proposito di geni e capolavori, ho appena visto Fitzcarraldo, il mio primo Herzog. Non ho parole :) ora mi tocca vedere il documentario e leggere il film.
G
Beyond l'ho trovato visivamente un capolavoro ma l'Immagine per i miei gusti non ce l'ha fatta a reggere da sola tutto il peso della proiezione, anche il finale l'ho trovato un po' pasticciato. C'è anche da dire che ho intuito un substrato citazionistico sci-fi che non conosco troppo e quindi potrebbero essermi sfuggiti dei valori. Su The Fall concordo con te, è un compromesso perfetto tra narrazione ed estetica, si evince in ambo i casi la forza della Storia (ciò che manca a Beyond anche se è un altro tipo di cinema) e dell'Immagine.
RispondiEliminaDi Herzog ne hai di cose da vedere! Del periodo con Kinski mi permetto di consigliarti Woyzeck, sottostimatissima pellicola oscurata da quelle più altisonanti come appunto Fitzcarraldo Aguirre o Nosferatu, io ci ho messo addirittura l'etichetta capolavoro, magari avrò esagerato però ricordo ancora adesso l'intensità e la profondità di quest'opera.
Il libro-diario è una lettura piacevolissima. :)
D'accordo su tutto. Beyond doveva durare di meno, e il finale o non lo abbiamo capito entrambi o è effettivamente una fregnaccia (sembra la versione sci-fi di Valhallah rising, ma senza la stessa pregnanza simbolica e senza un finale degno). Però che estetica... Presto continuerò con Herzog ;) ti tengo aggiornato
RispondiEliminaG
Se non ricordo male alla fine il tipo, lo scienziato, nel momento clou inciampa su qualcosa di indefinito (ho riguardato la scena più volte e non ho capito quale sia la causa dell'inciampo) e... crepa. Mah!
RispondiEliminaRicordati poi gli altri compiti da fare oltre a Herzog: Staho, Sono, Dumont, anche durante le vacanze bisogna studiare :).
Sono tutti in attesa di tempo libero per studiare :) cmq tecnicamente lui viene paralizzato dallo sguardo psichico della tipa e POI cade a terra (o più probabilmente viene fatto cadere a terra) sfracellandosi la vita. Non che questo aggiunga niente alla cosa.
RispondiEliminaAnche la questione dei poteri mentali della ragazza non è resa granché bene, ho avvertito della confusione su questo livello.
RispondiEliminaMa vabbè, ora basta occupare la proprietà privata del signor Tarsem parlando di un Cosmatos qualunque!