Lodevole iniziativa della Raro Video che nel 2005 ha distribuito questo cofanetto contenente il primo lungometraggio di Herzog, Segni di vita (1968), e 5 rarissimi cortometraggi, in ordine cronologico: Ercole (1962), La difesa esemplare della fortezza di Deutschkreutz (1966), Ultime parole (1967), Provvedimenti contro i fanatici (1969), Nessuno vuole giocare con me (1976).
SEGNI DI VITA (Lebenszeichen)
Grecia, un periodo imprecisato della seconda guerra mondiale.
Il soldato tedesco Stroszek (un nome che ritornerà nell’omonima ballata di qualche anno dopo) viene ferito quasi mortalmente. Per agevolare il suo periodo di riabilitazione gli viene affidato un compito semplice semplice: custodire un deposito di munizioni situato all’interno di un vecchio forte sull’isola di Kos insieme alla sua moglie greca Nora, ed ai soldati: Meinhard (interpretato da Wolfang Reichmann che avrà un ruolo simile in Woyzeck, 1979) e Becker. Le giornate sotto il sole cocente passano nella noia più totale, Meinhard caccia insetti e tenta di ipnotizzare una gallina, Becker cerca di tradurre antichi scritti ritrovati nel forte. Così Stroszek chiede al suo superiore di ricevere un incarico più impegnativo, viene perciò mandato insieme a Meinhard in un giro di pattuglia nella parte meridionale dell’isola. Qui, oltrepassata una collina, i due si trovano di fronte ad una distesa di mulini a vento. Stroszek, che già aveva dato segni di un certo squilibrio mentale, di fronte a questa visione impazzisce del tutto, prende possesso del forte e minaccia di far saltare in aria il deposito di munizioni, ma, come sottolinea la voce narrante, fallisce miseramente, come tutti i suoi simili.
Il film riprende in parte il cortometraggio La difesa esemplare della fortezza di Deutschkreutz, ma qui sul bilancio complessivo pesa la meravigliosa location greca. Se nel corto, anch’esso in b/n, l’atmosfera è piuttosto fredda, qua le colline brulle, le strade polverose, il frinire dei grilli, le rare ombre a ridosso delle casette bianche, trasmettono una rassicurante sensazione di calore, di pace ultraterrena.
La scelta di affidare ad una voce fuori campo (che credo sia quella di Herzog) il ruolo di narratore, appare fuori moda nel nostro tempo, eppure è molto efficace perché risparmia sequenze inutili, esempio: la voce dice che Stroszek nella sua follia riesce ad uccidere solo un somaro, non vediamo il momento in cui accade ciò, ma, poco dopo, appare l’animale accasciato a terra.
Stroszek è solo il primo di una lunga serie di eroi herzoghiani folli (e perdenti) che arriverà fino a Timothy Treadwell in Grizzly Man (2005). In questo caso l’elemento scatenante è la visione dei mulini a vento che rompe la monotonia della vita normale e fa riemergere in maniera definitiva uno squilibrio latente. L’episodio è in parte biografico perché nel documentario Il mondo contemplativo di Werner Herzog (1989), il regista racconta che anche lui si trovò di fronte ad una distesa di mulini e ne rimase folgorato.
Eccellenti alcune inquadrature ariose che esaltano il paesaggio. Stupendo il campo lungo in cui Stroszek insegue col fucile sua moglie e i due soldati; ma come non citare la spiaggia infinita dove pesca Meinhard, o i fuochi d’artificio sparati dall’ormai folle soldato che graffiano la notte. E poi gli incontri surreali con il pianista (futuro membro dei Popol Vuh, gruppo che compose le musiche di molti suoi film successivi), e la famiglia dispersa nelle terre aride. Il tutto accompagnato dalle malinconiche corde di una chitarra.
Il soldato tedesco Stroszek (un nome che ritornerà nell’omonima ballata di qualche anno dopo) viene ferito quasi mortalmente. Per agevolare il suo periodo di riabilitazione gli viene affidato un compito semplice semplice: custodire un deposito di munizioni situato all’interno di un vecchio forte sull’isola di Kos insieme alla sua moglie greca Nora, ed ai soldati: Meinhard (interpretato da Wolfang Reichmann che avrà un ruolo simile in Woyzeck, 1979) e Becker. Le giornate sotto il sole cocente passano nella noia più totale, Meinhard caccia insetti e tenta di ipnotizzare una gallina, Becker cerca di tradurre antichi scritti ritrovati nel forte. Così Stroszek chiede al suo superiore di ricevere un incarico più impegnativo, viene perciò mandato insieme a Meinhard in un giro di pattuglia nella parte meridionale dell’isola. Qui, oltrepassata una collina, i due si trovano di fronte ad una distesa di mulini a vento. Stroszek, che già aveva dato segni di un certo squilibrio mentale, di fronte a questa visione impazzisce del tutto, prende possesso del forte e minaccia di far saltare in aria il deposito di munizioni, ma, come sottolinea la voce narrante, fallisce miseramente, come tutti i suoi simili.
Il film riprende in parte il cortometraggio La difesa esemplare della fortezza di Deutschkreutz, ma qui sul bilancio complessivo pesa la meravigliosa location greca. Se nel corto, anch’esso in b/n, l’atmosfera è piuttosto fredda, qua le colline brulle, le strade polverose, il frinire dei grilli, le rare ombre a ridosso delle casette bianche, trasmettono una rassicurante sensazione di calore, di pace ultraterrena.
La scelta di affidare ad una voce fuori campo (che credo sia quella di Herzog) il ruolo di narratore, appare fuori moda nel nostro tempo, eppure è molto efficace perché risparmia sequenze inutili, esempio: la voce dice che Stroszek nella sua follia riesce ad uccidere solo un somaro, non vediamo il momento in cui accade ciò, ma, poco dopo, appare l’animale accasciato a terra.
Stroszek è solo il primo di una lunga serie di eroi herzoghiani folli (e perdenti) che arriverà fino a Timothy Treadwell in Grizzly Man (2005). In questo caso l’elemento scatenante è la visione dei mulini a vento che rompe la monotonia della vita normale e fa riemergere in maniera definitiva uno squilibrio latente. L’episodio è in parte biografico perché nel documentario Il mondo contemplativo di Werner Herzog (1989), il regista racconta che anche lui si trovò di fronte ad una distesa di mulini e ne rimase folgorato.
Eccellenti alcune inquadrature ariose che esaltano il paesaggio. Stupendo il campo lungo in cui Stroszek insegue col fucile sua moglie e i due soldati; ma come non citare la spiaggia infinita dove pesca Meinhard, o i fuochi d’artificio sparati dall’ormai folle soldato che graffiano la notte. E poi gli incontri surreali con il pianista (futuro membro dei Popol Vuh, gruppo che compose le musiche di molti suoi film successivi), e la famiglia dispersa nelle terre aride. Il tutto accompagnato dalle malinconiche corde di una chitarra.
Fantastico, lunga vita a quest’uomo.
ERCOLE (Herakles)
In assoluto il primo lavoro di Herzog.
Trattasi di una rivisitazione delle dodici fatiche di Ercole (ne vengono prese in considerazione soltanto sei) condensate in 9 minuti scarse di proiezione. Il corto è strutturato così: una musica jazz fa da sottofondo all’allenamento di un culturista che pompa bicipiti e pettorali in palestra.Ogni tanto appare una scritta, che corrisponde ad una delle fatiche, accompagnata da immagini diverse. Esempio: ripulirà le stalle di Augia? E subito appare una discarica a cielo aperto. Oppure: ucciderà l’idra di Lerna? Ed ecco una fila di automobili.
Curioso (per quanto possa esserlo un filmato così breve) perché non tratta temi particolarmente cari al regista, ma all’epoca Herzog aveva solo vent’anni, e probabilmente neanche lui si sarebbe immaginato che carriera avesse davanti.
Trattasi di una rivisitazione delle dodici fatiche di Ercole (ne vengono prese in considerazione soltanto sei) condensate in 9 minuti scarse di proiezione. Il corto è strutturato così: una musica jazz fa da sottofondo all’allenamento di un culturista che pompa bicipiti e pettorali in palestra.Ogni tanto appare una scritta, che corrisponde ad una delle fatiche, accompagnata da immagini diverse. Esempio: ripulirà le stalle di Augia? E subito appare una discarica a cielo aperto. Oppure: ucciderà l’idra di Lerna? Ed ecco una fila di automobili.
Curioso (per quanto possa esserlo un filmato così breve) perché non tratta temi particolarmente cari al regista, ma all’epoca Herzog aveva solo vent’anni, e probabilmente neanche lui si sarebbe immaginato che carriera avesse davanti.
LA DIFESA ESEMPLARE DELLA FORTEZZA DI DEUTSCHKREUTZ (Die beispiellose verteidigung der festung Deutschkreuz)
Quattro uomini entrano in un forte abbandonato e si appropriano di alcune armi e divise militari lasciate probabilmente dai russi durante la guerra. Iniziano così una strenua difesa da un nemico che non c’è. Convinti di un tentennamento dell’avversario escono in avanscoperta in quanto come afferma la voce fuori campo: “Le guerre sono più necessarie che mai, perfino una sconfitta è meglio di niente”.
Forse il corto più complesso del lotto, vuoi per la mancanza di coordinate (non sappiamo dove e quando si svolge precisamente la vicenda), vuoi per l’assenza di riferimenti ai quattro ragazzi di cui non si sa assolutamente nulla. L’idea della voce narrante verrà ripresa in Segni di vita, anche se qui a parlare è uno dei 4 soldati e non un esterno. E come in Lebenszeichen, si nota una certa satira di Herzog nei confronti della casta militare, in entrambi i lavori i soldati devono difendere/custodire un luogo che nessuno attaccherà, in Segni di vita perché è circondato da una piccola isola semideserta, e qui perché intorno ci sono solo contadini.
Forse il corto più complesso del lotto, vuoi per la mancanza di coordinate (non sappiamo dove e quando si svolge precisamente la vicenda), vuoi per l’assenza di riferimenti ai quattro ragazzi di cui non si sa assolutamente nulla. L’idea della voce narrante verrà ripresa in Segni di vita, anche se qui a parlare è uno dei 4 soldati e non un esterno. E come in Lebenszeichen, si nota una certa satira di Herzog nei confronti della casta militare, in entrambi i lavori i soldati devono difendere/custodire un luogo che nessuno attaccherà, in Segni di vita perché è circondato da una piccola isola semideserta, e qui perché intorno ci sono solo contadini.
ULTIME PAROLE (Letzte worte)
Girato a Creta e sull’isola di Spinalonga durante la lavorazione di Segni di vita, questo corto pseudo documentaristico racconta la storia di un vecchio suonatore di cetra che per anni aveva vissuto sulla piccola isola una volta usata come lebbrosario. Ritrovato da due poliziotti viene portato a forza nel paese dove continua a suonare il suo strumento, e a ripetere un ossimoro: “Non dirò niente di niente, non voglio dire nemmeno no, è la mia ultima parola.”
Ciò che risalta è la scelta di Herzog di far pronunciare più volte agli intervistati una stessa frase, compiendo un’astrazione della realtà “falsificandola”, o forse, è meglio dire, intensificandola.
Oltre al citato Segni di vita c’è un richiamo delle ambientazioni di Anche i nani hanno cominciato da piccoli (1970).
Ciò che risalta è la scelta di Herzog di far pronunciare più volte agli intervistati una stessa frase, compiendo un’astrazione della realtà “falsificandola”, o forse, è meglio dire, intensificandola.
Oltre al citato Segni di vita c’è un richiamo delle ambientazioni di Anche i nani hanno cominciato da piccoli (1970).
PROVVEDIMENTI CONTRO I FANATICI (Maßnahmen gegen fanatiker)
Una sorta di finto documentario dove vengono intervistate varie persone in un ippodromo. Gli argomenti di discussione ruotano intorno ai modi in cui queste persone proteggono i cavalli dai fanatici, impersonati da un vecchio bavarese che interrompe spesso i loro monologhi alla camera. Le figure che accudiscono i cavalli sono, forse, la personificazione di un movimento pacifista, mentre il vecchio rappresenta il lato conservativo di una nazione.
NESSUNO VUOLE GIOCARE CON ME (Mit mir will keiner spielen)
Un bambino viene escluso dai suoi compagni di scuola che lo additano come un puzzone, uno scemo e via dicendo. Martin, questo è il suo nome, se ne sta rintanato in disparte e guarda gli altri bambini giocare. Solo una sua compagna, dopo essere stata a casa sua e aver fatto conoscenza con il suo corvo, diviene sua amica e scopre di come Martin sia così chiuso a causa di una famiglia difficile, con la madre malata di cancro che immobilizzata a letto non riesce neanche a cucinare, costringendo Martin a nutrirsi di pop-corn. Una volta tornati a scuola, la compagna fa una piccola colletta insieme agli bambini per comperare due porcellini d’india che vengono donati a Martin, il quale, per la prima volta viene accettato dal resto del gruppo.
Interessante la figura del bambino che sembra un po’ la miniatura dei personaggi interpretati da Kinski e da Bruno S. in conflitto con la società, e stabilmente ai confini di essa.
Camera a mano con movimenti un po’ incerti.
Interessante la figura del bambino che sembra un po’ la miniatura dei personaggi interpretati da Kinski e da Bruno S. in conflitto con la società, e stabilmente ai confini di essa.
Camera a mano con movimenti un po’ incerti.
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