Come fronteggiare
l’insonnia in una calda estate berlinese.
Lieve fino a sfiorare la
futilità, Roadtrip (2014) è il prodotto di Xaver
Xylophon, eclettico artista nato a Monaco nell’85 con studi
suddivisi tra Augusta e Londra, in Germania graphic design mentre in
Inghilterra comunicazione. Definitosi sul suo sito personale un
“freelance animator” (link), Xylophon si dedica anche al comparto
musicale (sue sono le musiche sia per Roadtrip
che per Kurzschluss
[2009]) oltre che alla realizzazione grafica dei propri lavori.
Soffermiamoci un attimo qui: gradevole l’aspetto cromatico del
corto sotto esame, questo tratto acquerelloso regola uno strano
effetto ottico dove a fondali volutamente sciatti, tirati via e
imprecisi si uniscono piccole finezze da cogliere (il cerotto usato
dal protagonista) che, al contrario, sono molto più definite e
spiccano per contrasto. Come succede per buona parte degli oggetti
animati contemporanei che non fanno parte del giro mainstream, e che
di conseguenza non ricorrono in modo esagerato alla grafica
computerizzata, è sempre piacevole constatare un ventaglio di
tecniche artistiche pressoché inesauribile, ed anche se l’occhio
che le osserva non ha le conoscenze adeguate per apprezzarle in
pieno, il gancio della sensibilità umana potrà comunque afferrare
qualcosa.
Poi
sul resto c’è poco da analizzare, cioè: è una storiella,
Xylophon punteggia la vicenda con delle carinerie e una percepibile
delicatezza ma alla base è chiara la fragilità concettuale che
costituisce il tutto. Quello che Roadtrip
vuole dire è che se il protagonista fino a quel momento non riusciva
a dormire la notte è perché era sempre solo e che quindi una volta
trovata una persona disposta a infilarsi sotto le coperte con lui ha
potuto sconfiggere l’insonnia, e allora ci si può addormentare
anche in mezzo alla strada sotto un temporale. Ecco, a Xylophon preme
tale concetto (che odora con molte probabilità di autobiografia) e
da esso null’altro si dipana, mi verrete a dire che non ci
dovrebbero essere grandi aspettative al cospetto di titoli del
genere, sicché potrò controbattere che da qualunque esemplare di
cinema che affrontiamo abbiamo l’obbligo di farci accendere il
cervello, Roadtrip
non rientra nella categoria di quei film che vincolano a spegnerlo
totalmente perché non è una roba di stupida evasione (si tenta un
approfondimento quando il barista chiede all’insonne che cosa vuole
e lì emerge della sostanza), tuttavia averne già scritto così
tanto è fin abbastanza.
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