sabato 27 gennaio 2018

Roadtrip

Come fronteggiare l’insonnia in una calda estate berlinese.

Lieve fino a sfiorare la futilità, Roadtrip (2014) è il prodotto di Xaver Xylophon, eclettico artista nato a Monaco nell’85 con studi suddivisi tra Augusta e Londra, in Germania graphic design mentre in Inghilterra comunicazione. Definitosi sul suo sito personale un “freelance animator” (link), Xylophon si dedica anche al comparto musicale (sue sono le musiche sia per Roadtrip che per Kurzschluss [2009]) oltre che alla realizzazione grafica dei propri lavori. Soffermiamoci un attimo qui: gradevole l’aspetto cromatico del corto sotto esame, questo tratto acquerelloso regola uno strano effetto ottico dove a fondali volutamente sciatti, tirati via e imprecisi si uniscono piccole finezze da cogliere (il cerotto usato dal protagonista) che, al contrario, sono molto più definite e spiccano per contrasto. Come succede per buona parte degli oggetti animati contemporanei che non fanno parte del giro mainstream, e che di conseguenza non ricorrono in modo esagerato alla grafica computerizzata, è sempre piacevole constatare un ventaglio di tecniche artistiche pressoché inesauribile, ed anche se l’occhio che le osserva non ha le conoscenze adeguate per apprezzarle in pieno, il gancio della sensibilità umana potrà comunque afferrare qualcosa.

Poi sul resto c’è poco da analizzare, cioè: è una storiella, Xylophon punteggia la vicenda con delle carinerie e una percepibile delicatezza ma alla base è chiara la fragilità concettuale che costituisce il tutto. Quello che Roadtrip vuole dire è che se il protagonista fino a quel momento non riusciva a dormire la notte è perché era sempre solo e che quindi una volta trovata una persona disposta a infilarsi sotto le coperte con lui ha potuto sconfiggere l’insonnia, e allora ci si può addormentare anche in mezzo alla strada sotto un temporale. Ecco, a Xylophon preme tale concetto (che odora con molte probabilità di autobiografia) e da esso null’altro si dipana, mi verrete a dire che non ci dovrebbero essere grandi aspettative al cospetto di titoli del genere, sicché potrò controbattere che da qualunque esemplare di cinema che affrontiamo abbiamo l’obbligo di farci accendere il cervello, Roadtrip non rientra nella categoria di quei film che vincolano a spegnerlo totalmente perché non è una roba di stupida evasione (si tenta un approfondimento quando il barista chiede all’insonne che cosa vuole e lì emerge della sostanza), tuttavia averne già scritto così tanto è fin abbastanza.

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