Seigi no tatsujin:
Nyotai tsubo saguri (2000) è stata la prima, nonché l’unica
(correggetemi se sbaglio [1]), sortita di Sion Sono nel pinku eiga.
Coetaneo di Utsushimi questo film della durata di un’ora mi
pare un raro esempio in cui un genere di riferimento, e in questo
caso parliamo di softcore, sia riuscito ad imbrigliare l’esuberanza
artistica del giapponese. Beninteso, non sono affatto un esperto in
materia perché ho visto solo un altro pink movie (Underwater Love [2011] che a sua volta
sconfinava in ulteriori territori), però presumo che le linee guida
portino, come nella pornografia, sempre e comunque ad unico
obiettivo: la catarsi della sessualità, e poco importa come
si arriva alla meta, ogni svincolo para-narrativo si fa pretesto per
esibire libidine et lussuria. Sono ‘sta volta subisce un po’
troppo i precetti dell’etichetta, nel senso: quello che nel suo
lavoro si verifica è quanto ci si aspettava che ci fosse, il film
dura un’ora, e di quest’ora almeno quaranta minuti sono dedicati
a gente che scopa. Dal Signore del Caos, un terremotatore come pochi
altri nel settore, si pretendeva un’argomentazione maggiormente
spiazzante.
A
ben vedere e compiendo non pochi sforzi si potrebbero rintracciare
anche dei segnali personali perché subito, dal parlato in camera di
uno dei protagonisti, sono balzati alla mente altri titoli firmati da
Sono in cui c’è proprio un dare del tu, una voglia di narrare la
propria storia allo spettatore parlandogli in faccia, purtroppo il
discorso, a parte qualche breve parentesi, non viene più ripreso
optando per un flusso maggiormente consono alla tipologia di cinema
rappresentata. Un’altra questione che epifanicamente compare e
scompare nella filmografia del regista e che in qualche modo si
ripresenta anche qua è la bislacca messa in scena della creazione
artistica con un accentramento tra il creatore ed il creato [2]. Nel
già citato Utsushimi una tale riflessione
assumerà contorni ben definiti, in Seigi no tatsujin una
voglia a non approfondire il tutto sembra prendere il sopravvento
insieme ad un’aria canzonatoria che pare fare il verso ai critici
d’arte. C’è da dire che la trama in sé diverte e per l’aria
di sregolatezza che spira può spingerci a dire che sì, è un film
di Sono Sion, resta fermo il punto che i possibili avvisi di stile
impiantati in una storia fuori di cranio si mettono al servizio del
diktat categoriale, tutto converge verso l’ostensione
dell’erotismo, e se mettiamo in conto l’immaturità di Sono e la
povertà di mezzi a disposizione, il risultato è evitabile, a meno
che non vi siate messi in testa la strampalata idea di visionare
l’intero suo curriculum.
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[1] Mi correggo da solo,
al momento di questo scritto non era ancora uscito Antiporno
(2016), film che però già dal titolo sembra poter essere dell’altro.
[2] Vieppiù che Sono
stesso si mette nei panni di un vecchio scultore ormai impotente:
autoironia o messaggio da interpretare? Si propende per la prima
ipotesi perché dal 2000 a oggi ha ampiamente fornito prova della sua
virilità registica.
Di quel periodo ci dovrebbe essere Dankon come pink. Uso il condizionale perché è l' unico suo film che non sono riuscito a trovare :)
RispondiEliminaConsiglio di recuperare The whispering star, se non hai già provveduto ;)
Ciao Claudio, sei sicuro che si tratta di un pink movie? In alcuni siti lo vendono come un poliziesco, mah!, comunque a me ne mancano anche altri di Sono, seguendo la filmografia di IDMb direi che non riesco a trovare: Ai, Kessen! Joshiryô tai Danshiryô, Kaze, Puromu naito, Chichi no hi, Make the Last Wish (che ho ma senza sub) e Kenkichi, se qualcuno ha delle dritte si faccia avanti :). Che poi in realtà non mi aspetto granché da questi film, è più una questione filologica, qualcosa che ti potrebbe far dire "ok, di lui ho visto tutto", perché parlando a titolo personale a me Sono un po' sceso, e direi che la brutta piega ha iniziato a prenderla di recente con un 2015 iper-produttivo che ha dato risultati a mio avviso disastrosi, a parte The Whispering Star appunto, il suo lavoro migliore dai tempi di Himizu, forse perché dopo una lunga sequela di baracconate ha capito che si può esprimere molto anche con un registro meno caotico. Mi è piaciuto molto.
RispondiEliminaIo sapevo che Dankon fosse un pinku omosessuale, con protagonista un killer: forse da qui la confusione, su filmtv ad esempio è classificato come erotico. Sì, in effetti si è dato troppo al mainstream negli ultimi film aggiungendo poco di suo, e anche quelli in uscita non lasciano ben sperare, con il seguito di Shinjuku swan e la miniserie sui vampiri.
RispondiEliminaDi quelli che hai citato, Kenkichi sarebbe dovuto essere un film di Tak Sawaguchi (il tipo vestito da Bruce Lee su why don't you play in hell?) in cui Sono si era offerto di dare una mano alla regia, ma poi il progetto è caduto. Di Poromu Naito non si sa nulla, ma anche imdb dice che è incompiuto.
Gli altri io li ho (anche il corto Vagina & Virgin che non è menzionato su imdb), ancora non di tutti sono disponibili i sub, ma sto provvedendo personalmente ;)
Se riesco a reperire la tua mail qui in giro per il blog, magari te li mando direttamente, o se come amministratore riesci a vedere la mia, mi puoi contattare tu ;) Altrimenti basta che mi cerchi su facebook se hai un profilo là.
Non sapevo di stare parlando con un appassionato di Sono, bene! :) il mio indirizzo è questo: oltreilfondo@aol.com, se avrai tempo e voglia sarò lieto di ricevere una tua mail, e per questo ti ringrazio già in anticipo. Non ho un profilo FB del blog, non mi ci ritroverei, ho sempre preferito così.
RispondiEliminaE adesso vado un attimo fuori tema per rivolgermi a chi passerà di qua (ammesso che qualcuno ci passi mai di qua): il punto è che sono reduce or ora dall'ottava puntata di Twin Peaks 3, e siccome non ne parlerò mai perché ci saranno altri molto più preparati di me a farlo, mi limito a dire di guardare l'episodio in questione, si inizia a volare alti, molto alti.
Fine ot, si può tornare a discutere sugli interessantissimi pinku di Sono adesso.