Si sente molto che Amen (2011), diciassettesimo film di Kim Ki-duk, viene subito dopo Arirang (2011); la continuità non è fornita soltanto dalla contemporaneità delle due opere (ed è plausibile che Amen sia stato girato poco prima o poco dopo la partecipazione del regista a Cannes nel maggio del 2011), piuttosto dal substrato solipsistico posto alla base del film. Per fortuna, dice il sottoscritto, Kim non si abbandona più ai piagnistei di fronte alla propria videocamera che avevano reso il lavoro precedente un lungo singhiozzio tendente al ridicolo, qui emerge con maggior tatto l’evidente ricerca del sé registico smarrito dai tempi dell’infausto Dream (2008), una ricerca che spostandosi gradatamente dal documentario, territorio sconosciuto al coreano prima di Arirang, alla finzione, e il punto di arrivo con automatica ripartenza sarà Pietà (2012), sosta inquieta in Amen, film ibridato da questi due estremi, ridotto ai minimi termini in fatto di troupe (assente) e trama (praticamente idem), che girovaga vagabondo tra la Francia e l’Italia (non per niente due paesi che hanno sempre avuto un occhio di riguardo per Ki-duk), che diventa a tratti un “filmino vacanziero” seguendo la ragazza in mezzo alle folle di turisti e al loro vociare, ma che comunque non perde mai di vista l’attività venatoria che Kim opera nei suoi stessi confronti.
Bisogna “solo” capire quanto e come il tentativo di superare l’impasse artistica da parte di Kim risulti strutturato, cavo, pieno, pensato, riuscito. Appurata (fortunatamente) l’assenza di quella fastidiosa autocommiserazione che impregnava Arirang, il Kim di questo film ritorna a fare ciò per cui è diventato famoso: fa cinema, certamente con mezzi spartani ed iper-economici (probabilmente una camera digitale e tanto olio di gomito), ottenendo un risultato che non si può definire privo di incertezze, tutte derivanti dalla modestia globale dell’opera, soprattutto per ciò che concerne il comparto tecnico dove l’audio, forse ulteriormente manipolato in fase di montaggio, è di bassa qualità e si esprime in un minestrone acustico-urbano di dubbia piacevolezza, inoltre, giusto per rimarcare il tentativo di riappropriazione dello status di Regista, Kim lascia intravedere ciò che normalmente non si vede, scopre leggermente i meccanismi ed allora eccolo col braccio teso con cui stringe l’attrezzo mentre corre e si riprende frontalmente, oppure eccolo lasciarsi volutamente sfuggire l’ombra sul terreno che disegna con chiarezza la sagoma di un uomo che filma. Questi passaggi anche se si iscrivono nelle ambizioni del regista nato a Bonghwa non mettono a tacere una certa, avvertibile e voluta (quindi fastidiosa), ingenuità.
Poi se aggrada c’è anche un filo tramico che sebbene lievissimo coagula la breve durata di Amen; i dialoghi sono inesistenti, viene giocata la carta della ripetizione (non senza risultare un goccio stucchevole) e del tenue mosaico di questa giovane donna si carpiscono i frammenti: c’è la ricerca di un qualcuno (parallelo dell’intento personale di Kim?), c’è una gravidanza, c’è una misteriosa figura maschile con tanto di maschera antigas che segue la protagonista, ci sono rapide e non troppo chiarificatrici interazioni tra i due e ci sono dettagli religiosi immortalati di sovente (ed è interessante notare come la resurrezione kimmiana si sia affidata ad icone cristiane), ma l’impressione è che tutto ciò conti poco per un Ki-duk assolutamente concentrato a riprendere le redini del ruolo professionale, il parto sarà più completo (senza estirpazione di capelli) con Pietà, qui è una roba for fans only, ma la domanda è: per Kim ce ne sono ancora di ammiratori?
Purtroppo non sono riuscito ancora a trovarlo questo film, Arirang non mi dispiacque.
RispondiEliminaSto ancora riflettendo su Holy motors, c'è qualcosa che non mi convince, lo scrivo qui perché ho visto che l'hanno messo al primo posto nei Cahers e so che anche nella tua classifica troverà un posto di tutto rispetto.
Inoltre, in quella classifica (cahiers) c'è stata una sorpresa, almeno per me.
Non ero a conoscenza dell'esistenza del film di Ferrara 4 h 44 last day on earth; l'ho trovato ben fatto, anche se la tematica ormai sa di muffa.
Rivedrò Holy motors cercando di cogliere quella parte che ha entusiasmato molti, ma che mi ha per ora lasciato piuttosto indifferente.
Aspetto la tua classifica.
Saluti, Jean Claude.
Amen: sta qua.
RispondiEliminaHM: quel qualcosa è mica dato dallo sfoggio di maestria tecnica che sopravanza su tutto, anche sul contenuto ammesso che ci sia? E' un aspetto che mi ha fatto riflettere anche se poi mi sono deciso che il senso è il cinema stesso con tutte le implicazioni che ne scaturiscono: dai ruoli attore/regista con gli evidenti ed interscambiabili riferimenti sullo schermo, al ruolo dello spettatore che, semplicemente, guarda. Io lo rivedrò sul grande schermo quando uscirà da noi. E pare che uscirà.
4:44: mi manca tutto Ferrara, questo film mi affascina perché ho una sorta di inspiegabile feticismo verso tutto ciò che riguarda la Fine, compresi post-atomici fantascientifici di basso rango.
La classifica: non mi piacciono le classifiche perché non riesco a farle, però non potevo esimermi da tale onere, e quindi l'ho buttata giù a mano, non si tratterà di film usciti nel 2012 ma di quelli visti da 'ste parti nel corso dell'anno. Holy Motors non sarà però sicuramente al primo posto.
Innanzitutto grazie per il regalo natalizio; cavalco muli non scendo torrenti, dovrò imparare.
RispondiEliminaOra mi verrà l'ansia per i sottotitoli. A proposito, ma gli spagnoli in tal senso non hanno problema alcuno! Hai notato: vada per l'inglese, ma i sub esp ci sono sempre!
Comunque.
Il problema non è tecnico ma filosofico, per ciò che concerne HM.
Devo rivederlo come ti scrivevo perché mi piace l'idea "gioiosa" del divenire altro, ma non dell'interpretare così smaccatamente, con un quasi copione, un personaggio che diviene attore. Questo mi lascia perplesso.
Ripeto l'idea è interessante, ma avrei preferito un personaggio che si lascia prendere dalla situazione, dai divenire, piuttosto che un personaggio che reciti altri ruoli, questo non mi convince.
Poi non ho neppure avuto l'effetto sorpresa pour Monsieur Merde, perché già visionato in Tokyo.
Ma ciò è decisamente relativo e un po’ puerile.
Ho letto bene: ti manca tutto Ferrara?
Io lo seguo da anni, insomma: The addiction è un capolavoro.
Ferrara, l’ho amato davvero. Quelle riprese fatte all’alba sul volto straordinario di Walken, ah!
In effetti ne abbiamo tutti di film ancora da visionare e molti; pensa per la prima volta ho visto, proprio in questi giorni, Anna di Alberto Grifi; ho sempre cercato di seguire l’underground italiano, ma Grifi non l’avevo mai veduto.
Ho scritto della classifica perché mi pare che in un post ne avevi parlato, altrimenti non mi sarebbe venuta in mente.
Comunque la leggerò volentieri, e fai bene ad attenerti ai film da te visionati in questo periodo, non solo del 2012.
Per i sottotitoli ti ha risposto correttamente l'anonimo qui sotto :), e per quanto riguarda i suddetti oltre che spagnoli (ma bisogna vedere se poi sono effettivamente funzionanti, c'è un sito di cui non ricordo il nome con lo sfondo verdino che millanta sempre sub esp ma che poi cliccando non c'è niente) io incappo spesso anche in quelli serbi o comunque della zona balcanica, evidentemente ci sono dei cinefili da quelle parti!
EliminaPenso che ti riconcilierai con Holy Motors se il problema che hai è quello, io ad esempio non ho pensato al Lavant-diegetico come personaggio che diventa attore, ma ho pensato al Lavant-Lavant attore a prescindere ritratto all'interno della Macchina cinema (la limousine) e di come essa sia diventata la sua unica e molteplice realtà.
Ferrara mi manca completamente, ed anche Grifi di cui vorrei vedere da tempo immemore Verifica incerta, però bisogna fare delle scelte: o i giorni diventano di 36 ore o inevitabilmente si lasciano indietro delle cose.
Qualcosa mi dice che non servano i sottotitoli :-).
RispondiEliminaL'anonimo qui sotto, passato sopra, sono sempre io.
EliminaDovrò registrarmi prima o poi.
No, ma lo stupore su Ferrara, perdonami, l'ho avuto perché forse è uno dei primi autori che ho davvero amato, sin da metà anni '90, sono quegli autori che uno, chissà perché, dà per scontati che li si conosca.
Ciò detto, mi piacerebbe sapere cosa ne pensi del cinema di Wes Anderson, ho appena terminato Moonrise kingdom e devo dire che questo autore mi piace sempre di più.
Strano sembra così lontano dai miei paradigmi nichilistico/beckettiani, forse dai beckettiani non così tanto in effetti.
Porta pazienza, se ti pongo questioni che esulano dal film qui proposto; prendila non come petulanza, ma come stima nei tuoi confronti; insomma ti considero un tecnico della cinefilia critica ormai.
Quindi, profitto.
Stai bene, Jean Claude.
Purtroppo anche di Anderson sono quasi del tutto a digiuno, ho visto molto tempo fa I Tenenbaum e non ne ho un ricordo particolarmente positivo. Il fatto è che io a metà degli anni '90 andavo in prima o seconda elementare per cui non ho proprio vissuto sulla pelle tutto il cinema pre-avvento di internet, certo si può sempre recuperare ma tra le cose nuove da vedere, e le cose della vita vera non è mai facile.
RispondiEliminaComunque a tecnico della cinefilia critica che suona molto come carica governo Monti, preferisco essere un normalissimo appassionato di cinema che ha trovato in questo spazio un luogo di ritrovo per suoi "simili", ergo ne approfitto io di te visto che ora mi citi Beckett e prima l'underground italiano: Davide Manuli ti dice niente? Di recente ho visto i suoi due primi lungometraggi, sono... "strani" per essere prodotti italici. Del suo Kaspar Hauser si leggono meraviglie, addirittura si è preso un 10 dagli spietati!
ma si che ce ne sono ancora di ammiratori di Kim;) eccone una all'appello, recuperata (pietà non mi ha fatto impazzire e arirang mi ha solo irritata tanto) con la visione notturna di questo intermezzo stilizzato che è Amen. gradito il simbolismo anche se scialbo e sì un pò stucchevole, della metafora della madonna-madre ingravidata da uno spirito in tuta mimetica e maschera antigas (che sia un omaggio recondito anche ai death in june?!) tutt'altro che santo.
RispondiEliminacome sempre ci ritroviamo ereserhead,questo tuo spazio è uno scoglio dove approdo quando nuoto in oceani scuri.grazie
eccone un altro. Aldilà degli ultimi fiacchi lavori sarò sempre grato e legato a Kim per avermi regalato almeno 4 o 5 film assolutamente imperdibili, con questi si è guadagnato una fiducia illimitata e può star tranquillo che vedrò qualunque cosa farà, foss'anche Arirang 2 o Arirang 3 - La vendetta; poi magari ne parlerò malissimo, ma questo è un altro discorso.
RispondiEliminaArrivederci al tuo prossimo approdo allora. Grazie a te.
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RispondiEliminasiamo proprio andati oltre al fondo... oltre al fondo della grammatica
RispondiEliminacredo che andrea faraone abbia proprio ragione!!
RispondiEliminabravo!!
Concordo.
RispondiEliminaConcordo.
RispondiEliminaConcordo.
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