mercoledì 2 gennaio 2008

L'Uno per l'Altra - Bad day


Uno era incazzato nero.
Da un po’ di giorni le cose con Altra non stavano andando per niente bene. Parlavano poco, e se lo facevano era esclusivamente per litigare; lui non credeva a quelle stronzate del tipo “crisi del settimo anno” o robe simili, era convinto che Altra fosse la donna della sua vita, l’altra metà della mela, la parte mancante secondo Platone. Punto e basta.
Poi c’era il lavoro.
Odiava i suoi colleghi, falsi e ipocriti, li avrebbe uccisi tutti, ma loro non erano ombre e quindi sarebbe stato accusato d’ omicidio, e Uno in prigione non ci voleva andare, non sarebbe resistito un secondo senza Altra.
Anche quella sera rientrò tardi dal lavoro.
C’è gente che ha il bisogno impellente di fumarsi una sigaretta, altri ancora di fare sesso o ingozzarsi di cibo, lui sentiva la necessità di uccidere, quasi fosse un bisogno fisiologico. Mentre apriva la porta di casa fantasticava su come avrebbe ucciso la prossima ombra. Gli avrebbe tagliato le palle, sì avrebbe fatto così, questa cosa lo divertiva molto.
Entrò in casa e tese l’orecchio.
Silenzio.
Allora si avvicinò con passo felpato alla porta della camera da letto.
Ancora silenzio.
Girò la maniglia lentamente e sbirciò dentro. Rimase pietrificato.
“Ma…gioia mia …”
Altra si strofinò una mano sugli occhi e accese l’abat-jour: ”Che cazzo vuoi?”
“Santo cielo ma sei da sola, cioè mi aspettavo un’ombra, anzi speravo proprio ce ne fosse una, ho passato una giornataccia al lavoro…”
“Mi svegli per queste cazzate? Non c’è mica scritto da qualche parte che ogni sera debba andare a letto con qualcuno, e me ne sbatto se hai passato una giornata di merda, io stavo dormendo beata, e adesso prima che prendo sonno di nuovo ne passa di tempo…”
“Ma io ho bisogno di uccidere, ne sento la necessità!”
“E allora vai in strada e ammazza il primo che passa no?”
“Io uccido solo ombre.”
“Sì vabbè, basta che ci credi… Se hai bisogno di sfogarti fatti una sega no? Ops! Mi sono dimenticata che non puoi - scosse la testa e continuò - adesso mi è venuta fame. E non stare lì impalato sulla porta, fammi passare rimbambito.”
Altra gli passò a fianco senza neanche guardarlo, a lui rimase solamente la scia del suo profumo.
Il mattino dopo il cuscino di Uno era umido di lacrime. Ma Altra non se ne accorse, sentiva qualcosa di strano, una sensazione che non aveva mai provato in vita sua…

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