Aristide Massaccesi, in arte Joe D’Amato, ha regalato alla storia del cinema “capolavori” come la serie di Emanuelle o Le notti erotiche dei morti viventi (1980), qui si cimenta in un horror malato, con un’idea di fondo intrigante che però non viene sviluppata a dovere.
Francesco è un giovane imbalsamatore benestante che perde la propria ragazza a causa di una malattia, il suo amore per lei lo spinge a trafugare il corpo dalla tomba ed a imbalsamarlo nel suo castello, dove vi abita con la sua governante e con cui ha una torbida relazione. In cambio del silenzio sulla storia della morta, quest'ultima obbliga Francesco al matrimonio.
Messa così il personaggio di Francesco sembrerebbe quello di un povero innamorato, col cavolo, è così fuori di testa che scioglie un’autostoppista nella vasca di casa con l’acido, e si mangia il cuore della sua amata a morsi. La governante non è da meno visto che lo aiuta nei suoi misfatti, è lei a fare a pezzettini l’autostoppista con una mannaia (buono l’uso della mdp in questa scena).
Il concetto dell’amore che va oltre la morte può essere interessante, ma a questo film manca il ritmo, soprattutto nei dialoghi che sono farraginosi e ridotti all’osso. Non c’è mai un sussulto, e anche il finale più che paura fa ridere. Attori un po’ monoespressivi, ma che arrivano alla soglia della credibilità. SFX così così, ma non credo che D’Amato avesse a disposizione una barcata di soldi. Le musiche psichedeliche dei Goblin fanno il loro dovere.
Ho trovato più interessante sul tema della necrofilia Macabro (1980), di Lamberto Bava, che punta decisamente più sul lato psicologico della perversione tralasciando gli aspetti puramente "exploitation" di Buio Omega.
In ogni caso questo film è la riprova che un tempo in Italia non si scherzava affatto in quanto a splatter e compagnia bella.
Un’ultima cosa: non ho capito il significato del titolo, sarebbe una metafora della morte? Le tenebre dopo la fine? Mah…
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