domenica 19 aprile 2020

Questi sono i giorni

In questi giorni, in questi giorni che non sono giorni né sono notti, sono tempo, così lento, così vacuo e denso, non immaginavamo di tornare nelle torride vacanze estive delle elementari, se hai passato i trent’anni e vivi con i tuoi ti senti più inetto del solito, se vivi da solo non sai se ci riuscirai con il mutuo o l’affitto, la sveglia suona tardi perché alla sera ti corichi di nuovo: tardi, non c’è abbastanza smart working da fare, i capelli, messi sempre peggio, sono un disastro, il riflesso dello specchio, tutto, è un disastro, di fronte, proprio nel palazzo dirimpetto, al piano terra, una nuova vicina, e poi mangi, il solito, l’inviato del TG1 porta sempre la mascherina sul mento, Trump mentre parla circondato da mascelloni americani ha sempre una cosa rossa intorno al collo (la cravatta), nessuno canta più dai poggioli, il bonus di 600 €, ok, la cassa integrazione, ok, ma poi?, il pomeriggio, è brutto, è vuoto, un po’ di flessioni, un po’ di libro, un po’ di bicipiti, un po’ di libro, a caso, senza senso, per fronteggiare una pigrizia che è risacca, risucchia, la vicina, chissà come si chiama, prende il sole nel piccolo giardinetto, il suo appartamento una volta era una parrucchiera, poi ci sono stati degli africani che giravano sempre mezzi nudi, poi il vuoto, ancora, poi lei, e poi le 18:00, che belle le 18:00, l’ora del bollettino, la polo della Protezione Civile, il bollettino: trecento, quattrocento, cinquecento, seicento morti, la gente muore dentro caschi per palombari, c’è il tempo, assolutamente, per un altro bollettino, nel proprio lettino: quanti soldi ho da parte? Cosa succederà? Quindi?, ecco, l’inviato del TG1 continua ad avere la mascherina sul mento, Johnson ha la capigliatura di uno che ha passato parecchie ore sul bancone del Temple Bar, su Facebook fioccano meme a proposito di, sicuramente Instagram è per chi è drogato di visibilità ma TikTok è anche peggio, l’ora d’aria, alla finestra, dalla sua porta-finestra si intravede un bagliore arancione, cani portati al guinzaglio da umani maschero-dotati, è una serata tiepida, un cane abbaia ad un piccione che fa l’equilibrista sul filo della luce, il padrone lo tira via, c’è questa cosa strana che aleggia, un fantasma si aggira per il mondo, si può pensare al passato, ad una vacanza magari, in Thailandia, a un bambino che vicino a Nana Plaza, seduto per terra nei pressi di un attraversamento, fingeva di sniffare della colla per impietosire i passanti e racimolare qualche baht, ma no, ma sì, è bello ricordare, un’altra volta a Kyoto, sulla sponda di un fiume che costeggia Pontochō, dei ragazzi in cerchio con la chitarra, mmm, il portatile sullo sterno, pietra tombale, scrivere un romanzo, che cazzata, guardare un film, a patto che sia intenso, vivo, sanguinante, scrivere del film allora, altra cazzata, hot teen fucked by black cock, meglio spegnere tutto, anche lei ha spento tutto, c’è un gatto in strada che scruta una dimensione parallela che gli si è aperta davanti, si torna all’inesorabile sarcofago notturno, una nonna diceva che è bene dormire come fanno i sommergibilisti, chissà cosa voleva dire, ore 02:34, momento di bilanci, no, i bilanci non conciliano il sonno, il frigo in cucina si autosbrina tirando colpi che schioccano sinistri, leggera fame, settecento, ottocento, novecento morti, i camion dell’Esercito, i preti inermi, il terrore negli occhi della Azzolina, parenti di conoscenti in terapia intensiva, le previsioni degli esperti, i picchi, Burioni che parla al plurale, gente sulla metro di Wuhan, i tamponi, salme abbandonate fuori dalle abitazioni in Ecuador, spillover, un teschio che si fa chiamare Fontana, il centro storico della mia città (labirinto malinconico, senza Minotauro, senza Teseo), il centro di me stesso, disperso e raggelato.
Ma non ti preoccupare, questi sono i giorni, questi sono giorni, questi giorni sono, questi giorni che non sono giorni né sono notti...

Nessun commento:

Posta un commento