In questi giorni, in
questi giorni che non sono giorni né sono notti, sono tempo, così
lento, così vacuo e denso, non immaginavamo di tornare nelle torride
vacanze estive delle elementari, se hai passato i trent’anni e vivi
con i tuoi ti senti più inetto del solito, se vivi da solo non sai
se ci riuscirai con il mutuo o l’affitto, la sveglia suona tardi
perché alla sera ti corichi di nuovo: tardi, non c’è abbastanza
smart working da fare, i capelli, messi sempre peggio, sono un
disastro, il riflesso dello specchio, tutto, è un disastro, di
fronte, proprio nel palazzo dirimpetto, al piano terra, una nuova
vicina, e poi mangi, il solito, l’inviato del TG1 porta sempre la
mascherina sul mento, Trump mentre parla circondato da mascelloni
americani ha sempre una cosa rossa intorno al collo (la cravatta),
nessuno canta più dai poggioli, il bonus di 600 €, ok, la cassa
integrazione, ok, ma poi?, il pomeriggio, è brutto, è vuoto, un po’
di flessioni, un po’ di libro, un po’ di bicipiti, un po’ di
libro, a caso, senza senso, per fronteggiare una pigrizia che è
risacca, risucchia, la vicina, chissà come si chiama, prende il sole
nel piccolo giardinetto, il suo appartamento una volta era una
parrucchiera, poi ci sono stati degli africani che giravano sempre
mezzi nudi, poi il vuoto, ancora, poi lei, e poi le 18:00, che belle
le 18:00, l’ora del bollettino, la polo della Protezione Civile, il
bollettino: trecento, quattrocento, cinquecento, seicento morti, la
gente muore dentro caschi per palombari, c’è il tempo,
assolutamente, per un altro bollettino, nel proprio lettino: quanti
soldi ho da parte? Cosa succederà? Quindi?, ecco, l’inviato del
TG1 continua ad avere la mascherina sul mento, Johnson ha la
capigliatura di uno che ha passato parecchie ore sul bancone del
Temple Bar, su Facebook fioccano meme a proposito di, sicuramente
Instagram è per chi è drogato di visibilità ma TikTok è anche
peggio, l’ora d’aria, alla finestra, dalla sua porta-finestra si
intravede un bagliore arancione, cani portati al guinzaglio da umani
maschero-dotati, è una serata tiepida, un cane abbaia ad un piccione
che fa l’equilibrista sul filo della luce, il padrone lo tira via,
c’è questa cosa strana che aleggia, un fantasma si aggira per il
mondo, si può pensare al passato, ad una vacanza magari, in
Thailandia, a un bambino che vicino a Nana Plaza, seduto per terra
nei pressi di un attraversamento, fingeva di sniffare della colla per
impietosire i passanti e racimolare qualche baht, ma no, ma sì, è
bello ricordare, un’altra volta a Kyoto, sulla sponda di un fiume
che costeggia Pontochō, dei ragazzi in cerchio con la chitarra, mmm,
il portatile sullo sterno, pietra tombale, scrivere un romanzo, che
cazzata, guardare un film, a patto che sia intenso, vivo,
sanguinante, scrivere del film allora, altra cazzata, hot teen fucked
by black cock, meglio spegnere tutto, anche lei ha spento tutto, c’è
un gatto in strada che scruta una dimensione parallela che gli si è
aperta davanti, si torna all’inesorabile sarcofago notturno, una
nonna diceva che è bene dormire come fanno i sommergibilisti, chissà
cosa voleva dire, ore 02:34, momento di bilanci, no, i bilanci non
conciliano il sonno, il frigo in cucina si autosbrina tirando colpi
che schioccano sinistri, leggera fame, settecento, ottocento,
novecento morti, i camion dell’Esercito, i preti inermi, il terrore
negli occhi della Azzolina, parenti di conoscenti in terapia
intensiva, le previsioni degli esperti, i picchi, Burioni che parla
al plurale, gente sulla metro di Wuhan, i tamponi, salme abbandonate
fuori dalle abitazioni in Ecuador, spillover, un teschio che
si fa chiamare Fontana, il centro storico della mia città (labirinto
malinconico, senza Minotauro, senza Teseo), il centro di me stesso,
disperso e raggelato.
Ma non ti preoccupare,
questi sono i giorni, questi sono giorni, questi giorni sono, questi
giorni che non sono giorni né sono notti...
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