Quattro anni dopo
Catedral (2009) Alessio Rigo de Righi, giovane italo-americano
globetrotter, gira nuovamente in coppia (questa volta con Matteo
Zoppis) un altro lavoro breve che rivela già una maturazione
importante. Belva Nera (2013), ambientato nelle campagne
laziali vicino a Viterbo, non si limita alla cattura dei dati e alla
correlata trasmissione, il film in esame punta più in alto
poiché ha come obiettivo quello di mostrare l’invisibile, di
suggerire allo spettatore un’idea, un concetto volatile che nel
momento in cui si pensa acquista vita e presenza. La pantera,
che sarebbe la temibile belva del titolo, è uno stato simbolico, è
il Babau per questo gruppo di arzilli vecchietti, è qualcosa che non
c’è, e non può esserci come giustamente rimarca il falconiere
adducendo informazioni razionali a sostegno di tale tesi, ma che si
vorrebbe ci sia, e qui entra in gioco la traiettoria artistica dei
due registi: fare dell’impercettibile il percettibile, servirsi del
ritratto agreste di queste persone “semplici” che si abbandonano
a confessioni di vario genere (anche intime, come quelle di Ercole
verso l’amata moglie), per legittimare la presenza di un possibile mostro che
si aggira nelle loro terre. Tradotto: non è effettivamente
importante se vi sia o meno un pericoloso felino che vive nella
Tuscia, è più importante che gli abitanti del luogo lo pensino,
perché pensandolo in qualche modo realificano una paura, una paura
che semplicemente li tiene vivi.
Che un tale processo si
attui in Belva Nera è un punto a favore di Rigo de Righi &
Zoppis, la puntualità del duo nell’essersi infiltrati in questa
realtà e la susseguente capacità di coglierne la genuinità che la
permea fanno del cortometraggio un valido oggetto nostrano che naviga
sì nel documentaristico ma che sa sconfinare anche un po’ più in
là, dove? Beh, difficile da dire esattamente, è quella porzione di
spazio in cui il cinema si apre, e che lo faccia tramite il buco
della serratura in Belva Nera poco importa, d’altronde come
volere male ad un film che ripropone una figura mitologica come Tony
Scarf, cacciatore di pantere certificato da immagini d’archivio
finanche caratterista con Er Monnezza?
Durante una pausa dalle
riprese i due registi sentirono da Ercole e soci la storia di un
certo Mario, una specie di eremita del posto. Da questo spunto
nascerà il loro lungometraggio d’esordio: Il solengo (2015).
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