Quel Cristian Mungiu entrato nella cerchia dei registi “da vedere” per mezzo di Cannes ’07 dove vinse la Palma grazie a 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni (2007), comincia la sua carriera con questo cortometraggio datato 2000, periodo storico che coincide con la nascita della cosiddetta nouvelle vague rumena di cui lo stesso Mungiu è una delle punte di diamante più luminose (ad essere precisi il film che darebbe ufficialmente origine al movimento è l’ottimo Marfa şi banii [2001] di Cristi Puiu); per questo non stupisce affatto se un debutto lungo giusto un quarto d’ora e girato presumibilmente con una manciata di lei (nessun riferimento muliebre, è la moneta della Romania) sia un film degno della fama che accompagna Mungiu perché Zapping sa essere cinema di istanze arricchenti: lo è nell’abbattimento della barriera catodica condito con l’ironia di una rappresentazione quasi neorealistica (lo spaccato famigliare, l’impoverimento, per Mungiu soprattutto intellettivo), e lo è nello svelamento di una realtà cacotopica dove viene messo a nudo il potere fittizio del telespettatore che illuso di essere colui che guarda si scopre invece il guardato, o meglio: il controllato da un panopticon che ha in uomini uguali a lui, e quindi ex-telespettatori, i suoi piccoli guardiani (e il guardiano in questione è Ion Fiscuteanu, il protagonista di The Death of Mister Lazarescu, 2005); dagli intenti/suggerimeti – chiamiamoli – pedagogici più epidermici (leggere un libro al posto di guardare la tv) a quelli – sìeno – politici (nel cinema rumeno riappaiono continuamente i fantasmi della propria Storia recente), Zapping è contenitore ben più capiente di quanto si potrebbe immaginare ad una prima rapida occhiata.
A Est, nel 2000, il sole sorgeva in lontananza.
A Est, nel 2000, il sole sorgeva in lontananza.
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